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ASSALTO ALLA MOLE: LA BATTAGLIA PER I DIRETTORI

I due Gaetani del cinema torinese: a destra Capizzi, a sinistra Renda
Ieri ho trascorso una mattinata molto interessante alla Mole. C'era la presentazione di CinemAmbiente, che vi ho raccontato. E nell'occasione ho incontrato molta gente interessante. C'era, in qualità di gradita uditrice, la direttrice del Tff Emanuela Martini con clamorosa acconciatura punk a colori oltremare e carota. E c'era, ad aprire la conferenza, la presidente del Museo Laura Milani, che ha definito CinemAmbiente il festival più importante, "per i temi che tratta".

Cos'ha detto Gaetano Renda

In sala c'era pure uno dei componenti del Comitato di gestione del Museo, Gaetano Renda, che s'è prodotto in un estemporaneo intervento. Ne riporto di seguito i tre punti salienti, così come li ho capiti io: 
1) Renda afferma che il budget di CinemAmbiente è diminuito, però il festival è bello uguale, anzi di più. Io gli ho domandato se pensasse a qualcosa tipo quel tale che provò a dar da mangiare all'asino un giorno sì e l'altro no, poi un giorno sì e tre no, poi un giorno sì e una settimana no, finché l'asino schiattò. Renda ha risposto che in realtà intendeva dire che "quando le risorse pubbliche si contraggono può accadere che i budget si debbano concordare fra chi propone il festival e il consiglio d'amministrazione". Ah, vabbé. Dal 2016 al 2018 il budget di CinemAmbiente è sceso da 381 mila e 291 mila euro. Ci sono state alcune contrazioni, evidentemente.
Laura Milani accanto a Capizzi durante la presentazione di CinemAmbiente
2) Renda dissente dalla presidente Milani quando afferma che CinemAmbiente è "il festival più importante". A mio avviso quella era una dichiarazione di circostanza, e relativa al valore "educativo" del festival; comunque Renda ci tiene a ribadire che "tutti i festival sono importanti". La Milani era già andata via, e io ho domandato a Renda se tra la presidente e alcuni consiglieri del Museo esistano forti contrasti (a dirsela tutta, gli ho domandato se si prendono regolarmente a madonne). Renda mi ha risposto che "c'è una bella dialettica, con un aperto confronto d'opinioni". Nel mio personale dizionario, ciò significa che si prendono regolarmente a madonne. Ma forse Renda usa un dizionario diverso dal mio.
3) Renda ricorda che il contratto del direttore di CinemAmbiente, Gaetano Capizzi, scade quest'anno, e di conseguenza il Comitato di gestione (come dire il CdA) del Museo dovrà valutare se rinnovarlo. Gli ho domandato se ciò significhi un benservito per Capizzi. Renda mi ha risposto che Capizzi "certamente è in lizza per essere un probabile direttore". Capizzi non mi è parso particolarmente sollevato.
Al termine dell'incontro stampa ho iniziato un giro di private consultazioni e alla fine mi sono fatto alcune idee mie, che ovviamente non rappresentano il pensiero dei miei interlocutori, bensì la personale opinione di Gabo alla luce di quanto appreso e conseguenti riflessioni.
Allora, ecco come la vedo.

Riparte il risiko dei direttori

Da sinistra: Giovanni Minerba, Emanuela Martini e Irene Dionisio
Le convulsioni del Museo del Cinema non sono finite, anzi. La partita sui direttori è appena cominciata, e la posta in palio è il controllo assoluto sul comparto del cinema torinese.
L'unica posizione sicura, al momento, è quella di Emanuela Martini, che lo scorso gennaio è stata confermata per altre due edizioni alla direzione del Tff.

