Enzo Frammartino: sarà lui il prossimo assessore? |
I vigili del Comune di Torino mi hanno
mandato una letterina. C'è scritto che gli devo 45 euro per via di
una mia marachella automobilistica. Se non pago entro cinque giorni,
mi avvertono che i 45 euro saliranno a una sessantina; e se tarderò
ancora, potrebbero diventare molti di più.
Io però ho un progetto migliore:
adesso gli mando una ventina di euro. Il resto, magari lo pago nel 2018.
A condizione di non beccare altre multe: perché in tal caso sarei
costretto a anticipare qualcosa anche per quelle, e in tal caso non
disporrei dei soldi per saldare questa.
Mi sembra più conveniente per me, e
più adeguato alla prassi del Comune di Torino.
Festival delle Colline: la solita storia
L'idea m'è venuta stamattina in
Commissione cultura, ascoltando Sergio Ariotti, direttore del
Festival delle Colline, che – come tanti operatori culturali prima
di lui – denunciava la stravagante pratica municipale di promettere contributi che poi in concreto non vengono liquidati se non in parte: il saldo arriva, se va bene, dopo due o tre anni. Quelli del Festival delle Colline aspettano ancora metà
dei 150 mila euro promessi per il 2013. Per il 2015 incrociano le
dita, perché sui 150 mila promessi pende la mannaia di nuovi tagli di
bilancio. Quanto al 2016, loro hanno chiesto la solita
centocinquantamila: ma nessuno gli garantisce nulla, se la vedano con
il prossimo assessore.
In Commissione Ariotti fa il
solito discorso dell'operatore culturale che si sforza e si sbatte,
davanti ai soliti consiglieri distratti. Non tento neanche di
riassumervelo, lo potete leggere qui sotto. Ma la vicenda è nota:
festival teatrale di ricerca, ambito internazionale, importanza
europea, elogi della critica, favore del pubblico; persino sponsor
pubblici e privati. Ma il Comune non riesce a fare la sua parte;
ovviamente perché i soldi mancano.
Un magnifico scazzo
E qui scatta il siparietto, anch'esso
consueto, ma stavolta nobilitato da un magistrale scazzo fra il
presidente della Commissione cultura Luca Cassiani e l'assessore alla Cultura in pectore Enzo Frammartino, lo staffista di Braccialarghe
che vi ho già presentato, e che in audizione è venuto a
rappresentare per l'appunto l'impossibilitato Braccia.
Ora vi racconto la sceneggiata.
Nuovi tagli in vista
Ariotti presenta, con molta deferenza,
le sue giuste rimostranze.
Interviene il comunista triste MaurizioTrombotto, che chiede conferma della voce secondo cui il bilancio
comunale che si sta preparando prevederebbe ulteriori tagli lineari
agli assessorati attorno al 24 per cento – insomma, una condanna a
morte.
Prende la parola Frammartino, già
molto compreso nel ruolo di facente funzioni assessorili. In primis
dice a Trombotto di non poter anticipare nulla sui futuri tagli,
ammette che è allo studio “una limatura” che però sarà
inferiore al paventato 24 per cento. Il che non significa che non sia
il 20, annoto io mentalmente.
Quindi Framma s'inerpica in una pensosa analisi del "sistema teatro" torinese, vizi e virtù. Annunciando propositi di riforma.
Quindi Framma s'inerpica in una pensosa analisi del "sistema teatro" torinese, vizi e virtù. Annunciando propositi di riforma.
Tra il dire il fare c'è di mezzo il bilancio
Esauriti i massimi sistemi, si passa alla questione dei
contributi non liquidati. Certo, spiega benevolo il Framma, noi (dice “noi”)
ci impegniamo per una certa somma. Ma se poi al momento di pagare i
soldi in cassa non ci sono, non possiamo inventarceli.
Ed è qui che Cassiani, notorio fumino,
esplode. Oh già, dice in sostanza, se i soldi in cassa sono sempre
meno e voi anziché garantire l'esistente continuate a inventarvi nuove iniziative, è chiaro che poi i soldi non bastano. E a
rimetterci, guarda caso, sono quelle manifestazioni che non vi siete
inventate voi. Perso per perso, s'infervora Cassiani, evitate di
prendere in giro la gente, ditegli chiaro e tondo che quello che
fanno non vi interessa, che le vostre scelte sono differenti, e
almeno usciamo dall'equivoco.
