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QUESTIONE DI FEELING


Leggendo il consueto sondaggio annuale del Sole 24 Ore sul gradimento dei sindaci e dei governatori non mi ha sorpreso più di tanto ritrovare il nostro Stefano Lo Russo nella zona bassa della classifica, appena al 47esimo posto con un risicato 53,5% di consensi. Sono abbastanza convinto che la politica, la capacità amministrativa, i risultati ottenuti, in un sondaggio del genere contino relativamente: credo invece che prevalga il feeling, il "sentiment" che un sindaco riesce o non riesce a trasmettere ai suoi concittadini. Ed è lì che casca l'asino, e che Lo Russo inciampa. Come prima di lui Fassino - inguaribilmente affetto dalla sindrome della scopa nel culo - e pure Appendino, che - benché a lungo benvoluta tanto da raggiungere la seconda posizione nel 2019 - non riusciva ad apparire naturale neppure quando lo era. 

Ad ogni modo: stamattina, dopo una settimana di ozio nella quiete della casa sulla scogliera, ho aperto finalmente il pc e ho buttato giù una piccola analisi senza pretese, dove ricostruisco la "fenomenologia dei sindaci torinesi" e cerco di spiegare perché, a mio avviso, un sindaco come Lo Russo - sebbene finora non abbia ancora combinato dei disastri epocali - non riesce ad entrare non dico nei cuori, ma almeno nelle simpatie dei torinesi. Se vi interessa, trovate l'articolo a questo link.

Commenti

  1. Cairo-braccino corto impedisce di leggere gli articoli segnalati (come questo) ergendo un macrocartello digitale che intima di abbonarsi al Corriere, cartello dietro al quale mi è sembrato di avvertire un'inflessione "mandrogna" . Capisco la crisi della carta stampata end company ma sarebbe bello si potessero leggete almeno gli articoli segnalati dai collaboratori.

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    1. Già. Sarebbe molto bello anche entrare in salumeria e portar via tre etti di prosciutto senza pagarlo; andare in vacanza a sbafo; chiamare l'idraulico, farsi sturare il water e poi congedarlo senza sborsare un soldo; entrare in concessionaria e prendersi l'auto più bella gratis et amoris dei. Amico mio, il lavoro si paga. O per caso lei lavora gratis? Nel caso mi dica che lavoro fa, sarò ben lieto di approfittare delle sue gratuite prestazioni.

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  2. Va aggiunto anche che, nonostante le promesse dei primi giorni, dopo si è circondato di assessori e presidenti di partecipate imbarazzanti quanto incapaci, e lo vediamo dopo tutti questi mesi, dediti solo a far roboanti discorsi mentre la città va letteralmente a fondo. Solo una, che guarda caso torinese proprio non è (buon per lei) fa pelo e contropelo a tutti quanti: la capatosta (come la chiami tu). Giù il cappello davanti alla Signora!

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  3. Caro Ferraris, nel suo bell'articolo sul Corriere Torino, lei giustamente evidenziava che "a Porta Palazzo mi capita di incontrare il vecchio Chiamparino, che ha lasciato Palazzo Civico da più di due lustri, e ha sempre attorno qualche signora con le borse della spesa, qualche commerciante, qualche anziano: gli stringono la mano e tutti lo chiamano “sindaco”.
    Mi fa piacere segnalarle un altro ex-Sindaco viene ancora chiamato “Sindaco”.
    Diego Novelli, 92 anni, abita a due passi da casa mia in Borgo San Paolo, e ogni tanto lo si vede camminare piano piano, accompagnato dal figlio (presumo) o da una simpatica badante.
    Sono solo 600 metri, andata e ritorno dal bar, ma in quel breve tragitto a molti di noi fa davvero piacere salutarlo: buongiorno Sindaco!!
    Stefano Ruffini (abbonato Corriere) stefanoruffini@yahoo.it

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    1. Caro Ruffini, la ringrazio per aver ricordato un altro grande Sindaco di Torino. Per dirla alla Totò: sindaci si diventa, ma Novelli, modestamente, lo nacque. Stia bene, e se capita saluti Novelli anche da parte mia.

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