Gli "alloggiati" a Torino dal 2015 a oggi: tabella elaborata dall'assessorato al Commercio basandosi sui dati della Questura |
La spiegazione logica dell'apparente contraddizione può essere la crescita esponenziale della fetta di mercato conquistata dalle nuove forme di recettività: gli arrivi in AirBnB, ad esempio, dal 2016 al 2018 sono aumentati del 51,8%, passando da 109.300 a 165.914. Cifra che comincia a pesare, se si pensa che gli "alloggiati" totali a Torino nel 2018 sono stati, secondo la Questura, 1.389.741.
E così arriviamo per l'appunto ai famosi "dati della Questura", che il Comune da qualche tempo sfodera per controbattere agli allarmi sul declino turistico della città. Purtroppo i nostri baldi, si sa, zoppicano assai sul piano dell'informazione: quei dati li tirano fuori random, alla bisogna, senza chiarirne i criteri e l'attendibilità. Così non va bene.
Quindi ieri mi sono presentato in via Meucci, sede dell'assessorato al Commercio, e il disponibile assessore Sacco mi ha mostrato le carte: com'è logico che faccia qualsiasi pubblico amministratore per bene, quando deve spiegare le sue ragioni, anziché mettere su il broncio e accusare il prossimo di malevolenza.
Intanto posso certificare che i "dati della Questura" arrivano proprio dalla Questura (e fin qua non nutrivo dubbi, i questurini in genere non amano che li si tiri in ballo raccontando palle): in via Grattoni c'è un ispettore che ogni mese manda all'assessorato il numero esatto degli "alloggiati" in Torino. L'articolo 109 del T.U. di Pubblica Sicurezza obbliga infatti non solo gli albergatori, ma anche i gestori di B&B, AirBnB e qualsiasi altra locazione turistica, compresi gli affitti temporanei, a comunicare alla Questura territorialmente competente le generalità delle persone alloggiate. L'idea del Comune di prenderne visione è vecchia, risale addirittura ai tempi dell'assessore Perone: ma sapete come vanno queste cose, fra richieste e risposte e tentennamenti e codicilli si sono messi d'accordo soltanto nel 2015. E fino a qualche tempo fa, inspiegabilmente vista la positività dei report, l'assessorato non li diffondeva. Eppure direi che siano queste le cifre più attendibili per avere un quadro preciso dell'andamento turistico generale. E come vedete nella tabella, sono cifre che contraddicono le preoccupazioni che al contrario suscitano spesso i dati dell'Osservatorio Alberghiero a cui fanno riferimento gli albergatori e che hanno ad esempio certificato la severa crisi dell'inverno 2017/18, e in ultimo il calo del 5% ad agosto. Ma il 5% cento di cosa? Spiego: quelli dell'Osservatorio Alberghiero sono dati statistici, si basano su un campione di hotel, e si riferiscono alla percentuale di occupazione delle camere, e dunque sono significativi per valutare lo stato di salute della ricettività tradizionale (in parole povere, gli alberghi), che patisce ovunque, non solo a Torino, la concorrenza delle formule alternative.
Ora: non credo proprio che ci sia da rallegrarsi se a Turismo il turismo va bene ma gli alberghi no: un albergo è un'impresa, il che significa occupazione. Ben più che un AirBnB, mi pare ovvio. Temo però che a molti sfugga il nocciolo del problema. Gli albergatori, quando denunciano le loro difficoltà, si lamentano fra l'altro della "mancanza di manifestazioni". E anche in Comune, quando magnificano le loro manifestazioni, cianciano sempre di "richiamo turistico". Giusto, ma generico. Ci sono manifestazioni e manifestazioni. Faccio qualche esempio. Di sicuro pesa l'assenza di grandi mostre - intendo quella grandi davvero come a Torino non si vedono da anni: non stiamo a raccontarci cucche, per favore - ma di per sè la grande mostra è soprattutto la motivazionte per un viaggio di un giorno. Non è che se a Milano c'è Caravaggio io mi ci trasferisco per una settimana: prendo il Frecciarossa, scendo, vedo la mostra, e taaac, in serata sono a casa.
Altro esempio: grandi festival come Club to Club, Movement e Futur attirano molto pubblico da fuori città. Ma non me lo vedo quel tipo di spettatore che scende al Principi di Piemonte o in qualsiasi albergo tradizionale.
Anche i tipici "visitatori delle città d'arte" credo che oggi siano in gran parte orientati sull'ospitalità alternativa. Però confesso: su questo punto non ho ancora trovato i riscontri statistici, la mia è solo un'impressione personale. Forse perché, se vado a Siena o a Orvieto, mi cerco un B&B suggestivo, non un hotel elegante.
