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Direttrice molliniana: Carolyn arriva a Le Roi |
Il primo incontro di Torino con
Carolyn Christov Bakargiev, la
nuova direttrice dei musei riuniti di
Rivoli e Gam (che prenderà servizio a fine anno), non poteva essere più tempestivo. In una città ancora stranita dall'
immane figuraccia delle nomine al Salone del Libro, oggi nella
sala molliniana del dancing Le Roi è successo qualcosa che dovrebbe essere molto normale. Una professionista di riconosciuto valore internazionale,
scelta tramite un bando (discusso ma alla fin fine efficace), ha presentato un "programma di governo" illuminato, lungimirante e innovativo per un'istituzione che ambisce al titolo di "più importante museo italiano di arte contemporanea". Insomma, quello che è giusto per una città che avrà tanti difetti, ma non merita di essere ridicolazzata da apprendisti stregoni e mercanti di poltrone.
Tappeti rossi per Carolyn
Carolyn ha tenuto un discorso d'investitura serio, concerto e a tratti spiritoso, secondo la tradizione americana e internazionale. E anche particolari così, in apparenza banali, dimostrano che la ragazza arriva da un altro pianeta, e su un altro pianeta potrebbe portaci, se le miserie sabaude non riusciranno a bloccarla.
Non mi ha stupito che, all'arrivo al Le Roi, Carolyn sia stata salutata con calore dai suoi ex collaboratori del Castello di Rivoli, di cui è stata curatrice dal 2001 al 2008, e direttrice nel 2009: dopo di lei, i poveretti hanno vissuto
un'amarissima decadenza che adesso, con la fusione, sperano possa interrompersi.
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Quanto ci sei mancata! Un dipendente del Castello di Rivoli saluta Carolyn |
Ma insomma, tutti mi sembrano felicissima di riaverla a Torino. Ieri sera Patrizia Sandretto ha offerto una cena in suo onore con la Torino che conta, a casa sua. Ben più che un'apertura di credito: una consacrazione, piuttosto, oltre che
un endorsement definitivo per ambienti con i quali la nuova direttrice dovrà confrontarsi e forse scontrarsi.
Esercizi di pragmatismo 1. Come unire Rivoli e Gam? Con una navetta
Lei ha le idee chiare, e non soltanto sui massimi sistemi. Ha capito che
il male oscuro di Rivoli è stato l'essere un'isola, con pochi rapporti con la comunità che lo circondava. Lei, che dice "tu non puoi paracadutare una mostra su una città, prima quella cittàla devi conoscere bene", promette che il suo museo sarà "un luogo che accoglie", e addirittura minaccia "consultazioni con la popolazione". Mi rassicura però quando precisa che "un'istituzione culturale non deve piegarsi alla pubblica opinione, ma contribuire a crearla". E a chi le domanda come si potranno "integrare" le due realtà del Castello e della Gam, risponde pragmatica: "Intanto ci vorrebbe una navetta". Sembra una battuta, è il segno del cambiamento: concretezza d'abord. Vedremo quanto politici e burocrati gliela faranno sospirare, la sua navetta.
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Ufficiali e gentildonne: Carolyn e Patriziona |
Esercizi di pragmatismo 2. Fuori c'è un mondo: proviamo a scoprirlo
Restando in tema di trasporti, Carolyn annuncia che vorrebbe prendere un pullman e portare lo staff di Gam e Rivoli a vedere come funzionano i maggiori musei d'Europa. Sembra un'altra battuta; ma nei paesi civili questa è la norma, chi opera nella cultura si aggiorna, vede il mondo e ha i mezzi per farlo. Nell'entusiasmo del momento, la presidente di Torino Musei Patriziona Asproni ha subito trillato "la presidente è d'accordo!". Vedremo quando le presentano il conto.
Esercizi di pragmatismo 3. Cerchiamo i soldi senza sembrare accattoni
Ma Carolyn anche sui soldi ha idee chiare. Tanto per cambiare, vuole cercare sponsor e partner. La differenza rispetto ad altre situazioni è che lei è Carolyn Christov Bakargiev, una delle curatrici più importanti al mondo, e conosce tutti e tutti la rispettano, e quando va a bussare a certe porte (anche bussando a denari) non le fanno rispondere che sono usciti e che la prossima volta passi dall'ingresso di servizio.
Esercizi di pragmatismo 4. Dare aria alle stanze
Infine, mi è piaciuta la scelta di presentarsi al Le Roi: non alla Gam o a Rivoli (ciò avrebbe scatenato infinite dicerie su "chi assorbe chi") bensì in un luogo segreto e stupendo dell'arte torinese, un prezioso scrigno
firmato da Carlo Mollino. Intanto perché la prima collaborazione fra Gam e Rivoli fu proprio, nel 2006,
una fondamentale mostra molliniana.
