Una doverosa aggiunta al post "Biscione conferma: ecco il nuovo Mao" che ho pubblicato ieri.
Stamattina leggo che, interrogato da un cronista sulla questione della sua discussa nomina, il direttore Biscione avrebbe risposto: "Sono polemiche che fanno sorridere. Io Campione neanche lo conosco". Beh, penso, siamo al surrealismo puro.
Biscione ha quindi chiarito che le sue affermazioni sono state mal comprese, e ha onestamente affermato di conoscere Campione: né potrebbe essere altrimenti, non soltanto perché - come riportato dal cronista - il suo nome compare nel Comitato scientifico del museo di Lugano diretto da Campione; ma soprattutto perché Campione faceva parte della giuria che nel 2009 nominò Biscione direttore dei Musei civici di Udine (non senza contestazioni). Su questo secondo aspetto del cursus honorum di Biscione il cronista educatamente non ha domandato nulla a Biscione; e di conseguenza nulla ha dichiarato Biscione in merito.
Per quel che me ne frega, Biscione se funziona (e mi dicono che funziona) a me sta benissimo. Purché non ci creda tutti cretini. Voglio dire: gli hanno fatto le domande sbagliate, e lui ha dato le risposte giuste. Quando avremo il reciproco onore di scambiare due chiacchiere, gli farò le domande giuste e mi auguro che a me non dia le risposte sbagliate. Sono certo che fra gentiluomini ci capiremo. E come preventivo segnale di pace - visto che per il momento quelli della Fondazione Torino Musei hanno preferito non farmelo incontrare - voglio dare il benvenuto in città al nuovo direttore del Mao. Questa è Torino, professore. Le piacerà. Sono sicuro che lei è un uomo di valore: lavorerà bene e andremo d'accordo. Ma non ci sottovaluti. Abbiamo fatto l'Italia, proprio tutti gnugnu non siamo.
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La commedia degli errori
In realtà dietro all'incidente c'è un gustoso retroscena. Stamattina, dopo aver visto il giornale, Biscione ha precisato di conoscere Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano legato al Mao da un discusso rapporto di collaborazione; mentre la domanda che gli hanno rivolto era se conoscesse i componenti della commissione torinese che lo ha scelto come direttore del Mao. In effetti, dal testo si deduce che il cronista è fermamente convinto che Francesco Paolo Campione facesse parte della commissione incaricata di esaminare le candidature. Invece tale commissione era composta da Giovanni Curatola, ordinario di Archeologia e Storia dell'Arte Musulmana dell’Università Udine, Gilles Beguin, Conservatore Generale Onorario del Patrimonio in Francia, già direttore del Museo Cernuschi di Parigi, e Juhl Carsten, direttore della Kongelige Danske Kunstakademi di Copenaghen. E quelli lì, probabilmente, Biscione non li conosceva davvero. Non personalmente, intendo. Tutti gli studiosi di un dato ambito si conoscono di fama.Biscione ha quindi chiarito che le sue affermazioni sono state mal comprese, e ha onestamente affermato di conoscere Campione: né potrebbe essere altrimenti, non soltanto perché - come riportato dal cronista - il suo nome compare nel Comitato scientifico del museo di Lugano diretto da Campione; ma soprattutto perché Campione faceva parte della giuria che nel 2009 nominò Biscione direttore dei Musei civici di Udine (non senza contestazioni). Su questo secondo aspetto del cursus honorum di Biscione il cronista educatamente non ha domandato nulla a Biscione; e di conseguenza nulla ha dichiarato Biscione in merito.
Questa è Torino
Vabbè, chiudiamola qui. Salvo strascichi in Consiglio comunale.Per quel che me ne frega, Biscione se funziona (e mi dicono che funziona) a me sta benissimo. Purché non ci creda tutti cretini. Voglio dire: gli hanno fatto le domande sbagliate, e lui ha dato le risposte giuste. Quando avremo il reciproco onore di scambiare due chiacchiere, gli farò le domande giuste e mi auguro che a me non dia le risposte sbagliate. Sono certo che fra gentiluomini ci capiremo. E come preventivo segnale di pace - visto che per il momento quelli della Fondazione Torino Musei hanno preferito non farmelo incontrare - voglio dare il benvenuto in città al nuovo direttore del Mao. Questa è Torino, professore. Le piacerà. Sono sicuro che lei è un uomo di valore: lavorerà bene e andremo d'accordo. Ma non ci sottovaluti. Abbiamo fatto l'Italia, proprio tutti gnugnu non siamo.
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