I Massive Attack non sono abbastanza "popolari"? |
Posso prendere – moderatamente – le distanze da me stesso?
Mi spiego. Venerdì scorso ho pubblicato su TorinoSette una nota in cui
sostenevo ciò che, lo stesso giorno e con ben maggiore autorevolezza,
affermava, in una intervista a Luca Ferrua, il neo-assessore regionale
alla Cultura Antonella Parigi: ovvero che (parola d’assessore) oggi è
necessario “cercare partner privati e portare nella cultura una gestione
imprenditoriale”.
Dopo la lettura dei giornali, da perfetto uomo contemporaneo
sono andato a farmi un giro su Facebook. E lì ho trovato un post del musicista dei Subsonica Max Casacci, uno dei direttori artistici del Traffic Free Festival.
Nel suo post Casacci spiegava – direi con qualche comprensibile imbarazzo – la
scelta di Max Pezzali (avete presente? Quello degli 883) quale star di una
rassegna che in passato ha portato sul palco Lou Reed e Iggy Pop, i Daft Punk e
Manu Chao: “Per garantire quest' ultima edizione di Traffic - scrive Casacci nel suo post
- il Comune ha coinvolto un grosso sponsor:
Lottomatica, società concessionaria del gioco del Lotto, che investe utili in
cultura e tutela del patrimonio artistico. Lottomatica è interessata a
sostenere iniziative molto molto popolari. La richiesta fatta dal Comune alla
direzione di Traffic è stata quella di costruire intorno a personaggi
considerati adeguati dalla Società (esempio i Massive Attack no perché troppo
di nicchia, Max Pezzali si perché decisamente più noto a un grande pubblico) un
programma significativo in sintonia con i requisiti del Festival”.
Ora, i casi sono due. O quelli del marketing di Lottomatica non
capiscono un tubo di musica (può essere), oppure siamo di fronte al classico
conflitto fra gli obiettivi dello
sponsor e quelli non solo della direzione artistica di una rassegna, ma pure
dell’amministrazione pubblica che la promuove. Voglio dire: Traffic è nato per
dare a Torino un evento musicale di dimensione e richiamo tali da garantire
alla città una visibilità europea e attrarre pubblico anche straniero.
Lottomatica, invece, è un’azienda che opera in Italia, e giustamente guarda al
mercato italiano. Può darsi – il dibattito è affascinante, ma non ve lo
infliggerò – che in Italia Max Pezzali sia più “popolare” dei Massive Attack.
E’ tuttavia certo che già a Modane monsieur Pezzali è un illustre sconosciuto; mentre
i Massive Attack li conoscono in tutto il mondo. Morale della favola: fra le
finalità promozionali dell’ente pubblico e quelle dello sponsor, ha vinto lo
sponsor.
Questo mi fa riflettere. Resto dell’idea che gli sponsor sono indispensabili:
le casse pubbliche non possono più farsi carico dell’intero fardello economico
a sostegno della cultura. Ma, dopo gli assessori che oltre al ruolo di Grande
Elemosiniere si assumevano pure quello di Direttore Artistico, non vorrei che le
due funzioni passassero direttamente al direttore marketing del Prestigioso Sponsor
di turno, in omaggio al principio “pecunia non olet”. I privati, lo ripeto,
sono una risorsa preziosa. Però non dimentichiamo due dati di fatto. In primis,
anche tra i privati – non solo tra i politici – le aquile non abbondano; secondo,
il termine “sponsorizzazione” non equivale a “mecenatismo”. Non è beneficenza.
E gli imprenditori, se sono bravi imprenditori, anche quando fanno gli sponsor
badano all’interesse della loro azienda. Che non sempre coincide con
l’interesse pubblico.
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