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TGLFF: C'ERA UN ALTRO PROGETTO, CON CANINO DIRETTORE. ECCOLO

Fabio Canino è un ospite frequente del Tglff
Domani il Comitato di gestione del Museo del Cinema esaminerà il contratto di Irene Dionisio come nuova direttrice del Tglff: è l'ultimo passo formale prima della firma che chiuderà la tormentata successione di Giovanni Minerba al vertice di Cinema Gay.
Ricordo che Minerba resterà al Festival come presidente, collaborando con la direttrice per individuare le linee-guida della rassegna.
A questo punto, visto che i giochi sono fatti, ritengo di poter pubblicare - senza rischio d'influire sul corso degli eventi - un documento che è circolato l'estate scorsa fra alcuni sostenitori, sponsor e collaboratori di Cinema Gay. E' un progetto per il Tglff che proponeva alla direzione Fabio Canino (attore, conduttore radiio tv e scrittore, particolarmente impegnato nella battaglia contro l'omofobia, e da tempo vicino al festival), con Minerba presidente a vita. Mi dicono che a suo tempo il documento fu inviato anche al Comune. Poi le scelte sono state differenti, e confido per il meglio. Comunque il documento lo pubblico: perché gornalisticamente è interessante e contiene alcuni spunti che potrebbero risultare utili al dibattito sul futuro del Tglff. I neretti sono nell'originale.

Il documento: "Un festival internazionalpopolare diretto da Fabio Canino"

Introduzione

Immaginiamo una poderosa fase di rilancio del Tglff, un Festival “Pop”, ovvero “internazionalpopolare”, in grado di coniugare al meglio – secondo la nostra visione - le sue principali vocazioni:
essere dalla parte del pubblico;
godere di una dimensione internazionale;
essere un Festival dell’”accoglienza” nei confronti della città;
aprirsi il più possibile all’esterno, oltre Torino;
offrire un palinsesto variegato, composito e attento a tutte le forme cinematografiche , quelle di sapore “pop-spettacolare”, quelle della cultura cinematografica “alta”, e quelle legate all’impegno civile e Glbt;
avere cura – anche - del glamour, sfoggiare il tappeto rosso, insistere sulla qualità degli ospiti, perché quest’ultimo aspetto non esclude i precedenti ed anzi agisce come “moltiplicatore di attenzione”, accendendo i rifettori sull’evento, aumentando l’impatto stampa;
grazie a tutto quanto sopra illustrato, essere di appeal per nuovi sponsor, in una prospettiva di sempre maggiore indipendenza del Festival dalle casse pubbliche.

