Il post sulla mostra "C'era una volta in Italia" dedicata a Sergio Leone lo faccio. Per gusto mio, anche se non sto a raccontarvela per filo e per segno: ci penseranno gli altri, e comunque le mostre non si raccontano, si va e si vedono. Però il post lo faccio, perché Sergio Leone è il Regista, quello a cui non saprei rinunciare. Sarei magari dispiaciuto per Tarantino, ma sull'isola deserta mi porterei i suoi film. Tanto dentro c'è già tutto, Tarantino compreso.
Già, cinquant'anni. Esattamente mezzo secolo fa, il 12 settembre 1964, usciva nelle sale (le più sfigate) "Per un pugno di dollari". Io ero un ragazzino, e non mi lasciarlo andare a vederlo perché "troppo violento". Dev'essere per una sorta di rivalsa che, dacché ho potuto, l'ho rivisto in media due-tre volte all'anno.
Però, mezzo secolo. Come vola la vita.
Vabbé. La mostra ha alcuni meriti - oltre a quello, principale, di essere dedicata al più grande raccontatore di storie del cinema italiano - che la rendono speciale ai miei occhi.
Ma la cosa che rende assolutamente fondamentale questa mostra è che, oltre ai sette film di Leone (da "Il Colosso di Rodi" a "C'era una volta in America"), al Massimo proietteranno anche "Il mio nome è Nessuno". Il film fu prodotto da Leone, che ne diresse anche un paio di scene, ma la regia è di Tonino Valerii. Io adoro questo film. E' l'addio estremo al West, e all'idea stessa di western, di una potenza e una poesia che me lo fa mettere sull'altare del cinema al fianco del Peckinpah del "Mucchio Selvaggio". Eppure ho scoperto che questo capolavoro lo conoscono in pochi. Persino Ugo Nespolo e Alberto Barbera, presidente e direttore del Museo del Cinema, mi hanno confessato di non averlo mai visto. Ma hanno promesso che non se lo perderanno.
Aggiungo per vostra info che domani, 22 ottobre, alle 15 la bibliomediateca "Mario Gromo" del Museo del Cinema (è in via Matilde Serao 8/a) ospita una tavola rotonda su Leone coordinata da Franci Prono e alla quale partecipano Lorenzo Codelli, Alberto Pezzotta, Matteo Pollone, Gabriele Rigola e Christian Uva
Già, cinquant'anni. Esattamente mezzo secolo fa, il 12 settembre 1964, usciva nelle sale (le più sfigate) "Per un pugno di dollari". Io ero un ragazzino, e non mi lasciarlo andare a vederlo perché "troppo violento". Dev'essere per una sorta di rivalsa che, dacché ho potuto, l'ho rivisto in media due-tre volte all'anno.
Però, mezzo secolo. Come vola la vita.
Vabbé. La mostra ha alcuni meriti - oltre a quello, principale, di essere dedicata al più grande raccontatore di storie del cinema italiano - che la rendono speciale ai miei occhi.
Il manifesto più bello
Intanto, ha il manifesto più bello che io ricordi. Con l'inquadratura di "Cera una volta il West" dei tre pistoleri che fronteggiano Charles Bronson-Armonica. C'è più cinema in quegli spolverini che in tutte le pellicole di Luc Besson.Grande schermo per grandi film
Poi, offre l'occasione di rivedere (e per molti di vedere per la prima volta) tutti i film di Leone sul grande schermo, al Massimo. E i film di Leone erano pensati per il grande schermo e sul grande schermo vanno visti. Stamattina il curatore della mostra - un inglese che si chiama Christopher Frayling, è un tipo pazzesco, sa tutto su Leone ed è pure sir - ha detto una frase che mi è molto piaciuta, anche se l'interprete l'ha tradotta a spanne e si è perso il meglio. La frase, quella vera, è: "Con l'avvento della televisione in quegli anni il cinema stava diventando sempre più piccolo, come dice Gloria Swanson in Viale del Tramonto. Ma Leone volle fare film sempre più grandi".Un curatore fighissimo
Ci sono almeno altre due frasi di Frayling davvero memorabili: "Leone fu come i Beatles, che presero il blues americano e lo portarono a Liverpool; lui prese la leggenda western e la riportò alla propria identità culturale". E ancora: "La cosa stupefacente è che il western americano oggi è completamente fuori moda; il western spaghetti, invece, è più che mai di moda". Infine, Frayling ricorda così il suo incontro con Leone nel 1982: "Parlammo a lungo, e alla fine mi disse: ci voleva un inglese perché il mio lavoro venisse preso sul serio".Guarda chi si rivede: il fucile di Ramòn |
Il fucile di Volontè
La mostra, oltre ai film proiettati al Massimo, alle foto di scena di Angelo Novi esposte sulla cancellata della Mole, e ai manifesti, copioni e altre testimonianze che trovate lungo la rampa elicoidale, presenta, nell'Aula del Tempio, abiti di scena e altre memorabilia. Io mi sono emozionato a vedere il Winchester di Gian Maria Volontè-Ramòn, quello che "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto". E' vero, sono cinquant'anni che lo vedo nel film, quel fucile. Ma incontrarlo di persona è tutta un'altra cosa...Il mio nome è Nessuno
"Il mio nome è Nessuno": Jack Beauregard contro il Mucchio Selvaggio |
Le proiezioni al Massimo
Segnatevi le date. Il primo novembre al Massimo danno la "trilogia del dollaro": "Per un pugno di dollari" alle 16, "Per qualche dollaro in più" alle 18 e "Il buono, il brutto, il cattivo" alle 20,30. Domenica 2 tocca a "C'era una volta in America" alle 16 e "C'era una volta il West" alle 20. Infine, lunedì 3 novembre alle 16 "Giù la testa", alle 19 l'imperdibile "Il mio nome è Nessuno" (tra l'altro, l'ultimo western interpretato da Henry Fonda) e per finire, alle 21,15, "Il Colosso di Rodi", il peplum del 1961 che segnò il debutto di Leone alla regia.Aggiungo per vostra info che domani, 22 ottobre, alle 15 la bibliomediateca "Mario Gromo" del Museo del Cinema (è in via Matilde Serao 8/a) ospita una tavola rotonda su Leone coordinata da Franci Prono e alla quale partecipano Lorenzo Codelli, Alberto Pezzotta, Matteo Pollone, Gabriele Rigola e Christian Uva
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