Un splendido Depero in mostra da Accorsi (non male pure i due Balla a lato) |
Sandretto: grandi foto, zero sindaci
L'altro ieri alla Fondazione Sandretto hanno inaugurato "Life World", splendida mostra di fotografie dalla collezione Coppel: opere d'avanguardia, alcune davvero fascinose, in ossequio alla vocazione della ditta; ma ci trovate pure una raffinata selezione di classiconi di Richard Avedon (il suo doppio ritratto di Samuel Beckett è chiaramente predestinato al ruolo di icona della mostra), Irving Penn, Cartier Bresson, Salgado, Diane Arbus, Tina Modotti e Edward Weston, sicché persino i somari come me possono entusiasmarsi e fingersi competenti.La mostra fotografica "Life World" alla Fondazione Sandretto |
Volevi il Futurismo? E vai da Accorsi, no?
Ieri invece sono stato al Museo Accorsi per l'inaugurazione della mostra "Dal Futurismo al ritorno all'ordine. Pittura italiana del decennio cruciale 1910-1920" e ne sono uscito soddisfatto e consolato.Soddisfatto perché è una gran mostra. Pensata, istruttiva, ammirevole: opere scelte con criterio e logica per costruire un racconto dell'arte italiana di quel periodo davvero "cruciale". I fini intellettuali del Consiglio comunale che piangevano (per finta, neh!) sulla mancata mostra del Futurismo a Palazzo Reale sono serviti: questa è una mostra sul Futurismo, e non solo.
Umberto Boccioni, "Antigrazioso" (1916) |
Nicoletta Colombo e Giuliana Godio hanno sputato sangue, e si vede, per mettere insieme il meglio da collezioni pubbliche e private: ci sono tutti i grandi - da Boccioni a Depero, da Balla a Marinetti - e ci sono pure i "minori", ma non casuali, bensì funzionali, significativi.
Io mi sono entusiasmato davanti a una piccolissima incisione di Giorgio Morandi del 1915: bottiglie, manco a dirlo. Nel 1915.
Ecco, questo è "fare una mostra". Prendete nota.
Info per falabracchi: il Museo Accorsi è in via Po 55
Giacomo Balla, "Linee forze di paesaggio+giardino" (1918) |
Il Museo Accorsi è gestito da una Fondazione privata, e lavora nel più completo disinteresse della pubblica amministrazione: è vero infatti che il presidente della Regione e il sindaco di Torino fanno parte del CdA della Fondazione, però nessuno li ha mai visti a una sola seduta. Ah, vi preciso a scanso d'equivoci che il vicepresidente della Fondazione, Guido Appendino, non è parente.
I nostri falabracchi che sdottoreggiano di "istituzioni museali che devono essere produttori e non soltanto contenitori di cultura" probabilmente non sanno neppure dove sta il Museo Accorsi (o il Museo Fico, o tanti altri che ostinatamente continuano a produrre cultura alla facciaccia loro): può essere questo il motivo per cui non ci mettono piede. Nell'ambito del mio personale programma di sostegno alla crescita personale e culturale dei miei dipendenti, comunico pertanto a lorsignori che il Museo Accorsi è sito in via Po 55. Ci vadano, che hanno molto, ma molto molto, da imparare.
Se ti disprezzano, stai facendo la cosa giusta
Giulio Ometto |
Nel caso specifico, va detto, si apprezza una perfetta continuità con la gestione precedente: anche Fassino & Co disertavano le inaugurazioni da Accorsi. Questi nuovi, con evidente spirito egualitario, si sono limitati a estendere il "Trattamento Chissenefrega" agli altri privati che ancora si sbattono per supplire alle loro carenze. Per non fare torto a qualcuno, non vanno da nessuno.
Un consiglio per chi sa
Filippo De Pisis, "Natura morta" (1919) |
Bonus track: cosa succede a Milano (e a Genova)
Riassumendo. A Torino e dintorni, oggi, le uniche mostre rilevanti le propongono i privati: Munari al MEF (number one), Futurismo e dintorni da Accorsi, le fotografie alla Sandretto; aggiungete "L'Italia di Magnum" da Camera e "Tiepolo e il Settecento veneto" della Fondazione Cosso al Castello di Miradolo. Sul fronte pubblico meritano rispetto le piccole ma pregevoli mostre a Palazzo Reale e Palazzo Madama. Attendo speranzoso "L'emozione dei colori" alla Gam e a Rivoli, fosse mai che risollevi le sorti di quelle povere istituzioni. Fine del gatto.Colpa della crisi, direte voi. Ma cosa succede allora nelle altre città?
Facile elencare con triste meraviglia l'offerta di Milano: dall'8 marzo ci sarà il "nostro" Manet a Palazzo Reale, e qui è impietoso infierire; ma a Palazzo Reale (di Milano, beninteso) c'è pure Keith Haring; mentre alle Gallerie d'Italia trovate "Bellotto e Canaletto: lo stupore e la luce", e il 15 marzo al Mudec apre "Kandinsky, il cavaliere errante". Per tacer del resto, e del recente pregresso.
Io quest'anno l'Abbonamento Musei lo rinnovo. Però prendo quello della Lombardia.
E Genova? Oh già, c'è anche Genova. L'anno passato a Palazzo Ducale hanno avuto, tra gli altri, gli Impressionisti, Mucha, Elmut Newton; e nei prossimi giorni inaugurano Modigliani e Cartier Bresson. Chissà se c'è un Abbonamento Musei della Liguria?
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