Cassiani, parlando di “scelte
differenti” dell'assessorato, non cita apertis verbis il Jazz Festival, il Classical Music Festival (ovvero la musica classica
sbattuta in piazza ad edificazione delle masse) e l'ultimo arrivato
della nidiata assessorili, il festival munciapale di Torino Nord noto
anche come Todays. Però è chiaro che a quelli sta pensando. Lo
capisce persino Frammatino, che essendo il padre nobile di quella
nidiata si sente ferito nel profondo, e risponde a muso duro che
“loro” non prendono in giro nessuno: ma di fronte alle difficoltà
di bilancio che possono fare?
Morale della favola: mi compero una MG e vado a Montecarlo
La mia prossima auto: a Montecarlo farò scintille |
Io m'illumino d'immenso: il magico
Frammartino mi ha ispirato una nuova grande idea. Domani vado dal
direttore della mia banca e gli chiedo un mutuo per comperarmi una
casa. Prendo i soldi, verso un anticipo per la casa, pago alla banca
un paio di rate, e poi mando al diavolo l'idea della casa e con la
grana che ho in tasca intanto mi compero un'auto sportiva vintage: al volante di
una bella MG, per dire, farei la mia porca figura. Il resto del
grisbì me lo fucilo a Montecarlo. E dove, sennò, quando hai una MG
d'epoca sotto il culo?
Chiaro che a quel punto la casa può
andarsene a ramengo, e che io non rimborserò mai il mutuo.
Machissenefrega. Se quel pedante del mio direttore di banca si
permette di reclamare i suoi soldi, gli rispondo che sto in crisi
economica e che smetta di insolentirmi.
Bonus track: intervento in Commissione di Sergio Ariotti, direttore artistico del Festival
Da sinistra: Isabella Lagattola e Sergio Ariotti, organizzatori del Festival delle Colline, e Luca Cassiani, presidente della Commissione |
Buongiorno a tutti. Sono molto riconoscente per l'opportunità che ci viene offerta di proporre qualche riflessione sul significato del lavoro di questi mesi, mio, di Isabella Lagattolla, di tutto lo staff, e sulla stessa 21 esima edizione di Torino Creazione Contemporanea - Festival delle Colline Torinesi. Non intendo anticipare quelle informazioni sul programma che saranno oggetto tra qualche giorno della Conferenza Stampa. Avrà luogo al Polo del Novecento a fine aprile. Dico soltanto che ci saranno 23 spettacoli, tra cui uno francese, uno romeno, uno israeliano, uno greco, uno iraniano, un'artista somala, un autore argentino. E che sarà dedicato alla donna, valorizzando il lavoro di autrici, registe, attrici, performer, ma anche all’identità di genere. Lo slogan lo sapete è : l’identità è un genere?Ritengo più importante invece spiegare come il Festival, un Festival indipendente, governato da una piccola Associazione Culturale, stia affrontando questo periodo di congiuntura, di metamorfosi dell'intero comparto teatrale italiano determinato dalla riforma. I tagli degli Enti Pubblici del territorio avrebbero potuto indurci nell'autunno scorso ad una ritirata strategica, addirittura consigliarci di terminare l’avventura al capolinea della straordinaria ventesima edizione del giugno 2015. Qualcuno ce lo ha suggerito: “Smettete di rischiare”. La situazione creditoria nei confronti della città è davvero preoccupante e penalizzante. Il Festival attraverso il Sistema Teatro e il Teatro Stabile Torino deve ancora ricevere il saldo del 50% del 2013, ripeto 2013. Ha avuto quanto gli spettava del 2014. Sul 2015 a esercizio concluso si addensano nuvole di tagli dopo le ampie rassicurazioni correlate alla importante ventesima edizione. La ventesima edizione non si tocca. Nessuna notizia sicura sul 2016. Il senso di responsabilità e la consapevolezza di avere creato un organismo culturale di prim'ordine e utile al territorio ci hanno indotto a continuare. Di sicuro non volevamo rinunciare, in particolare, a quella qualità artistica che ha permesso al Festival delle Colline Torinesi di affermarsi come una realtà di spicco della creazione contemporanea europea. Due segnali ci hanno incoraggiato a continuare: il finanziamento triennale del Ministero dello Spettacolo che ha approvato col massimo della valutazione il progetto così come la nostra richiesta di contributo e soprattutto la trasformazione del finanziamento della Compagnia di San Paolo, non più esito di un bando ma considerato come sostegno ad attività istituzionale. La Compagnia di San Paolo, in altre parole, ha ritenuto l'impegno del Festival di primaria importanza culturale per questo territorio.
