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EXPOSED A FUTURE SFIGHE


Dicono che il buongiorno si vede dal mattino. Io spero con tutto il cuore che non sia vero. Lo spero perché, se fosse vero, il futuro  Festival Internazionale di Fotografia di Torino sarà un disastro.

Datemi pure dell'uccellaccio del malaugurio: io mi limito a valutare i fatti. E i fatti sono i seguenti.

Fatto 1. Il 17 novembre 2022 giunge come un fulmine a ciel sereno la notizia che "è stato firmato il Protocollo d'Intesa per l’organizzazione a Torino della manifestazione Festival internazionale di fotografia”, con nascita di relativa "cabina di regia" formata dai soliti noti - Comune, Regione, fondazioni e Intesa - più la Camera di Commercio il cui presidente Dario Gallina pare essere il massimo fomentatore del progetto. Si fantastica di "’appuntamento internazionale e a cadenza annuale, a partire dalla primavera del 2023", che porti "a Torino e in Piemonte un grande evento articolato in una serie di momenti in più location, tra cui mostre temporanee, fiera specializzata, attività didattiche, incontri partecipati, committenze artistiche, eventi off,  il tutto tenendo conto della profonda tradizione culturale e artistica del territorio..." eccetera eccetera, le consuete minchiate su "motori di sviluppo e fattori di crescita non solo turistica". Braccio esecutivo dell'impresa, la solita Fondazione Cultura. Subito serpeggia il malumore fra alcuni dei protagonisti della "profonda tradizione culturale e artistica del territorio" che non sapevano nulla dell'iniziativa: e si scopre che quattro di essi – Camera, Museo Fico, Tag-Torino Art Galleries e The Phair - già nel 2019 avevano presentato un analogo e dettagliato progetto per un “Torino Foto Festival”, ipotizzandone persino il costo: circa un milione. Il progetto era rimasto lettera morta. Si apprende invece che il futuro festival avrà un budget di 300 mila euro per il 2023 e di 600 mila euro annui a partire dal 2024.

Fatto 2. Passa l'inverno e a marzo di quest'anno la medesima cabina di regia annuncia di aver nominato alla direzione del nascituro festival l'olandese Menno Liauw "fondatore e direttore di Futures, piattaforma europea che comprende artisti, curatori istituzioni del mondo della fotografia". Intanto il nascituro ha cambiato nome (ora lo chiamano "Fotografia. Festival Internazionale di Torino") e data (si farà nel 2024, quest'anno soltanto qualche "tappa d'avvicinamento"). Il budget per il 2024 resta di 600 mila euro. Non si fa cenno al budget delle "tappe d'avvicinamento" le quali - consistendo in un tour promozionale nei maggiori fotofestival europei - di sicuro non saranno gratis.

Fatto 3. Contrordine compagni: i direttori saranno due. Al direttore Liauw si affianca, con il titolo di "direttore artistico", un altro compagno di Futures: Salvatore Vitale, che se non altro, essendo italiano, è padrone della lingua. Ma tranquilli, è un prendi 2 e paghi uno, il compenso totale per la direzione non cambia, ed è accettabile: 50 mila euro.

Fatto 4. Martedì scorso, 27 giugno, arriva all'improvviso la convocazione a una conferenza stampa due giorni dopo, giovedì 29, alla Gam, per la presentazione ufficiale del nascituro, che intanto ha di nuovo cambiato nome: si chiamerà "Exposed. Torino Foto Festival". Per escogitare tale geniale denominazione - ci rivelano orgogliosi in conferenza stampa i due direttori - c'è stato un formidabile brainstorming di esperti di comunicazione. Nessun esperto, a quanto risulta, ha obiettato sulla convocazione di una conferenza stampa con due soli giorni d'anticipo per annunciare un evento che si terrà a maggio dell'anno prossimo. L'allegra brigata di Exposed non stava più nella pelle di farci vedere quanto sono bravi.

Fatto 5. In conferenza stampa apprendiamo inoltre che "il programma della prima edizione comprenderà la produzione e realizzazione di 15 mostre temporanee in 15 sedi e un unico cartellone di eventi dedicati alla fotografia: un palinsesto ambizioso che verrà realizzato grazie al coinvolgimento nella loro progettazione e produzione delle principali istituzioni cittadine". Per un meccanismo troppo lungo e noioso da spiegare, ma perfettamente regolare, circa metà delle mostre saranno in realtà prodotte da Futures con fondi dell'Ue. E per fortuna, perché non si capiva altrimenti come fosse possibile, con 600 mila euro di budget totale, pagare i direttori, finanziare con 20 mila euro una "committenza artistica" di cui peraltro non s'avvertiva l'indispensabilità, e con i restanti 530 mila allestire 15 mostre, il che farebbe 35 mila euro a mostra: roba da pezze al culo.

