Una seduta della Commissione cultura in Regione |
A dire il vero due anni fa, il 30 marzo del 2015, tramite tweet il signor Consiglio Regionale mi promise di cambiare il regolamento, ma non ne avevo più saputo nulla e ancora di recente mi è stato detto che le porte restano sbarrate per il pubblico e i giornalisti. Confesso che me ne ero fatto una ragione.
E invece scopro or ora che l'articolo 30 dello Statuto regionale, che vietava la partecipazione del pubblico alle sedute, è stato abrograto dalla l.r. statutaria n. 6 del 22 luglio 2015. Tale legge prescrive che sia il Regolamento a disciplinare "le forme di pubblicità dei lavori delle Commissioni consiliari".
Magnifico. Tutto contento vado a leggermi il Regolamento del Consiglio regionale e scopro che all'articolo 38, comma 7, sta scritto: "In casi di particolare rilievo, previa autorizzazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, le Commissioni possono decidere di tenere riunioni alla presenza della stampa e di altri organi di informazione. Sono in ogni caso escluse sedute pubbliche per le fasi in cui si effettuano le dichiarazioni di voto e si svolgono le votazioni".
Ah, ma allora prendi per il culo, mio caro e anonimo signor Consiglio Regionale che pretendi di rappresentarmi e gestire la roba mia in Regione: secondo te io potrei venire a controllare che cosa combini in Commissione soltanto se e quando si discutono "casi di particolare rilievo". E chi lo decide, che è un caso di particolare rilievo? Tu, mio bel furbetto? Ma va che sei una sagoma. Il sornioncello che dovrebbe essere controllato ventiquattr'ore su ventiquattro affinché non combini troppe minchiate decide lui se e quando gli garba di farsi controllare. Geniale.
E questa sarebbe "la modifica dello Statuto per regolare la pubblicità delle sedute di Commissione" che il Consiglio regionale mi ha annunciato in data 30 marzo 2015 tramite tweet che ovviamente conservo e che chiunque può leggere nel post qui linkato?
No, fammi capire: vuoi pervicacemente farti mandare affanculo? Ma basta chiedere, che diamine. Io ti ci mando ben volentieri.
E ti aggiungo anche che se vuoi perculare qualcuno, rivolgiti ai tuoi cari, ai tuoi amici o ai tuoi compagnucci di bottega, e non sfrangere i coglioni alla gente per bene.
E sai che c'è? Adesso mi è montata la carogna. La prossima volta che c'è una seduta della Commissione cultura su un argomento che io decido (io che vi eleggo, io che vi pago, io che sono un cittadino, un elettore e un contribuente e quindi sono la fonte unica del vostro potere, che in realtà è il mio potere), la prima volta, dico, che io decido che l'argomento che discutete è "di particolare rilievo", io vengo lì e entro. Fammi pure portare via dai vigili, o dai lanzichenecchi, o da qualsiasi truppa mercenaria di cui disponi.
Ti preannuncio fin d'ora che pianterò un casino dell'ostia. E continuerò finché voi sornioncelli non solo mi farete entrare alle vostre misteriose sedute, ma mi saluterete pure con la cortesia dovuta al vostro datore di lavoro e, educatamente, mi direte "prego, signore, si accomodi pure, lei è in casa sua". Perché, cari giovanotti e care giovanotte, io sono un datore di lavoro vecchio stampo: pago e pretendo. E, soprattutto, ficcatevi ben bene nella testa che quella è casa mia.
Aggiungo che non ho mai compreso le reali motivazioni di tanta segretezza, né sono riuscito a ottenere convincenti spiegazioni in merito: ma checcazzo combinano dietro quelle porte sbarrate? Orge? Bische clandestine? Complotti internazionali? Sbornie selvagge? Combattimenti fra cani? Balli in maschera?
Orge, sicuramente orge (cerimonie collettive di carattere spirituale)
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