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ALLA GAM IL NOSTRO FUTURO SI INCAZZA: TOGLIETECI TUTTO MA NON LA BIBLIOTECA


Gli "occupanti" sono realisti, chiedono l'impossibile: studiare nella loro biblioteca
Il vostro blogger è un vecchio giornalista, e ne ha viste di ogni. Quindi, se vi dico che questa è la notizia più bella che mai mi sia capitato di scrivere, potete credermi.
Io oggi ho visto occupare una biblioteca.
Ho visto occupare la biblioteca d'arte della Gam da ragazzi che si esprimono in buon italiano, agiscono con civiltà, rispettano valori che molti adulti neppure conoscono.
Come tutti i grandi rivoluzionari, questi ragazzi pretendono l'impossibile.
Pretendono di studiare.
Questi figli che non meritiamo lotteranno fino all'ultimo contro lo scellerato progetto di chiudere la biblioteca dove studiano.
Sì, chiudere. Non venite a raccontare balle. Il progetto di ridurre l'orario settimanale della biblioteca della Gam da cinque giorni a uno e mezzo equivale a chiuderla. Una biblioteca specializzata come quella della Gam non è un posto dove qualche pensionato va a ingannare il tempo quando la moglie lo butta fuori casa. E' un posto dove si produce cultura, e produrre cultura è un lavoro, e a me risulta che si va a lavorare tutti i giorni, non quando capita e quando al padrone fa comodo di aprire la fabbrica. Beh, oggi magari non è più tanto così, ma non mi pare una buona ragione per fare lo stesso anche con le biblioteche.
La lettura del documento: Patrizia, ti aspettiamo all'Università!

Che cos'è una biblioteca

Una biblioteca, ladies and gentlemen, è il posto dove i ragazzi preparano gli esami e le tesi di laurea, dove i professiori scrivono libri e saggi. E - tenetevi forte, grandi geni della modernità - ho una rivelazione per voi strabiliante. Se non vuoi fare il fuoricorso a vita, devi studiare sempre, incessantemente. Non un giorno e mezzo la settimana. Studiando un giorno e mezzo la settimana, non passi gli esami. Consultando i testi un giorno e mezzo la settimana, per scrivere una tesi ci vogliono cinque anni.
Ed eccovi un'altra incredibile sorpresa: i testi della biblioteca della Gam non vengono concessi per il prestito a casa (troppo preziosi). Né sono tutti scannerizzati  e on line. Ci mancherebbe. Staremmo messi meglio della Library of Congress. E comunque i testi d'arte non si consultano on line. E' come il sesso virtuale: funziona per sfigati e maniaci, ma l'amore è una cosa diversa.
Più in generale: studiare richiede un contatto fisico con il libro. Lo so che è difficile da credere, per chi non ha mai studiato. Ma fidatevi, avete la mia parola di lupetto.

Cronaca di un'occupazione mai vista

Per questa, e mille altre buone ragioni che non verranno mai comprese da quanti non considerano grave la decisione di chiudere (sì, ho detto chiudere) la biblioteca della Gam, oggi pomeriggio alle quattro e mezza sono andato alla biblioteca della Gam. Una studentessa mi aveva telefonato: "Oggi occupiamo la biblioteca - mi aveva detto. - Cioé, no: abbiamo troppo rispetto per il personale e per le regole. Nessuna occupazione. Diciamo che ci prolunghiamo l'orario. All'ora di chiusura resteremo ai nostri posti e continueremo a studiare".
Così alle quattro e mezza arrivo alla Gam, vado dalla mia sorridente bibliotecaria (ormai ci conosciamo), ritiro un libro ("La natura del Gotico" dell'immenso John Ruskin: ve lo raccomando, è pura poesia) e mi immergo nella lettura, aspettando. La biblioteca è  piena di ragazzi che consultano libroni che voi manco v'immaginate, prendono appunti, scrivono.
Biblioteca della Gam, ore 17: si chiude. Ma nessuno se ne va
By the way: scrivono sui loro pc e tablet, non se ne fanno niente dei computer d'anteguerra. Le cosiddette "postazioni computer" in una biblioteca frequentata da studenti ormai sono roba da esporre a Jurassic Park.
Poco prima delle cinque mi sgattaiola accanto una professoressa. "Date visibilità a questa storia - mi fa. - Non possiamo mollare". Le domando se si ferma pure lei. "No, anche se condivido tutto. Ma questa è una iniziativa dei ragazzi. Hanno il diritto di viversela loro. Noi stiamo facendo la nostra parte, anche se la Signora (immagino si riferisca a Patrizia Asproni, Ndr) non ci ascolta. Però noi non molliamo, stia certo". Sto certo. I professori di storia dell'arte sono tignosi e combattivi, lo so per esperienza.
Alle cinque, all'annuncio che si chiude, niente sommosse popolari: i ragazzi si alzano, fanno gruppo. Una di loro legge un comunicato, altri portano una testimonianza. Sfidano la presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni: venga a un confronto pubblico all'università, a spiegare i motivi della chiusura. Poi tornano a studiare. Tireranno le sette. Magari le otto. Non è tempo sprecato. Gli esami sono vicini, anche se Patriziona dice che ad aprile si fa vacanza.
Così è andata. Ho visto occupare una biblioteca. Ammetto che sono emozionato. M'era accaduto, nella mia selvaggia gioventù, di occupare con alcuni amici le strutture più varie, dalle scuole ai bar - soprattutto i bar - ma una biblioteca no. E' la prova che, contro ogni evidenza, la specie zitta zitta continua a evolversi.