L’apertura della manifestazione verso l’esterno è un fattore importante, forse “il” fattore determinante, per vari aspetti. Il Tglff ha oggi 31 anni di vita: una storia rara nel mondo della cinematografia di genere Glbt, che va preservata, un vero e proprio patrimonio – creato e cresciuto grazie all’impegno del Fondatore Giovanni Minerba e del suo validissimo staff - che non deve essere disperso.
Proprio alla luce dello storia passata e delle potenzialità acquisite nel tempo, il Tglff è soprattutto, un marchio che, a livello comunicativo, ha un suo prezioso e inestimabile valore politico, culturale ed economico, che deve essere vieppiù rilanciato per vincere la sfida vera: quella della dimensione internazionale.
Il cinema gay non è più solo - da tempo, ormai - un cinema “militante”: ha invaso il mainstream, ha una sua storiografia, i suoi autori, i suoi percorsi, le sue icone. Ma le nuove generazioni ne sono spesso all’oscuro; il Tglff è la più importante - e più antica - manifestazione culturale Glbt italiana; è stato ed è un momento importante della diffusione del sapere, di conoscenza e di progresso.
Da evento torinese, quindi, il Tglff deve diventare ora evento sempre più nazionale, e soprattutto internazionale.
Il Festival oggi
Negli ultimi sette anni, il Tglff ha registrato un incremento complessivo di spettatori del 35% circa, arrivando ad una media di 15.000 ingressi nell'arco dei 6 giorni di festival. E’ aumentato, in percentuale, il pubblico “eterosessuale” e quello giovanile. 
Il Tglff si compone di un palinsesto composito:
molto seguite dal pubblico sono le Sezioni Internazionali Competitive: il Concorso Lungometraggi (9-11 film a forte impatto di pubblico), il Concorso Cortometraggi (2-3 slot, per un totale di 15-20 film) e il Queer Award, istituito tre anni fa per venire incontro alle esigenze e alle sensibilità dei ragazzi, il concorso che comprende opere prime e seconde, a tematica giovanile;
due distinte giurie ufficiali determinano il miglior film dei Concorsi Lungometraggi e Cortometraggi;
il pubblico in sala può votare il suo film preferito sia del Concorso Lungometraggi sia quello del Concorso Cortometraggi. Una giuria di studenti del Dams o dello Ied, coordinata da un tutor, sceglie invece la pellicola più bella del Queer Award;
i film del Fuori Concorso, gli Eventi speciali, la Sezione Italiana (kilometro Zero), i documentari e i Focus, completano il quadro del Tglff;
i Focus “politico-sociali-militanti” – come gli eventi dedicati all’Iran, alla Pena di morte, alla Tunisia, alla Russia - sono stati un grande successo e si sono rivelati importanti per costruire eventi pregnanti, e potenzialmente ben sponsorizzabili.
Nel corso degli anni, per motivi di budget sono state “sacrificate” invece alcune altre sezioni, probabilmente da recuperare:
quella denominata Vintage, i film Lgbt importanti e più conosciuti nella storia del cinema, dimenticati, da riscoprire, rivalutati, perduti, specie ad uso delle nuove generazioni;
la sezione “Open Eyes”, che si occupava di autori, stili, retrospettive, percorsi del passato, strizzando l’occhio alla poderosa storia “alta” del cinema Lgbt, dalla quale attingere una miriade di spunti per recuperare un “effetto nostalgia” per gli spettatori più colti e generazionalmente più anziani, con la maggiore accuratezza storiografica e cinematografica possibile, sezione utile anche per coinvolgere Università, Cattedre di Cinema, etc;
il Premio alla Carriera “Dorian Gray”, attribuito a personalità del mondo del cinema e dello spettacolo che sono state importanti per il mondo Lgbt e per la sua visibilità (ricordiamo tra i premiati James Ivory e Lindsay Kemp).
Un decalogo per l’Obiettivo 2020: strategie di intervento per il prossimo triennio
Dialogare. La manifestazione – che verrà simbolicamente dedicata ogni anno ad una tematica “forte” relativa all’universo Glbt, deve entrare in un più stretto e incessante dialogo con la Città di Torino e i suoi cittadini, coinvolgendola in tutti i settori, e abbattendo le tradizionali barriere che – da sempre, non nascondiamocelo – dividono il mondo Glbt dal mondo eterosessuale, grazie a una serie di eventi durante tutto l’anno, per testimoniare la propria presenza costante con periodiche anteprime, rassegne, ospiti, Masterclass con esperti di settore (sia durante l’anno che durante il Festival), e favorendo la partecipazione dei più giovani, e con una collaborazione a tema cinematografico con altre manifestazioni culturali, quali ad esempio il Salone del Libro, il Salone del Gusto, etc;
Ricordare. Immaginiamo di valorizzare e riproporre all’attenzione del pubblico – e dei ricercatori, italiani e stranieri - l’enorme archivio storico del Festival, che va curato, schedato e utilizzato per retrospettive e omaggi – sia durante l’anno che durante il Festival, incluse “pillole di pellicola” di 1 minuto da proporre prima delle proiezioni ufficiali - che ripropongano costantemente un “filo rosso della memoria” Glbt;
Attrarre. Il Festival – oltre a dotarsi di un Rainbow Box Infopoint alla stazione di Porta Nuova - dovrà essere in grado di convenzionare agenzie e tour operator per garantire al pubblico la possibilità di acquisto di pacchetti turistici (includenti trasporto treno/aereo, camera d’hotel od ostello, accesso ai musei della città, eventi speciali realizzati in collaborazione con Comune e Regione, tariffe agevolate per il Bike sharing e il car sharing, etc) così da aumentare l’appeal dell’ “esperienza Tglff” per chi viene da fuori città;
