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VENARIA/1: IL SOMARO E L'ARTE POVERA

Una delle opere di Penone a Venaria (la foto è della presidente della Reggia, Paola Zini)
Sono tornato alla Reggia di Venaria. Non per “Fatto in Italia”, la supermostra che non ho ancora visto e che vedrò, prima o poi, con calma. Ieri ci sono tornato per Giuseppe Penone e la sua “Anafora”, le sette opere nuove dell'artista degli alberi e dei sassi che vanno a decorare il giardino della Reggia, aggiungendosi a quelle già piazzate sul posto nel 2007.
L'operazione Penone-due alla Reggia è stata curata da Carolyn Christov Bakargiev, la doppia direttrice di Rivoli e Gam: il che, oltre a garantire l'autorevolezza artistica della “permanente” en plein air, conferma che l'integrazione fra le residenze sabaude si avvia a diventare qualcosa di più d'un semplice flatus vocis. Si va verso il “sistema”, e in quel sistema la Carolyn giocherà un ruolo di primo piano.
Tutto ciò non risolve però le mie drammatiche carenze in materia d'arte contemporanea. Per cui, da perfetto somaro, mentre guidavo verso la Reggia non mi sono fatto mancare nulla quanto a riflessioni grevi e banali; tipo che avendo di recente potato gli alberi in giardino forse potrei spacciare per capolavoro d'arte povera la catasta di ciocchi che ora giace davanti alle finestre della mia cucina.
Penone davanti a una delle sue opere nuove: un tronco pietrificato coperto di muschio
Poi, però, sono andato a vederle, queste “sculture” che accompagnano il visitatore nella passeggiata sotto i bastioni della vecchia Reggia barocca. Ed è successo qualcosa di speciale. Quei massi primordiali, quei contorti tronchi di bronzo, quelle fusioni di metallo che s'intrecciano con la vegetazione... beh, tutti insieme, in quel posto, sono magici, lo ammetto. Camminandoci in mezzo, esplorando quella foresta pietrificata eppure vivente, mi sono sentito stregato.
E ho capito perché la direttrice di Versailles, qualche anno fa, è venuta a visitare la Reggia, ha visto le opere di Penone, e ha subito commissionato all'artista piemontese un'installazione che adesso orna la dimora del Re Sole.
Quindi, anche se, come me, non distinguete a colpo sicuro una catasta di ciocchi da un capolavoro d'arte povera, la prossima volta che andrete alla Reggia di Venaria fatevi la mia stessa passeggiata, tra le sculture di Penone. E portateci i bambini. Loro sanno ancora sognare. Quindi vi aiuteranno a capire meglio di quanto possa fare io. O un critico d'arte.

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