L'altro ieri, con un intervento autografo sul Corriere, il presidente della Commissione cultura (e assessore supplente alla cultura medesima) ha annunciato - per la verità un po' di sguincio - che l'amministrazione civica intende candidare Torino a Capitale europea della Cultura per il 2033 (prossima "finestra" per l'Italia dopo Matera 2019). Il presidente/assessoresupplente in chiusura del suo intervento corrierista ha auspicato "la costruzione di una road map condivisa e apartitica nei due passaggi di candidatura di Torino a capitale della Cultura Italiana ed Europea". Detto di sguincio, per l'appunto. Ma detto. Spero che al detto segua il fatto.
Confesso: la notizia mi ha riempito di luciferino orgoglio, considerato che Giovara ha, forse inavvertitamente, recepito il mio modesto suggerimento di appena dieci mesi fa. Tutto sommato un tempo di reazione normale, per la politica.
Così, sospinto da fervido entusiasmo, ho scritto un alato peana alla lungimiranza dei nostri amministratori, pubblicato ieri sul Corriere: ve lo linko qui.
Nel mio commento ho dovuto però rilevare - con gran dispiacere - che ancora i nostri zuavi insistono caparbiamente nell'intenzione di candidare Torino non solo al "titolo europeo", ma anche al modestissimo ruolo di Capitale italiana della Cultura 2021: il che significherebbe mettersi in competizione con città di provincia medio-piccole per un ruolo che non frutta né visibilità mediatica (chi fra voi sa dirmi qual è quest'anno la Capitale italiana della Cultura? Quale l'anno passato? O quello prima?) né tanto meno un significativo finanziamento statale.
Per chi fosse interessato ad approfondire, ecco a seguire i post che questo blog ha dedicato alla vicenda (e alle abissali differenze fra le due candidature).
19 luglio 2018: "Una missione per la capitana Chiarabella"
20 gennaio 2019: "Che vi dice Torino Capitale europea della Cultura?"
22 gennaio 2019: "Capitali e altri equivoci: un post di postilla"
Confesso: la notizia mi ha riempito di luciferino orgoglio, considerato che Giovara ha, forse inavvertitamente, recepito il mio modesto suggerimento di appena dieci mesi fa. Tutto sommato un tempo di reazione normale, per la politica.
Così, sospinto da fervido entusiasmo, ho scritto un alato peana alla lungimiranza dei nostri amministratori, pubblicato ieri sul Corriere: ve lo linko qui.
Nel mio commento ho dovuto però rilevare - con gran dispiacere - che ancora i nostri zuavi insistono caparbiamente nell'intenzione di candidare Torino non solo al "titolo europeo", ma anche al modestissimo ruolo di Capitale italiana della Cultura 2021: il che significherebbe mettersi in competizione con città di provincia medio-piccole per un ruolo che non frutta né visibilità mediatica (chi fra voi sa dirmi qual è quest'anno la Capitale italiana della Cultura? Quale l'anno passato? O quello prima?) né tanto meno un significativo finanziamento statale.
Per chi fosse interessato ad approfondire, ecco a seguire i post che questo blog ha dedicato alla vicenda (e alle abissali differenze fra le due candidature).
19 luglio 2018: "Una missione per la capitana Chiarabella"
20 gennaio 2019: "Che vi dice Torino Capitale europea della Cultura?"
22 gennaio 2019: "Capitali e altri equivoci: un post di postilla"
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