Voglio dire: le manifestazioni culturali attirano visitatori, ma non so quanti di essi vadano in albergo. Posso però citare un recente studio sulle ricadute economiche del Torino Film Festival, curato da Fondazione Fitzcarraldo per la Camera di Commercio, dal quale risulta che il 27% del pubblico del Tff risiede fuori dall'area metropolitana di Torino, e la permanenza media in città durante il Festival è di 4,5 giorni: però il 38% di quel pubblico si sistema a casa di amici o parenti, il 24,1% in AirBnB, il 7,5% in B&B, l'8,6% in altri tipi di recettività turistica, e soltanto il 21,9% sceglie l'albergo tradizionale. Come volevasi dimostrare.
Neppure il turismo delle famiglie, sul quale i nostri baldi paiono intenzionati a puntare, mi sembra - oggi come oggi - particolarmente utile all'industria alberghiera tradizionale, almeno a Torino (la riviera romagnola è un'altra storia). Non ho dati in proposito (e sarò grato a chi volesse illuminarmi) ma sospetto che con due o tre pargoli a carico un normale pater familias s'ingegni di trovare soluzioni il più possibile economiche, nonché più informali.
Gli stessi dati dell'Osservatorio Alberghiero ci dicono invece che i picchi di occupazione delle camere si raggiungono, oltre che con le partite della Juve, con i saloni e i congressi. Con i professionali. Prendete il Salone del Libro: riuscite a immaginare quanti siano gli scrittori ospiti, i giornalisti accreditati, gli editori, i librai che mobilita? E quelli vanno in albergo, potete scommetterci. Tanto più se paga l'azienda.
Ma soprattutto immaginatevi tremila dentisti a congresso: dove andranno a spendere i loro soldi, secondo voi?
Il turismo congressuale magari non è tanto glamour, ma è di certo redditizio. E Torino, triste storia nota, è svantaggiata storicamente dalla mancanza di un centro congressi all'altezza delle moderne esigenze. Quello che dovrebbe sorgere sull'area ex Westinghouse è una leggenda metropolitana che si invererà, se si invererà, chissà quando. E intanto ci accontentiamo delle briciole. Ma sono comunque briciole benedette.
Morale della favola. Non sta a me, bensì agli assessori al Commercio e Turismo, e alla Cultura, immaginare un'offerta efficace, pensata e comunicata nei tempi e nei modi convenienti, e tale da dare soddisfazioni anche agli albergatori "classici". Mi perdoneranno se resto in scettica attesa: i precedenti non confortano. Ma devo riconoscere che i ragazzi cominciano a dimostrare buona volontà: ho saputo che per il 2021 "Anno del Cinema" sono già fissate due presentazioni internazionali, a New York e a Toronto, e un investimento promozionale degno di nota, e potrebbe funzionare, a condizione che la cosa sia gestita da professionisti e non si risolva nella solita poverata.
Ma restiamo con i piedi per terra. Adesso abbiamo i dati della Questura e quelli dell'Osservatorio Alberghiero. Ho chiesto a Sacco che lui e gli albergatori la piantino di tirarli fuori ad minchiam, come armi d'offesa e difesa nel loro sempiterno duello: li rendano pubblici regolarmente, e li usino per valutare i trend, senza farne una questione di bravi noi cattivi loro.
Ma restiamo con i piedi per terra. Adesso abbiamo i dati della Questura e quelli dell'Osservatorio Alberghiero. Ho chiesto a Sacco che lui e gli albergatori la piantino di tirarli fuori ad minchiam, come armi d'offesa e difesa nel loro sempiterno duello: li rendano pubblici regolarmente, e li usino per valutare i trend, senza farne una questione di bravi noi cattivi loro.
Sacco si è preso l'impegno. E io ci conto.
P.S. Un cortese lettore - Giancarlo Banchieri, imprenditore del settore alberghiero e presidente di Fiepet Confesercenti - mi scrive un messaggio che ritengo utile aggiunge in calce a questo post: "Mi permetto di segnalarle che il dato della questura in nessuna città viene utilizzato per un semplice fatto: tiene solo conto degli arrivi e non delle presenze. Tutti ragionano su entrambi i dati, peraltro quello delle presenze è quello più significativo, perché ti dice quante camere hai effettivamente venduto".
P.S. Un cortese lettore - Giancarlo Banchieri, imprenditore del settore alberghiero e presidente di Fiepet Confesercenti - mi scrive un messaggio che ritengo utile aggiunge in calce a questo post: "Mi permetto di segnalarle che il dato della questura in nessuna città viene utilizzato per un semplice fatto: tiene solo conto degli arrivi e non delle presenze. Tutti ragionano su entrambi i dati, peraltro quello delle presenze è quello più significativo, perché ti dice quante camere hai effettivamente venduto".
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