Ma anche perché Le Roi è un posto strabiliante, e tutti i torinesi
dovrebbero visitarlo, non solo quelli che ci vanno a ballare. Una scelta che la dice lunga non soltanto sul talento diplomatico di Carolyn, ma anche sulla sua visione eclettica e non convenzionale. L'unica concreta anticipazione sull'assetto delle collezioni che Carolyn si è lasciata sfuggire ("Potremmo sfruttare gli straordinari spazi di Rivoli per esaltare certi grandi quadri del 700 che sulle pareti della Gam non volano...") mi ha fatto una strana sensazione: come quando, in una stanza chiusa da tempo, odorosa di vecchio e di muffa, si spalancano le finestre.
Esercizi di pragmatismo 5. Mi piace, dio non voglia che mi deluda
Ok, avrete capito che a me piace assai, questa occhialuta ricciolona che parla mezzo italiano e mezzo inglese. Una che dice "sono
humbled by the task, mi aspetta un compito grande ma humbling che mi fa sentire piccola", la citazione obamiana buttata lì con noncuranza naturale, mi strappa l'applauso a scena aperta. Mi aspetto da lei grandi cose. Spero, per me e per lei, di non essere amaramente
humbled io.
Anche a me è piaciuta molto la sua presentazione. E al proposito del Le Roi ho scritto della mia paura: che finisca cancellato dall'ennesimo centro commerciale... http://www.okfoto.it/news/2015/09/carolyn-christov-bakargiev-le-roi.html
RispondiEliminaRicevo privatamente una mail da una persona che lavora al Castello di Rivoli. Poiché la ritengo interessante e utile, ho chiesto l'autorizzazione di pubblicarne i passi salienti:
RispondiElimina"E' pur vero che noi tutti dipendenti siamo contenti in termini professionali di una possibilità (speriamo sostenuta dalla volontà e da adeguati strumenti economici) di rilancio del sistema culturale legato al comparto dell'arte moderna e contemporanea che ha visto e, nonostante tutto, vede Torino protagonista. Al nome prestigioso di una grande curatrice internazionale dovranno accompagnarsi non solo le dichiarazioni di entusiasmo degli amministratori ma anche un adeguato impegno degli stessi: impegno di carattere politico, economico e, a loro volta, culturale... Dal punto di vista personale è normale che molte e molti di noi abbiano salutato Carolyn con affetto, si tratta di un ritorno a casa in fondo e molti tra noi sono legati a lei oltre che da rapporti professionali anche da amicizia. E' accaduto sempre a Rivoli di avere un rapporto molto stretto tra coloro che ci hanno lavorato o ci lavorano; sarà perché siamo sempre stati pochini, sarà perché l'abitudine è sempre stata a un lavoro di stampo internazionale, proprio quello che è così caro a CCB. Tuttavia, caro Gabriele, personalmente dissento da una parte della lettura di "amarissima decadenza" che ho riscontrato nell'articolo. Infatti la passata direzione (non distinguo qui tra la doppia direzione Bellini/Merz o la fase finale a sola guida di Beatrice) ha segnato alcuni interessanti punti di rilievo. Tanto per dire, le mostre internazionali si sono potute tenere in ogni caso: il lavoro curatoriale e la funzione educativa del museo sono state garantite. Inoltre va riconosciuto a Beatrice Merz di aver consentito al Castello, in un periodo di crescente disimpegno amministrativo e politico da parte della Regione, di avere un bilancio in perfetto ordine... e di aver proceduto a sanare una serie di pendenze che pure le illuminate (e ben più sostenute e finanziate) direzioni del passato non avevano saputo o voluto correggere. Parlo della normalizzazione delle posizioni di lavoratori, in alcuni casi da più lustri tenuti in una vergognosa situazione indeterminata quanto a contratti. Anche questi fatti, queste scelte hanno consentito al Museo di arrivare alla data della prossima unificazione con la dote di professionisti sui quali molto la nuova direttrice potrà basarsi per fare bene il proprio lavoro. Se si trattò di decadenza o di impoverimento, le ragioni vanno ricercate non tanto nelle direzioni ma nel crescente disinteresse da parte della politica nostrana nei confronti della cultura intesa come prospettiva di una società e di un territorio; la spesso insopportabile protervia di chi ritiene di poter dirigere le sorti di una regione o di una città senza fare i conti con quelli che sono i progetti, le storie e le aspirazioni al buon lavoro di tanti onesti lavoratori".