Coinvolgere. Tutte le realtà culturali Glbt nazionali devono essere coinvolte dal Festival, dando vita a un circuito grazie al quale far circolare il Tglff in altre città particolarmente sensibile al tema: è bene ricordare che il Festival di Milano, che pure ha una sua storia, è in crisi, mentre Roma e Napoli non hanno alcun Festival Glbt… Il Tglff può quindi fare da traino, sotto attenta supervisione, per favorire una maggiore diffusione della cinematografia a tematica Glbt a livello nazionale;
Fare rete. Il Tglff dovrà concludere accordi con gli analoghi Festival Internazionali - da Londra, a San Francisco, ai Teddy Bears berlinesi – grazie alla creazione di un Ufficio internazionale per il riposizionamento del Tglff nel panorama dei Festival stranieri più importanti, stringendo rapporti di collaborazione e di scambio visibilità con essi (gemellaggi, programmi di film in condivisione etc);
Impegnarsi. Il Tglff dovrà “tessere relazioni” concrete con le tante associazioni Glbt estere (Glaad, Edge, etc) e costruire consenso attorno ai grandi temi globali che riguardano la comunità Glbt di tutto il mondo occidentale, come bullismo, omofobia, teorie del gender, scena “queer”, lotta alla discriminazione… relazionandosi – offrendo la propria disponibilità ad ospitare contributi culturali che mettano al centro sempre il linguaggio cinematografico - anche con le realtà più “sofferenti”, dove l’omosessualità è osteggiata, è un reato, è foriera di ingiustizie, persecuzioni e a volte di condanne a morte;
Affascinare. Per uscire dal provincialismo - e, in un certo senso, anche dal “ghetto” - il Tglff deve porgere il fianco a un tocco glamour che trasformi il Festival in una vera e propria festa per la città. Il “Premio Queer”, ad esempio, da alcuni anni affronta tematiche più ampie nell’ambito delle “nuove sessualità” e dei nuovi comportamenti giovanili: è una sezione che ha grandi potenzialità di incremento; verrà inoltre costruito un palinsesto di eventi collaterali - danza, letteratura, musica, happening, feste - con ospiti illustri, e aperta una lounge brandizzata – nella nuova sede delle proiezioni in fase di individuazione - che funga da punto d’incontro del Festival ma anche aperta al pubblico esterno, che avrà così la possibilità di dialogare con gli organizzatori, con gli ospiti, con registi e attori;
Contaminare. Il Tglff deve trovare la forza per abbracciare mondi contigui al cinema qual è ad esempio quello della fotografia, grazie a collaborazioni espositive sul tema Glbt da proporre a Camera, il museo nazionale della fotografia di Torino, e a fotografi di fama internazionale come Julian Hargreaves, specializzato in fotoritratti di celebrities, in grado di prestarsi per valorizzare le “icone” del Festival (ospiti, registi, e – perché no – le vere “celebrities” del festival, ovvero i giovani volontari che il festival contribuiscono concretamente, ogni anno, a realizzarlo;
Comunicare. Tutti i passi sopra illustrati sono necessari per consentire al Tglff di implementare una più solida strategia di comunicazione: oltre ai media mainstream, presenza sui Social in tempo reale, iniziative di comunicazione non convenzionale e istant marketing. e rilancio del canale webtv del Tglff;
Mantenersi. Il marchio Tglff - i tempi sono più che maturi, e 30 anni non sono passati invano… - è pronto per coinvolgere - e lasciarsi coinvolgere da – nuovi sponsor “gay friendly”, sia con feste brandizzate a tema che supportando anche – dal coté cultural-cinematografico – le politiche di advocacy su tematiche Glbt delle principali associazioni rappresentative del settore, così da acquistare visibilità, prestigio e risonanza sulla stampa, al fine di attrarre attenzione da nuovi potenziali sponsor interessati a legarsi – attraverso il sostegno a una manifestazione culturale di alto profilo - a battaglie di difesa dei diritti civili.
Conclusioni
Un aspetto fondamentale che ha sempre caratterizzato la manifestazione è il suo impegno politico: non esiste solo l’omosessualità “liberata” del mondo occidentale; non esiste solo una “way of life” gay standardizzata e globalizzata dalle conquiste civili; non esiste solo la “scena queer” che impone nuovi - e più fluidi - modelli di vivere la sessualità. Esiste un intero mondo Glbt, in tutte le sue sfumature di colore, che attende solo di contaminarsi con il Tglff.
Per farlo efficacemente, occorre accettare la sfida – dopo 30 anni di straordinario – impegno – di un ulteriore balzo in avanti: solo così questa manifestazione culturale, unica, diventerà definitivamente adulta e in grado di camminare – perché no, di correre – sulle proprie gambe.
Al tal fine, il presentatore Rai, autore e scrittore Fabio Canino - da sempre attivo nel mondo Glbt e nelle battaglie contro l’omofobia e a favore dei diritti civili, e al centro di una fitta rete di relazioni Glbt in grado di portare un concreto e vantaggioso apporto al Tglff - ha risposto positivamente alla richiesta di dare disponibilità a lavorare alla direzione artistica del Festival, in collaborazione con il fondatore Giovanni Minerba, per il quale si propone la Presidenza a vita della manifestazione, quale particolare riconoscimento per l’eccezionale impegno profuso in 33 anni di Festival.