CinemAmbiente verso il remake di Cinema Gay

Quanto a CinemAmbiente, i discorsi che sento in giro mi fanno pensare a un possibile remake di Cinema Gay (ex Tglff, attuale Lovers, insomma, quel festival lì). Prima lodano sperticatamente il vecchio direttore che "ha inventato il festival, lo ha fatto crescere e diventare importante, è bravissimo, non si discute, merita un monumento, ma...". E arrivati al "ma" mettono su la maschera pensosa e aggiungono che dopo vent'anni (nel caso di Capizzi, per Minerba erano trenta) "è naturale/fisiologico/utile/indispensabile un cambiamento". Versione alternativa: "creare le condizioni per un passaggio di consegne". Infine ricordano che tocca al Comitato di gestione, o CdA o quel che è, il compito di decidere, valutare, considerare... 
Il seguito, nel caso di Cinema Gay, è noto: questo o quell'assessore decide che, combinazione, una persona di sua fiducia è perfetta per una direzione giovane e innovativa, il vecchio direttore viene scaricato con qualche contentino economico e/o qualche carica onorifica, e via, verso l'infinito e oltre.
Nel caso di CinemAmbiente c'è però un piccolo inconveniente: il festival non è proprietà del Museo del Cinema, bensì dell'Associazione CinemAmbiente, ovvero di Capizzi. Per cui Capizzi è padronissimo, se gli gira, di prendere il festival - ovvero il marchio CinemAmbiente, che ha un valore e una credibilità riconosciuti a livello mondiale - e andare a farselo altrove. Magari a Milano. Le richieste non mancano.
Certo, in tal caso la contromossa del Museo del Cinema sarebbe - volendo - creare ex novo un festival simil-CinemAmbiente ("tipo") dandogli un pittoresco titolo inglese, magari "Uattsammerica Awanagana International Environmental Film Festival". Tanto, qui a Torino del valore commerciale dei marchi ce ne sciacquiamo, perché siamo più furbi degli altri. Mica per niente siamo quelli che hanno cambiato i brand "Torino Jazz Festival" in "Narrazioni Jazz", e "Tglff" in "Lovers". I risultati si sono visti. Siamo una squadra scaltrissimi fatta di gente fantastici.
Ieri Renda ha ribadito la stima sua - e presumo dell'intero Comitato di gestione - per il direttore Capizzi. Ciò mi induce a sospettare, sulla base di pregresse esperienze, che la conferma di Capizzi alla direzione di CinemAmbiente sia tutt'altro che scontata.

Anche Lovers è un'incognita

Ma attenzione. Non è scontata neppure la conferma di Irene Dionisio alla direzione di Lovers. Il contratto della direttrice prevede infatti tre anni di mandato, ma con la consueta clausola del "due più uno": nel senso che, dopo il secondo anno, il datore di lavoro (nel caso specifico, il Museo del Cinema) si riserva il diritto di verificare se determinati "obiettivi di missione" sono stati raggiunti. La prima edizione di Lovers è stata un mezzo disastro, mentre la seconda è andata meglio. Ma nel Comitato di gestione c'è chi è incline a non considerare la "verifica del secondo anno" come una pura formalità.
Intanto quest'anno scade il contratto biennale di Giovanni Minerba come presidente di Lovers. Minerba, specie quest'anno, ha dato un apporto significativo al festival. Verrà rinnovato? Ah, saperlo...

La conquista della Mole: siamo alla stretta finale

Dopo Barbera, un anno e mezzo senza direttore
Queste che vi ho raccontato sono però scaramucce, se confrontate alla madre di tutte le battaglie che infuria da mesi al Museo del Cinema. Lì la posta in palio è la direzione della Mole, vacante da un anno e mezzo dopo la defenestrazione a mezzo "buco" di Alberto Barbera e la miserabile pantomima del successore selezionato con regolare bando ma respinto dal Comune pentastellato perché "vicino al pd". Inutile dirvi che - completata la conquista del Regio e ben avviata quella del Salone del Libro - il Museo è l'obiettivo più immediato del risiko di Chiarabella per il controllo totale delle istituzioni culturali torinesi.
Per scongiurare altre figure da peracottari, stavolta la presidente Milani ha blindato il bando, affidandolo a un'accreditatissima agenzia di head hunting, Badenoch & Clark, a sua volta selezionata con trasparente procedura. In teoria nessuno - neppure la presidente o i membri del Comitato di gestione - deve conoscere i nomi del centinaio di candidati (sarebbero cento, non 38 come trapelato in un primo tempo, e comunque neppure questo doveva trapelare). Sempre in teoria, la scelta finale del direttore, che spetta al Comitato di gestione, si effettuerà soltanto sulla short list che verrà selezionata da Badenoch & Clark.
Ma in pratica alla Mole si è scatenato l'inferno. I contrasti fra presidente e Comitato di gestione sono noti e frequenti, e ruotano tutti attorno alla procedura di selezione e alla segretezza delle candidature. Il bando si è chiuso il 30 marzo, e ci hanno promesso che entro maggio il Museo avrà un direttore. Mancano pochissimi giorni, quindi, e immagino che ne vedremo ancora delle belle. Non mi azzardo a prevedere come finirà. Ma già so che avrò di che scrivere per settimane. Sarà una bella estate. 

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