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TODAYS ALLA RESA DEI CONTI

Vedo che non si placa, sui giornali, il compianto per la ventilata scomparsa di Todays. Alle comprensibili proteste dei musicisti s'è accodato il tartufesco grido di dolore di taluni politici, compresi taluni esponenti di partiti che nel 2015 criticarono aspramente la creazione di Todays a opera di Fassino.

La mia opinione su Todays è ben nota. Ma nella specifica circostanza non mi sono tenuto dal dire la mia, con un articolo uscito ieri sul Corriere (che riporto qui in fondo, dato che non è reperibile on line).

Voglio però aggiungere una considerazione. Nel corso di otto edizioni (otto, non nove: nel 2020 non s'è fatto, causa covid) il costo di Todays è lievitato da 400 a 800 mila euro. D'accordo, "solo" un quarto arrivava direttamente dalle casse comunali, il resto proveniva dagli incassi e soprattutto (almeno la metà) dai soliti sponsor. Comunque sono risorse della città. Con quali risultati concreti? Tre giorni di festival, e un totale - per l'edizione 2023, costo 700 mila euro - di "oltre" 10 mila spettatori (dichiarati dal Comune stesso): fanno poco più di tremila spettatori a giornata, con un costo totale di 70 euro a spettatore; spettatore che peraltro pagava un biglietto di 37 euro, tutt'altro che economico. 

Ora: saranno pure conti della serva, non valutano il peso artistico della manifestazione (che non mi permetto di valutare). Ma sono conti che pesano, per un'amministrazione alle prese con una coperta sempre più corta. Il bilancio della Cultura quest'anno riesce ad ammortizzare i danni grazie ai fondi europei, che finalmente abbiamo imparato a prenderci. Tuttavia le bocche da sfamare sono legione. Per oltre vent'anni Torino ha generato una quantità impressionante di manifestazioni sostenute con denaro pubblico; tutti i sindaci e assessori alla Cultura hanno voluto (e vogliono) lasciare il segno, creare il "loro" festival, la "loro" rassegna; gli impegni economici si sono moltiplicati, mentre le risorse non facevano che diminuire. Fine della storia, qualcuno fatalmente ci va di mezzo. Non è più aria.

E vabbè, ecco l'articolo del Corriere:

Le preoccupazioni sul destino di Todays Festival, oggetto pure di un'interpellanza del consigliere Russi, non sono infondate ma vanno interpretate. Di fatto, nei prossimi giorni gli assessori Purchia e Carretta cercheranno di escogitare un progetto alternativo per quel festival che, privo del suo direttore Gianluca Gozzi, potrebbe trasformarsi - almeno nella location storica dello Spazio 211 - in un “presidio culturale” per la zona nord di Torino, magari – ipotizzo - sostenuto con il solito bando per le attività estive.
Ma che ne sarà del “vecchio” Todays? Quale che sia il suo destino, mi parrebbe saggio non disperdere l'eredità positiva di una manifestazione che in otto edizioni ha proposto cartelloni di qualità seppur di nicchia (10 mila presenze totali l'estate scorsa, né la location dello Spazio 211 poteva ospitarne di più), a fronte di un sostegno economico da parte del Comune che tramite la Fondazione Cultura era a tutti gli effetti padrone del festival. E proprio lì, a mio avviso, stava il peccato originale di Todays: nell'idea che un Comune promuova direttamente un evento di spettacolo. Gli assessori (e i funzionari) che si improvvisano impresari compiono un'impropria invasione di campo. Non è storia di oggi: Todays lo inventarono Fassino e Braccialarghe con il preciso intento di creare un festival "proprietà del Comune", sopprimendo Traffic giusto perché il marchio apparteneva a un gruppo di organizzatori privati.
Ecco il punto dolente: il tradimento del concetto virtuoso di "sussidiarietà". Il Comune che organizza direttamente un festival mette le proprie risorse in sleale concorrenza con associazioni e privati che – con rischio d'impresa - d'estate propongono iniziative significative e onerose (Stupinigi Sonic Park, Flowers o un fenomeno davvero internazionale come Kappa FuturFestival) godendo di un sostegno pubblico solo parziale se non addirittura nullo.
Oggi però Todays non è più in auge: il Comune pare più interessato ad altri obiettivi. Si potrebbe far notare, con un pizzico di malizia, che a maggio l'estemporaneo “Exposed”, il Torino Foto Festival, s'abbatterà inesorabile sulle casse pubbliche drenando abbondanti risorse, almeno 600 mila euro (di cui però soltanto 50 mila dal Comune). Il budget medio di Todays s'aggirava attorno ai 600 mila euro. Ma prescindere dai flussi del denaro resta aperta la questione del "Grande Festival Musicale Estivo di Richiamo Internazionale" cui dai tempi di Fassino ambisce l'amministrazione civica, senza mai davvero raggiungere l'agognato obiettivo. L'assillo si era ripresentato l'estate scorsa, ai tempi del dibattito sull'opportunità di importare in franchising il Primavera Sound di Barcellona: si trattava però di pura fuffa, al limite una vaga opportunità ormai del tutto tramontata. Ma già nel 2022 Caretta e Purchia avevano rispolverato l'eterna illusione del “festival internazionale”: quella volta per “captare le energie suscitate in città dall’esperienza di Eurovision”. Caretta e Purchia sollecitarono “gli operatori del settore e i music club cittadini” a proporre un progetto “unitario” per un super-evento al Parco Dora, in apertura della stagione dei festival cittadini. Purtroppo proposte concrete non ne sono arrivate. Eppure da lì si dovrà ripartire. Senza troppe illusioni, almeno per quest'anno: siamo fuori tempo massimo per combinare qualcosa di davvero importante. I contratti per l'estate si firmano d'inverno, con largo anticipo, come ben sa qualsiasi organizzatore professionista di spettacoli dal vivo. Appunto: a ciascuno il suo mestiere.

Commenti

  1. Buongiorno, condivido totalmente le tue analisi e i tuoi articoli – come in questo caso – che mi auguro leggano anche politici e responsabili (o irresponsabili) della nostra cultura. Tiziana Bonomo

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