Che cosa dicono i ragazzi

Gli studenti d'arte contestano la decisione della presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni, di ridurre drasticamente l'orario della biblioteca d'arte della Gam. E ne respingono le motivazioni.
Per esempio:
Carosello 1963: Evelina-Olivella ristruttura l'Egizio senza chiuderlo
1)  Patriziona ha scritto sui giornali che i frequentatori sono pochi. "Le sembriamo pochi?". E poi, anche se fossero pochi, Patriziona bella, ti pare un buon motivo per impedirgli di laurearsi?
2) Patriziona ha pure scritto che bisogna migliorare il servizio. "Non può migliorarlo senza chiudere?". In effetti... Non vorrei suscitare feroci gelosie femminili, tipo Olivella e Maria Rosa... però... però Evelina Christillin ha rivoltato il Museo Egizio come un calzino, senza chiudere un solo giorno...

Che cosa dice la Gam

Ufficialmente, la presidente non ha dato nessuna risposta né alle proteste degli studenti, né all'appello dei docenti e degli studiosi. A meno di voler considerare una risposta istituzionale l'articolo uscito sull'edizione locale di Repubblica.
Politici volonterosi si sono sforzati di trovare un compromesso, e ora vanno ripetendo che la semi-chiusura sarà temporanea: "giusto il tempo per migliorare il servizio" dicono. Come se il primo step per migliorare il servizio non fosse garantirlo. Al momento l'ipotesi più sponsorizzata è una chiusura per "un breve periodo", per quindi "ripensare gli orari". Uhmmm... Uhmmm... Io sono anosmico. Giudicate voi fortunelli che gli odori li sentite.
Patrizia Asproni

Patriziona è donna di carattere...

In realtà, mi assicurano persone informate dei fatti, Patriziona non avrebbe nessuna intenzione di recedere. E' donna di carattere, e quando si mette in testa qualcosa non gliela levi manco a cannonate. Ho fatto notare ai miei interlocutori che in questi giorni la presidente ha fatto intendere di non considerare il provvedimento definitivo. Quando dico ciò i miei interlocutori mi guardano con quella faccia che dice "ma quanto sei scemo...". Ne deduco che in verità Patriziona conti sul tempo, grande consolatore. Prima o poi, pensa, si stancheranno di protestare.
Patriziona? Bad news for you: questi qui mi sembrano incarognitissimi. Se poi gli saltano le tesi di laurea, mi sa che per te le rotture sono appena cominciate...

Ma un po' ce l'ha con me :(

E adesso, se permettete (e anche se non permettete), mi prendo uno spazio personale. Tanto il post è comunque sterminato.
Io ho un problema. Un grave problema. Un dolore.
Da alcuni inequivocabili indizi, sono portato a sospettare che Patriziona è arrabbiata con me. Figuratevi che ieri non mi ha nemmeno presentato il suo nuovo direttore-Biscione. Che cosa brutta...
Sono triste e non capisco il perché di tanta freddezza. Forse mi addossa la responsabilità delle grane che le procura questa storia della biblioteca. Ma Patriziona mia, non è che se non me ne accorgevo io non se ne accorgeva nessuno! Questi cristi dopo Pasqua tornavano e trovavano la biblioteca chiusa. Secondo me si incazzavano comunque.
Ma tu - così mi riferiscono viaggiatori giunti dall'Oriente - ti sei messa in testa che ce l'ho con te. Neanche per sogno, Patriziona del mi corazon! Io ti adoro e scapperei con te in Sudamerica. Ma devo fare la mia parte, come tu fai la tua. It's a dirty job, milady, but someone has to do it.
Non volermi male, come io non ne voglio a te.
Ci vediamo dopo Pasqua alla biblioteca della Gam: tutti i giorni dalle 10 alle 17, dal lunedì al venerdi.
Per sempre tuo
Gabo
P. S. Però, col bene che ti voglio, ti prometto sul mio onore gabesco che questa storia non la mollo. Toglietemi tutto, ma non una biblioteca.

