Cultura in crisi? Francesca Leon dice la sua |
Adesso, a edicole chiuse e a fini di futura memoria e pubblico servizio, riproduco qui sul blog sia la lettera della Leon, sia il mio commentino.
Cominciamo con la lettera maiunagioiesca, piuttosto estesa:
Il dibattito pubblico, per quanto reso aspro dall’imminenza elettorale, non può far ricorso ad allusioni o falsità. E’ falso dire che la Città non abbia tenuto fede agli impegni assunti per il Salone Internazionale del libro 2018 e per il prossimo triennio: nel 2018 ha stanziato 700 mila euro a favore della Fondazione per la Cultura per la realizzazione del Salone che a sua volta ha raccolto sponsorizzazioni per oltre 500 mila euro. In attesa dei bilanci consuntivi delle due fondazioni possiamo dire che saranno garantite tutte le risorse necessarie. Dal 2019 al 2021 i fondi sono garantiti da un protocollo di intesa tra Città, Regione e Circolo dei Lettori. Questo per fare chiarezza su ciò che è vero e ciò che è falso.
Come molti sanno il nostro Comune è il più indebitato d’Italia e, al predissesto che avrebbe comportato tagli lineari ed eliminato le spese non obbligatorie, si è preferito percorrere la strada più difficile del piano di rientro, stabilizzando le risorse per la cultura. Una scelta politica che ribadisce l’importanza del settore per questa Amministrazione e abbiamo tenuto fede a tutti gli impegni. Non solo, in questi tre anni la città è riuscita a recuperare le dilazioni accumulate negli anni nel pagamento dei contributi.
Separare le deleghe da quelle del turismo vuole dire assegnare alla cultura un valore a sé, non ancillare rispetto a qualcosa d’altro. La cultura è motore di conoscenza, di partecipazione attiva, di ricerca, produzione e innovazione non solo uno strumento di attrazione turistica. Oggi la città è attrattiva per tantissimi aspetti, tutti importanti: bellezza della città, l’accoglienza, l’offerta culturale, l’enogastronomia, i grandi eventi. Stupisce leggere che il turismo familiare non interessi e che alcuni pensino che occorra puntare solo sul turismo culturale puro. E poi se oltre al patrimonio culturale cominciamo a essere riconosciuti anche come città di eccellenza enogastronomica e per i grandi eventi sportivi, credo sia un risultato importante.
Il nostro sistema culturale è rigido, pensato su una dimensione verticale che ha tralasciato negli anni quel tessuto creativo e produttivo diffuso, forse da alcuni considerato “minore” che dovrebbe essere il tessuto connettivo e dinamico del sistema culturale di una città. Una organizzazione che si traduce in una rigidità della spesa che ha come conseguenza che la quasi totalità dei fondi dell’Assessorato alla cultura sono destinati agli enti culturali partecipati. In dieci anni i contributi alla cultura sono calati del 65% senza che venisse affrontato il tema della sostenibilità. Inevitabile che i nodi venissero al pettine e oggi li stiamo affrontando.
Le difficoltà del Teatro Regio nascono dal conferimento di immobili al posto di contributi con conseguente aggravamento della posizione debitoria rischiando il commissariamento. L’azione di indirizzo della città ha permesso di elaborare un piano di sviluppo che ha portato a un investimento da parte del MIBAC di 8 milioni e mezzo. La riorganizzazione di Torino Arti Performative ha permesso di dare continuità ai finanziamenti alle compagnie consolidate, opportunità a quelle giovani, promuovendo le attività internazionali, restituendo valore strategico al settore della danza, chiedendo ai teatri partecipati di condividere strategie, risorse e attività.
Abbiamo dato voce alle competenze del nostro territorio nel mondo del jazz mettendo per la prima volta in primo piano i musicisti e i club. I risultati parlano da soli e quest’anno anche la Regione ha voluto affiancare il nostro lavoro. Siamo lieti di esportare modelli, così come è successo con “Torino che legge” e la volontà di mettere al centro delle nostre azioni un sistema bibliotecario dinamico e competente. Ed è con questa filosofia che ci prepariamo ad entrare nella Fondazione Circolo dei Lettori: per fare sistema tra Circolo dei lettori, Servizio bibliotecario cittadino insieme ai protagonisti della filiera del libro. Fare politica culturale vuol dire attivare sinergie, fare rete e far sì che le istituzioni destinatarie della quasi totalità delle risorse destinate al settore siano attive nella costruzione del tessuto connettivo creativo della nostra città. E’ quello che questa Amministrazione sta facendo anche in un’ottica di sviluppo turistico intorno a “Leonardo da Vinci Disegnare il futuro” e a “Torino Città del Cinema nel 2020.
