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SALONE, LA REGIONE PAGA MA NON TACE: LA (TIMIDA) CONTROMOSSA DELLA PARIGI

Antonella Parigi non si è ancora arresa
Secondo me, la pratica del Salone del Libro è tutt'altro che chiusa. In teoria - e al momento anche in pratica - se lo è beccato il Comune, tramite l'affidamento dell'organizzazione alla Fondazione Cultura. Ma in Regione non tutti l'hanno presa bene. E non escludo nuovi colpi di scena. Oggi, intanto, l'Antonellina Parigi ne ha parlato davanti alla Commissione cultura della Regione, il cui presidente Daniele Valle nei giorni scorsi ha fatto capire che l'acquiescenza chiamparinesca allo strapotere di Chiarabella non gli garba né punto né poco.
In buona sostanza l'Antonellina ha detto che non lasceranno mano libera al Comune sui contenuti del Salone, o almeno su alcuni punti fondamentali: "Stiamo lavorando con il Comune per mettere a punto una convenzione, di cui stiamo definendo i contorni e che dovrà contenere alcuni elementi per noi cruciali: la tutela dei lavoratori della Fondazione e la condivisione delle scelte sulla governance", ha detto. Traduco in linguaggio pedestre: "Noi i soldi li diamo, ma Chiarabella e soci non pensino di beccarsi la grana e fare il bello e il cattivo tempo alla facciazza nostra". 
E ha aggiunto che sarà la Regione - tramite Circolo dei lettori e Scr - a scegliere il privato che si dovrà occupare della gestione commerciale e tecnico-organizzativa del Salone.
Direi che sono modeste consolazioni, per l'attuale maggioranza regionale; che difatti è in ebollizione. Ma fra meno di un anno la Regione avrà un altro governo; un governo che probabilmente marcerà d'amore e d'accordo con quello del Comune.
Ecco l'intervento della Parigi:
"Nei giorni passati è stato detto che il successo del Salone del libro sarebbe da attribuire a una parte politica (sarcastico riferimento ai pavoneggiamenti di Chiarabella, NdG). In realtà la storia e i fatti ci dicono che il Salone si è salvato innanzi tutto da solo e con la sua comunità, che gli si è stretta intorno e ha saputo dimostrare quanto questa manifestazione sia importante non solo per Torino e il Piemonte, ma per il Paese. Abbiamo dunque dimostrato che in questi 30 anni qualcosa di buono si era costruito. Qualcosa di non replicabile altrove.
Quanto al ruolo della Regione, come giunta regionale abbiamo lavorato già dai primi anni del nostro mandato per il rinnovamento del Salone, consci del grande valore di questa manifestazione e proprio per preservarlo e per superare un modello che si era rivelato non più sostenibile. Atti concreti che abbiamo voluto portare avanti per salvaguardare il Salone e mantenerlo a Torino. A questo proposito vorrei ricordare che, nel momento della frattura con l'Aie, questo è stato possibile grazie al coraggio del presidente della Regione, che di fronte a un ministro della sua stessa area ha saputo ribaltare il tavolo delle trattative, che cercava un compromesso con Milano.
Per quanto riguarda gli anni passati, per dieci anni i conti non sono mai stati in equilibrio; poi nel 2017, a causa di una perdita e della svalutazione del marchio, rispetto alla quale sono state anche sollevate alcune obiezioni
(a  molti è rimasta sullo stomaco la gherminella del deprezzamento per far fuori la Fondazione e mettere le mani sul Salone, NdG), è emersa una situazione di forte criticità di bilancio che ha avuto gli esiti ben noti a tutti (e che vediamo oggi, ma s'erano già capiti l'anno scorso, NdG). Nel 2018, passando la gestione del Salone al Circolo dei lettori e alla Fondazione per la Cultura, abbiamo invece registrato, oltre a un successo sotto il profilo culturale e di affluenza degli editori e del pubblico, un importante avanzo di bilancio. Un risultato straordinario che dimostra che, anche economicamente, il Salone è un prodotto sano qualora lo si gestisca con le giuste competenze.
Per il futuro, come Regione auspichiamo e anzi ci adopereremo per una gestione che sappia valutare le competenze. Intanto stiamo lavorando con il Comune per mettere a punto una convenzione, di cui stiamo definendo i contorni e che dovrà contenere alcuni elementi per noi cruciali: la tutela dei lavoratori della Fondazione e la condivisione delle scelte sulla governance
(e qui sta il nocciolo del problema. Direi che al Chiampa gliene fotte assai relativamente. Ma l'Antonellina la vede a modo suo e non vorrebbe farsi mettere i piedi in testa dal Comune. Però deve fare buon viso a cattivo gioco, E il cattivo gioco è prendersi gli avanzi, e lasciare la ciccia a Chiarabella. E perché? Non ho ancora capito - nessuno ha capito - le ragioni di tanta arrendevolezza del Chiampa. NdG).
Stiamo inoltre lavorando per trovare un partner privato, e non un affidamento di servizi. Un partner che presenti un progetto per le prossime edizioni del Salone del libro e che si occupi dell’organizzazione, ma anche della valorizzazione del marchio. Tra gli altri aspetti che verranno inseriti nella gara ci sono inoltre la gestione degli aspetti commerciali, l’allestimento, la comunicazione. La gara per individuare tale soggetto privato verrà impostata dalla Regione Piemonte tramite le sue partecipate Circolo dei lettori e Scr (tel chi! NdG). Il Circolo dei lettori ha infatti dimostrato di possedere tutte le competenze
 (mica per caso, visto che la Rebola ha lavorato per anni al Salone. NdG) per costruire un capitolato interessante per il mercato. La gara prevederà inoltre un investimento economico da parte nostra. La Fondazione per la Cultura (reduce dai successi di Natale coi fiocchi. NdG) si occuperà della dell’organizzazione dei contenuti culturali e di tutto il Salone Off, nonché della ricerca di sponsorizzazioni presso partners privati (e qui ammette che il Comune s'è pappato la ciccia più sugosa. NdG). Nell’ambito della convenzione sarà inoltre costituito un Comitato di indirizzo, o una cabina di regia, dove siederanno anche gli editori, che peraltro potranno partecipare alla gara per l’organizzazione del Salone".
Quest'ultimo riferimento all'ingresso degli editori - ma quali? I grandi? I piccoli? - è tutt'altro che trascurabile. Ripeto: il futuro non è ancora scritto. E passeremo un'altra estate ballando sul vulcano. Com'è tradizione. 

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