Bonus track: il documento degli studenti


Al Consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei
Per conoscenza alla stampa
e ai docenti ed alle associazioni culturali
Le spiegazioni che ci dovete
In qualità di studenti di storia dell'arte, utenti abituali della Biblioteca dʼArte della Fondazione Torino
Musei (Gam), abbiamo il diritto e il dovere di prendere posizione rispetto alla drastica riduzione
dʼorario della biblioteca stessa. Ci chiediamo innanzitutto quali siano le linee della politica culturale
che hanno portato a questa decisione e ci stupiamo profondamente che, in quanto amministratori
di un bene pubblico, non vi sentiate in dovere di fornire a tutti spiegazioni dettagliate a fronte di un
provvedimento di per sé davvero poco comprensibile.
Abbiamo pertanto deciso di auto-prolungarci oggi l'orario di apertura della biblioteca. Per il rispetto
profondo che nutriamo nei confronti di questo luogo e di quel che rappresenta, non intendiamo
occuparlo né superare il numero di persone consentite in sala dai parametri di sicurezza.
Pensiamo che la quasi chiusura di un servizio così importante sia un segnale pessimo, in Italia e
all'estero.
Chiediamo che vengano mantenute le 35 ore di apertura settimanali e vi invitiamo a fornire delle spiegazioni in un incontro pubblico, davanti alla cittadinanza e ai giornalisti, presso lʼUniversità.
Il discusso articolo di Patrizia Asproni su Repubblica
Torino è una città ricca di potenzialità che l'amministrazione cittadina da sempre dichiara di voler sfruttare al meglio. Il fondo librario dei musei civici è un assoluto gioiello e una realtà bibliotecaria tra le più importanti in Italia: crediamo che una città con vocazione universitaria e turistica debba perseguire una politica culturale lungimirante che non punti al poco profitto economico realizzato subito, ma che investa realmente in cultura. Investire in cultura, come le amministrazioni e il Governo vanno stancamente ripetendo da anni, vuol dire soprattutto investire sui giovani. Capiamo benissimo che da un lato le istituzioni culturali debbano stare al passo coi tempi e, dall'altro, si debba far fronte a restrizioni economiche drastiche, ma ogni decisione è prima di tutto una decisione politica, per cui nascondersi dietro a una calcolatrice sarebbe un atto di codardia. Se davvero, come la Presidente Patrizia Asproni ha dichiarato su «La Repubblica», l'intento è di «ridurre lʼorario per migliorare il servizio», spiegateci le tempistiche e le finalità di questa «ottimizzazione».
La Torino che vogliamo è una città che non chiude le biblioteche, che non ospita soltanto grandi mostre, ma che investe sulla cultura e sulla ricerca.
Noi siamo gli studenti sui quali questa città deve puntare e siete tenuti a dare delle spiegazioni.

Commenti

  1. Questa è la gioventù che mi piace! Grazie per rendercene partecipi

    RispondiElimina
  2. Condivido il pensiero di Farfalla Leggera e ... divertente il soliloquio con Patriziona.

    RispondiElimina
  3. Bellissimo post!
    Speriamo di vincerla questa battaglia!

    RispondiElimina
  4. Caro Gabo,
    questo contributo è magnifico come la storia che racconta. Mi riferisco ovviamente non alla triste storia della biblioteca, ma alla reattività della comunità scientifica e soprttutto degli studenti, di gran lunga migliori di coloro che pretendono di determinarne i destini. Credo che tutti quanti le debbano profonda riconoscenza per la tenacia, l'intelligenza, l'eleganza e l'ironia (nel mio modesto canone, già la citazione del mitico spaghetti-western di Valerii sarebbe da Pulitzer) con cui ha individuato il problema e ne ha raccontato gli sviluppi. Doti francamente molto rare sul fronte del giornalismo culturale, non solo torinese. E tali da interrompere il torpore di una categoria di noti bradipi come quella cui appartengo: giacché gli storici dell'arte italiani sembrano scaldarsi soltanto per polemiche affatto interne al loro ambiente, e viceversa trangugiare qualsisi nefandezza minacci l'etica pubblica, la cittadinanza e in definitiva il senso della missione culturale. Ma stavolta non è stato così, e questo ritrovato fermento mi fa ben sperare. Ed essere orgoglioso degli studenti. Che hanno dimostato di essere veri cittadini e veri uomini (nel senso del Giorno della Civetta).
    A presto con un caro saluto e molta riconoscenza,
    Fulvio Cervini

    RispondiElimina

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