Veniamo poi al sistema museale. Nel 1998 i visitatori nei musei erano 800 mila visite. Oggi sono 5 milioni 200 mila. Una crescita ulteriore è possibile ma soprattutto in luoghi come la Venaria e le Residenze Sabaude. Oggi, però, il sistema delle residenze è ancora al blocco di partenza, così come spero nella rapida riapertura del Museo Regionale di Scienze Naturali
Ma le attività di un museo non si valutano solo in base al numero dei visitatori, piuttosto dalla capacità di fare ricerca, di parlare a un pubblico sempre più vasto per costruire percorsi di senso insieme ai cittadini e al tempo stesso costruendo opportunità di sviluppo sulla scena internazionale: un caso esemplare è l'attività del museo egizio - lungi da me l'intento di attribuirmi meriti- esemplificata mirabilmente nella mostra Archeologia Invisibile che dimostra la capacità di una istituzione culturale di produrre innovazione, utilizzando le opportunità e gli strumenti della rivoluzione digitale.
Posso dire? L'intervento della mia amica Leon un po' mi delude. Speravo in qualcosa di più croccante. Invece Maiunagioia ripete per l'ennesima volta la visione dell'amministrazione civica sullo stato della cultura in città. Fa bene, in fondo è il suo mestiere. Non entra però nel vivo della domanda delle cento pistole, quella che ha originato l'intero dibattito: se cioé il turismo a Torino oggi sia ancora attratto dall'offerta culturale o se invece - come sembra emergere da alcuni indicatori - prevalgano altre motivazioni, tipo l'enogastronomia o il fascino pallonaro. Francesca nel suo scritto difende l'operato del suo governo, com'è giusto; elenca per l'ennesima volta i peccati del passato regime, peccati che io stesso denunciavo quando lei se ne stava serena a dirigere l'Abbonamento Musei; ed esalta le opere dei regimi - presente o passato, non importa - ovviamente magnificandone la qualità e il valore. Ma di giudizi di valore per l'appunto trattasi: nessun elemento concreto viene fornito per capire, ad esempio, se il Festival Jazz attira pubblico (e dunque turisti) da fuori Piemonte in misura significativa. Questo servirebbe per capire: numeri, dati, analisi. Non slogan.
Separare le deleghe da quelle del turismo vuole dire assegnare alla cultura un valore a sé, non ancillare rispetto a qualcosa d’altro. La cultura è motore di conoscenza, di partecipazione attiva, di ricerca, produzione e innovazione non solo uno strumento di attrazione turistica. Oggi la città è attrattiva per tantissimi aspetti, tutti importanti: bellezza della città, l’accoglienza, l’offerta culturale, l’enogastronomia, i grandi eventi. Stupisce leggere che il turismo familiare non interessi e che alcuni pensino che occorra puntare solo sul turismo culturale puro. E poi se oltre al patrimonio culturale cominciamo a essere riconosciuti anche come città di eccellenza enogastronomica e per i grandi eventi sportivi, credo sia un risultato importante.
Il nostro sistema culturale è rigido, pensato su una dimensione verticale che ha tralasciato negli anni quel tessuto creativo e produttivo diffuso, forse da alcuni considerato “minore” che dovrebbe essere il tessuto connettivo e dinamico del sistema culturale di una città. Una organizzazione che si traduce in una rigidità della spesa che ha come conseguenza che la quasi totalità dei fondi dell’Assessorato alla cultura sono destinati agli enti culturali partecipati. In dieci anni i contributi alla cultura sono calati del 65% senza che venisse affrontato il tema della sostenibilità. Inevitabile che i nodi venissero al pettine e oggi li stiamo affrontando.
Le difficoltà del Teatro Regio nascono dal conferimento di immobili al posto di contributi con conseguente aggravamento della posizione debitoria rischiando il commissariamento. L’azione di indirizzo della città ha permesso di elaborare un piano di sviluppo che ha portato a un investimento da parte del MIBAC di 8 milioni e mezzo. La riorganizzazione di Torino Arti Performative ha permesso di dare continuità ai finanziamenti alle compagnie consolidate, opportunità a quelle giovani, promuovendo le attività internazionali, restituendo valore strategico al settore della danza, chiedendo ai teatri partecipati di condividere strategie, risorse e attività.
Abbiamo dato voce alle competenze del nostro territorio nel mondo del jazz mettendo per la prima volta in primo piano i musicisti e i club. I risultati parlano da soli e quest’anno anche la Regione ha voluto affiancare il nostro lavoro. Siamo lieti di esportare modelli, così come è successo con “Torino che legge” e la volontà di mettere al centro delle nostre azioni un sistema bibliotecario dinamico e competente. Ed è con questa filosofia che ci prepariamo ad entrare nella Fondazione Circolo dei Lettori: per fare sistema tra Circolo dei lettori, Servizio bibliotecario cittadino insieme ai protagonisti della filiera del libro. Fare politica culturale vuol dire attivare sinergie, fare rete e far sì che le istituzioni destinatarie della quasi totalità delle risorse destinate al settore siano attive nella costruzione del tessuto connettivo creativo della nostra città. E’ quello che questa Amministrazione sta facendo anche in un’ottica di sviluppo turistico intorno a “Leonardo da Vinci Disegnare il futuro” e a “Torino Città del Cinema nel 2020.