Commenti

  1. Ecco, grazie, pensavo di essermi perso dei pezzi. Non è stato approfondito il motivo per cui si sia scelta Irene Dionisio, ci basta il dato anagrafico e il curriculum (relativo ai documentari e ad un solo film) da cui non si capisce se abbia relazioni nell'ambinete GLBT. E se anche per Minerba è valso solo il dato anagrafico a giustificare la sostituzione, questo progetto era la risposta! Meditato, valutato e "condiviso da sostenitori, sponsor e collaboratori di Cinema Gay", una bella proposta condivisa da chi ha veramente creduto nel festival negli anni. E non da chi arrivato a giugno ama distinguersi con scelte arbitrarie, venute da chissà dove e cadute dall'alto, rese per lo più faticose dal valzer delle attese.
    Non ho niente in contrario con Irene Dionisio che, a parte le poche informazioni che si possono reperire sul web, non conosco. Non condivido questo modo di operare, che trovo estremamente superficiale, così come lei ha ben descritto nel post sulle competenze. Se mi sbaglio, mi piacerebbe che venga pretesa la motivazione di tale scelta. Nel frattempo auguro di cuore a Dionisio di essere all'altezza delle aspettative e di riuscire li dove quest'amministrazione è carente: umiltà, serietà e consapevolezza! In bocca al lupo.

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  2. Bello il post, e...ancora più interessante il commento del lettore. Anche a me, come cittadino, piacerebbe conoscere la "ratio" di certe scelte. Sarebbe stato straordinario un coinvolgimento orizzontale di tutti i soggetti vicini al Festival negli ultimi anni e di tutti i sostenitori, appassionati, etc, non già per delegare decisioni che indubbiamente spettano al settore pubblico (che però - mi piace ricordare - non si riduce al Comune...@chiamparino dove sei...? Batti un colpo.....), bensì per raccogliere idee, stimoli, suggestioni... ma poi si rischiava anche di fare scelte intelligenti e condivise...non sia mai.....!! (PS: ma il M5S non ha anche un gruppo LGBT al proprio interno...? Non pervenuto....??) ;)

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