Fatto 6. A precisa domanda, Alessandro Isaia di Fondazione Cultura risponde che sì, il budget stanziato è di 600 mila euro, ma potrebbe salire a 800 mila con gli incassi della biglietteria (buona parte degli eventi sarà a pagamento) e con gli eventuali sponsor (figurarsi: l'Iren e poi chi altri?). Si dà il caso che da 18 anni a Milano la potente Aif - Associazione Foto & Digital Imaging - organizzi, in autunno, Photofestival, la più importante rassegna italiana di fotografia: due mesi di mostre (almeno 150) ed eventi in tutta la Lombardia, e quasi tutti a ingresso gratuito. E quanto hanno, di budget, quelli di Milano? Io non lo so, quindi chiedo all'allegra brigata di Exposed. Sorpresa: non lo sanno neppure loro. Mi sembrano persino stupiti della mia stravagante curiosità. Ora, mi soccorra qualche esperto di management aziendale: è normale progettare  una qualsiasi attività industriale e/o commerciale senza farsi preventivamente un quadro del mercato sul quale si intende operare, e delle risorse dei diretti concorrenti? Il gentile Isaia ha promesso che si informerà e mi farà sapere. Intanto le mie personali e deboli ricerche mi hanno portato ad apprendere soltanto che, nel 2018, "Les Rencontres d'Arles", uno fra i maggiori fotofestival d'Europa, disponeva di oltre 7 milioni di euro. La notizia divertente è che proprio quel festival vedrà, il 7 luglio prossimo, il primo "evento di presentazione" del nascituro Exposed: evento nel corso del quale "un gruppo internazionale di curatori, direttori ed esperti, attraverso sessioni di networking" illustrerà il programma (che peraltro non c'è ancora, nel dettaglio). Mi auguro che i francesi, stronzetti come sono, non scoprano che noi siamo soltanto le piccole fiammiferaie.

Fatto 7. Ad ogni piè sospinto l'allegra brigata di Exposed ricorda "la grande tradizione della fotografia a Torino". Io ricordo la grande tradizione di naufragi fotografici a Torino: vi sovviene ancora la Fif, la Fondazione Italiana per la Fotografia? La creò nel 1985 Luisella d'Alessandro. Anche allora il progetto era ambizioso: in vent'anni realizzò 170 mostre, 10 edizioni della Biennale Internazionale di Fotografia, 4 edizioni di Fotodiffusione. Raccolse un archivio di 167 mila reperti fotografici e una biblioteca di oltre 5 mila volumi, oltre a educare all’immagine oltre 24 mila giovani in quattro anni di attività didattica. Funzionò finché i conti cominciarono a traballare. Seguirono lunga e penosa agoniaconfuse convulsioni e mestissima fine. Si facciano un piacere, gli allegri compagni di Exposed: la piantino di scassare con "la grande tradizione fotografica di Torino", porta una sfiga pazzesca.

Questi i fatti. Le opinioni sono libere. La mia personale opinione è che, con simili premesse brancaleoniche, nel migliore dei casi siamo rovinati. Ok, sono la solita Cassandra. Però s'è visto com'è andata, con Cassandra.


Commenti

  1. Sono entusiasta che tu riesca sempre a scrivere con sottile ironia i fatti per come sono: impastati, confusi, ridicoli. Se non fosse che per questo Festival hanno realizzato un bando con l'evidenza che : "La Direzione Artistica sarà assegnata a esperti nella curatela e organizzazione di eventi, manifestazioni e mostre a carattere fotografico." Non era previsto in nessuna parte del bando che per la direzione artistica fosse necessario avere esperienze di "fundraising". Altrimenti forse avrebbero dovuto fare un bando per un esperto di ricerca finanziaria e non artistica! Tant'è che la prima data di consegna è stata spostata di alcune settimane per permettere di poter partecipare anche all'unica persona (su venti in totale) non italiana e guarda caso, sempre sotto la legalità, che come giustamente scrivi tu "Per un meccanismo troppo lungo e noioso da spiegare, ma perfettamente regolare, circa metà delle mostre saranno in realtà prodotte da Futures con fondi dell'Ue. ". Un bando che non è un bando ma una "manifestazione di interesse" che per capirne la differenza bisogna essere laureati in giurisprudenza. Manifestazione che lascia entrare aria da tutte le fessure per evitare griglie strette di valutazione e punteggi. Meno male che esiste ancora un giornalismo sano e non condizionato da politica e quant'altro. Chi tenta di esprimere una opinione viene accusato di essere polemico e incompetente, ahimè!!

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  2. A Torino abbiamo così tanti archivi fotografici, pubblici e privati, che possiamo contare su oltre 15 milioni di immagini. Potremmo esportare mostre per decenni sugli argomenti più disparati. Negli ultimi 20 anni invece non ne abbiamo preparata nemmeno una. Ma a sentire Fassino ed i suoi sodali compagni di partito la città può contare su numerose "eccellenze", peccato che si riempiano la bocca solo di parole perchè di fatti non se ne sono mai visti. Ah già, ma noi compriamo le "mostre blockbuster" dagli altri, quando sono già state allestite a Milano però.....

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