Veniamo poi al sistema museale. Nel 1998 i visitatori nei musei erano 800 mila visite. Oggi sono 5 milioni 200 mila. Una crescita ulteriore è possibile ma soprattutto in luoghi come la Venaria e le Residenze Sabaude. Oggi, però, il sistema delle residenze è ancora al blocco di partenza, così come spero nella rapida riapertura del Museo Regionale di Scienze Naturali
Ma le attività di un museo non si valutano solo in base al numero dei visitatori, piuttosto dalla capacità di fare ricerca, di parlare a un pubblico sempre più vasto per costruire percorsi di senso insieme ai cittadini e al tempo stesso costruendo opportunità di sviluppo sulla scena internazionale: un caso esemplare è l'attività del museo egizio - lungi da me l'intento di attribuirmi meriti- esemplificata mirabilmente nella mostra Archeologia Invisibile che dimostra la capacità di una istituzione culturale di produrre innovazione, utilizzando le opportunità e gli strumenti della rivoluzione digitale.
Francesca Leon
Ed ecco il mio commento:
Posso dire? L'intervento della mia amica Leon un po' mi delude. Speravo in qualcosa di più croccante. Invece Maiunagioia ripete per l'ennesima volta la visione dell'amministrazione civica sullo stato della cultura in città. Fa bene, in fondo è il suo mestiere. Non entra però nel vivo della domanda delle cento pistole, quella che ha originato l'intero dibattito: se cioé il turismo a Torino oggi sia ancora attratto dall'offerta culturale o se invece - come sembra emergere da alcuni indicatori - prevalgano altre motivazioni, tipo l'enogastronomia o il fascino pallonaro. Francesca nel suo scritto difende l'operato del suo governo, com'è giusto; elenca per l'ennesima volta i peccati del passato regime, peccati che io stesso denunciavo quando lei se ne stava serena a dirigere l'Abbonamento Musei; ed esalta le opere dei regimi - presente o passato, non importa - ovviamente magnificandone la qualità e il valore. Ma di giudizi di valore per l'appunto trattasi: nessun elemento concreto viene fornito per capire, ad esempio, se il Festival Jazz attira pubblico (e dunque turisti) da fuori Piemonte in misura significativa. Questo servirebbe per capire: numeri, dati, analisi. Non slogan.
Notate: a me, personalmente, poco ne cale. Vengano per quel che gli pare, per il jazz o per i tajarin, non mi cambia la vita. Purché vengano, 'sti benedetti turisti, così la finiamo di questionare. E direi che su questo punto siamo in perfetto accordo, l'assessore ed io.
Voglio però soffermarmi su un paio di osservazioni che l'amica Francesca ci regala in tema di musei.
Scrive Leon che una crescita dei visitatori è possibile "ma soprattutto in luoghi come la Venaria Reale o le Residenze Sabaude": rilanciando così la palla alla Regione, da cui le Residenze dipendono. Ma perché mai escludere i Musei Civici? Direi che al momento la ressa eccessiva non è il problema principale che devono affrontare la Gam e il Mao; e pure Palazzo Madama, a meno che non espongano le foto di Steve McCurry 365 giorni all'anno.
"Spero nella rapida riapertura del Museo Regionale di Scienze Naturali", scrive inoltre Leon. Sono d'accordo, però Francesca dovrebbe dirlo a chi, nella sua maggioranza, l'ha clamorosamente smentita bloccando il progetto della Fondazione Piemonte Torino Musei che lei stessa aveva faticosamente costruito con la Regione. Con due risultati: primo, interrompere un processo che avrebbe portato anche alla riapertura del Museo di Scienze; secondo, dimostrare che Torino non ha un assessore alla Cultura. O peggio, ne ha troppi.
Voglio però soffermarmi su un paio di osservazioni che l'amica Francesca ci regala in tema di musei.
Scrive Leon che una crescita dei visitatori è possibile "ma soprattutto in luoghi come la Venaria Reale o le Residenze Sabaude": rilanciando così la palla alla Regione, da cui le Residenze dipendono. Ma perché mai escludere i Musei Civici? Direi che al momento la ressa eccessiva non è il problema principale che devono affrontare la Gam e il Mao; e pure Palazzo Madama, a meno che non espongano le foto di Steve McCurry 365 giorni all'anno.
"Spero nella rapida riapertura del Museo Regionale di Scienze Naturali", scrive inoltre Leon. Sono d'accordo, però Francesca dovrebbe dirlo a chi, nella sua maggioranza, l'ha clamorosamente smentita bloccando il progetto della Fondazione Piemonte Torino Musei che lei stessa aveva faticosamente costruito con la Regione. Con due risultati: primo, interrompere un processo che avrebbe portato anche alla riapertura del Museo di Scienze; secondo, dimostrare che Torino non ha un assessore alla Cultura. O peggio, ne ha troppi.
Gabo
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