Ebbene sì, lo confesso. Del Salone del Gusto m'importa una ceppa. Troppo casino. Detesto perdere tempo a parcheggiare per farmi due assaggini di salame. E poi quella ressa è la negazione del principio del ben vivere e ben mangiare: posti puliti e bene illuminati, tovaglie di fiandra, osti cortesi, e niente folla che ti soffia sul collo in attesa che ti alzi e gli lasci il posto.
Vabbè, il massimo sforzo che mi sobbarco per dar testimonianza del Salone è ricordarvi che ho partecipato a un numero speciale della rivista ExtraTorino, da ieri in edicola, interamente deidcato al cibo. Io ho intervistato l'Antonella Parigi, in veste di assessore alla Cultura e al Turismo - e dunque interessata al fenomeno - ma soprattutto in quanto famosa bonne vivante.
Come in altre occasioni, vi pubblico qui l'inizio del mio articolo. Se volete leggere il resto, dovete comperare ExtraTorino. Niente panico, cascate in piedi: costa 2 euro.
La copertina di ExtraTorino |
Come in altre occasioni, vi pubblico qui l'inizio del mio articolo. Se volete leggere il resto, dovete comperare ExtraTorino. Niente panico, cascate in piedi: costa 2 euro.
L'articolo per ExtraTorino
Di solito preferisco non intervistare i politici. La vita è
troppo breve per parlare con persone poco interessanti. Ma Antonella Parigi la
conosco da tanto tempo, la considero un’amica e una persona interessante; e
l’aver rinunciato alla direzione del Circolo dei Lettori per diventare
assessore alla Cultura e Turismo della giunta Chiamparino è stato forse un
gesto avventato, ma non sufficiente a farmela classificare come “politico”.
Così, in una bella mattina di settembre ci siamo ritrovati al bar del Consiglio
regionale, e abbiamo parlato a lungo. Non di politica, beninteso: ma di cibo,
vino e altre meraviglie. Meraviglie che, mi dice subito Antonella, sono la
grande risorsa del Piemonte. Il punto fermo da cui ripartire. “Io mi sento
soprattutto assessore al turismo – ride. – Però non scriverlo, altrimenti
quelli della cultura se l’hanno a male”. Correrò il rischio. Se non capiscono
un’iperbole, si vede che non hanno studiato abbastanza. In certi ambienti della
cultura capita più spesso di quanto comunemente si creda.
In realtà, se è vero che la cultura tutta è oggi un
irrinunciabile motore di sviluppo e occupazione per qualsiasi territorio,
quando si tratta di cultura del gusto l’effetto “volano” è ancor più immediato,
e imponente. In Piemonte, poi... “Ma lo sai – mi dice Antonella Parigi – che la Fiera del Tartufo di
Alba da sola genera un indotto attorno
ai dieci milioni? E questo a fronte di un
contributo regionale di 140 mila euro”. Pochi soldi spesi bene, insomma.
“Sì. La questione è spenderli bene. Il turismo oggi è un’opportunità enorme per
la nostra regione. Però dobbiamo smetterla di lavorare ciascuno per conto
proprio: è necessaria una governance comune, una coesione strategica”. Ragazzi,
Antonellina è tremenda. Una maestra di mimesi: la lasci tre mesi in mezzo ai
politici e parla già come loro. La richiamo all’ordine: “Vuoi tradurre in
parole semplici?”, le domando. “Ok, diciamola così: dieci strategie uguale
nessuna strategia”. Ah, ecco. Mi vengono in mente certi episodi che mi
raccontano in Regione, tipo le pro-loco che ad una ad una chiedono un incontro
per “illustrare i progetti per l’Expo”. Ovvero, Valpisello di Sopra che
progetta la fagiolata più grande del mondo e Valpisello di Sotto che
controbatte con la Sagra
del Raviolo 2.0.
Antonella Parigi, preciso, non è così tranchante. Anzi. “Non
dico che finora si è lavorato male. Ci sono realtà che hanno già raggiunto
grandi obiettivi. Penso a Langhe, Roero e Monferrato: hanno fatto uno
straordinario lavoro”, dice.
“Uno straordinario lavoro per ottenere il riconoscimento
dell’Unesco o per devastare i fondovalle con i capannoni?”, mi informo.
[à suivre...]
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