Accettare la sfida poteva significare un cambiamento dell'identità stessa del Festival. Era necessario, è necessario lavorare su alcune potenzialità espresse e inespresse. In primo luogo sulla stima che il Festival si è guadagnata nel tempo. In città, in Italia e all'estero. Questa stima significa sinergie: quella decennale con lo Stabile di Torino, quelle più recenti con Teatro Piemonte Europa e con il Circuito Teatrale Regionale. Perché senza l'aiuto di questi soggetti teatrali il Festival non potrebbe reggersi in piedi, intanto perchè essi mettono in gioco a prezzi politici le sale teatrali e poi per tutta una serie di altre condivisioni, anche organizzative e artistiche. È venuto a mancare soltanto il Focus sulla creazione teatrale italiana progettato con lo Stabile per oggettive difficoltà economicheseguite alla vendita sovrastimata dell’edificio di via Riberi.
Bisognava fare di più. Noi. L'occasione ce l'ha offerta il Teatro Stabile di Genova che ha deciso - lo ha generosamente deciso il suo Direttore Angelo Pastore, torinese - di co-produrre lo spettacolo di un giovane autore, attore, regista siciliano, Tindaro Granata, da un paio di anni "accompagnato" dal Festival. Si tratta di una trasfusione di sangue nuovo. Un segnale di incredibile importanza. Vuol dire: se il Festival aiuta un giovane artista vale la pena di aiutare il Festival. E viceversa: la ribalta del Festival è garanzia di qualità. Qualcosa di simile sta accadendo anche con lo Stabile di Brescia con cui il Festival firma per il secondo anno consecutivo, a Brescia, una rassegna di giovane teatro italiano. Anche lo Stabile della Sardegna contribuisce a produrre Donne che sognarono cavalli dell’argentino Daniel Veronese.
Un altro progetto biennale di cui il Festival è capofila ha trovato l'appoggio di Tpe, Circuito Teatrale Regionale, e Scuola Holden. E' Stanze/Qolalka dei fratelli De Serio, che traccia paralleli di grande interesse culturale tra le vite di alcuni profughi politici Somali e le vite di chi, negli anni del fascismo, pagò prezzi altissimi per la propria opposizione al totalitarismo. Sono esempi di come il Festival abbia trovato formule di condivisione che diventano vere e proprie sponsorizzazioni. Anche la programmazione di due spettacoli stranieri del cartellone, Un mage en été e Alearga, uno francese, uno romeno, è favorita da interventi esterni: il Ministero della Cultura transalpino e quello della Romania, così come da co-finanziamenti di partner italiani. Contributi economici ma anche rapporti culturali di cui andiamo fieri. Gli uni e gli altri permettono a Laurent Poitrenaux, uno degli attori più talentuosi della sua generazione e a Nicoleta Lefter di venire a Torino. Si aggiungono a una lunga lista di artisti italiani e stranieri che il Festival ha presentato spesso in anteprima: Emma Dante, Pippo Delbono, Motus, Albe di Ravenna, Rodrigo García, Rabih Mroue, Lina Saneh, She She Pop, Ricardo Bartís, Federico León, Valère Novarina, David Bobée. Ma accanto ai grandi nomi ci sono giovani artisti che il Festival ha accompagnato e accompagna. Quest’anno abbiamo incontrato una trentina di registi, attori torinesi e piemontesi. Qualcuno di loro, come la Piccola Compagnia della Magnolia, è nel cartellone. Ho voluto citare questi rapporti, queste sinergie, questi nomi per spiegare meglio che cosa intendo per identità del Festival, ruolo del Festival in una rete di relazioni, motivo per cui vi chiedo di difenderne l’esistenza. Anche il contributo della Città è fondamentale per sopravvivere. Fondamentale per ottenere gli altri contributi. Un tavolo senza una gamba non sta in piedi. L’Assessore Braccialarghe ci ha posto per il 2016 di fronte a un punto interrogativo. Io chiedo solo di poter continuare questo straordinario percorso. Non possiamo aspettare il dopo elezioni, il nuovo assessore, i tempi lunghi. Chiedo fiducia mica per interessi personali - ho scelto sin dall’inizio di non ricevere appannaggi economici, neanche un euro (ed è giusto così) -ma a nome di un gruppo formidabile. Isabella Lagattolla, organizzatrice di livello internazionale, Laura Manzone, Marta Valsania, Elisa Zucca, Giulia Menegatti e poi iprofessionisti che da anni si assumono responsabilità per il Festival: Carmelo Giammello, Roberta Canevari, Carlo Cantono, Andrea Macchia, Daniele Salaris. Chiedo fiducia per la rilevanza del progetto culturale che ci ha portato lontano, che ci ha aperto molte porte. La presenza del Sindaco l’anno scorso allo spettacolo su Aung San Suu Kyi delle Albe di Ravenna ci ha dato slancio. La sua annunciata presenza alla conferenza stampa pure.
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