Le idee, credo, sono nell'aria e sempre si incontrano, si collegano, si richiamano l'una con l'altra. Necessità simili implicano risposte analoghe, e oggi la necessità primaria della cultura è continuare a esistere e adattarsi a un mondo che è cambiato con un'accelerazione imprevedibile e drammatica, ma anche per alcuni versi affascinante perché aperta a sfide nuove, a orizzonti inesplorati.
Più che mai sento parlare di una rinnovata concezione della cultura come cura della persona, intesa in senso tanto fisico quanto spirituale. Aspirazione antichissima, quella di una cultura terapeutica: ma adesso mi sembra tornare in primo piano.
Questa lunga premessa serviva per spiegare - innanzitutto a me stesso - perché non mi stupisce leggere la proposta che Corallina De Maria, corista del Regio e animatrice della compagnia di iteatro d'ombre Controluce, e Laura Cosso, musicologa docente del Conservatorio di Milano, hanno sottoposto al Regio per non lasciare chiuso il Teatro chissà fino a quando. Il loro progetto per una "musica che cura" richiama per molti versi quello di Vacis per un "teatro per la cura della persona" che ho riportato sul blog ieri e lo scorso 1° maggio, e oggi commento sul Corriere.
Non so - non essendo un esperto d'economia teatrale - se e quanto le proposte di Vacis e delle due coriste del Regio si possano realizzare, e se sarebbero economicamente sostenibili: aspetti, questi, di primaria importanza, e che - per una corretta suddifizione dei compiti in base alle competenze - andrebbero valutati da tecnici ed amministratori. Tuttavia ritengo che in contingenze come quella che stiamo vivendo ci possano salvare soltanto la creatività, l'approccio laterale e disarmonico rispetto al "si è sempre fatto così". Adesso è momento di cambiare, di rischiare: se non ora, quando? In fondo non abbiamo nulla da perdere, se non i nostri teatri chiusi e improduttivi. E vi prego, non mi parlate dello streaming: se voglio vedere l'opera a casa mia, me la guardo già su Rai5, e mi trovo benissimo. Giusto mentre scrivo sto godendomi un "Don Pasquale" . Ma non è la magia. E di questo abbiamo bisogno oggi. Di ritrovare la magia.
Ecco il testo del progetto sottoposto alla sovrintendenza del Regio.
La funzione dell’arte e della bellezza è stata sempre collegata alla cura dell’anima e mai come in questi giorni di clausura forzata si è compresa l’importanza del poter usufruire di musica, libri, cinema per riuscire letteralmente a sopravvivere.
Partiamo da questa considerazione per formulare una proposta per evitare di lasciare chiuso il teatro Regio a tempo indeterminato, cosa che lo trasformerebbe in un luogo dove potrebbe essere difficile tornare.
In questi giorni c’è stato un grande parlare di fase 2 e naturalmente l’aspetto che più si è considerato è stato il rilancio economico, ma non abbiamo potuto non notare che pochissimo si è detto e programmato per venire incontro alle enormi ricadute psicologiche che tutti questi traumatizzanti eventi hanno causato ai cittadini.
Pensiamo che proprio i Teatri, come luoghi simbolo della bellezza che cura l’anima, in questo momento potrebbero svolgere un compito sociale di grande aiuto alla cittadinanza.
Proporremmo quindi di aprire una collaborazione con psicologi, musicoterapeuti e personale sanitario per trasformare, in questo eccezionale periodo, il Teatro Regio (in particolare l’ampio foyer, locazione più facilmente gestibile) in una specie di "clinica dell’anima" con la musica al centro.
La scelta del Regio è, dal nostro punto di vista, importante per vari aspetti che vanno dall’opportunità di avvicinare un nuovo pubblico, al dare alla città una nuova prospettiva sulle possibili funzioni dell’arte e della musica.
I partecipanti, a cui naturalmente verranno fatti i controlli sanitari di base, accederanno a piccoli gruppi, ci saranno esecuzioni musicali con formazioni che permetteranno di rispettare le distanze di sicurezza, conferenze, piccoli spettacoli musicali, format pensati per i bambini, collaborazioni con psicoterapeuti che metteranno a disposizione le loro competenze.
Naturalmente il programma va coordinato in sintonia con addetti al lavoro con i quali si penserà a un funzionale connubio fra musica e teatro con la finalità di traghettare le persone in questa difficile fase psicologica.
Crediamo che in questo momento così difficile i Teatri potrebbero e dovrebbero rivendicare questo ruolo di terapia che non sarebbe poi così lontano, pur in forma diversa, da ciò che normalmente fanno. Un ruolo cioè non solo di nutrimento culturale e d’intrattenimento, ma di più dichiarata funzione sociale, così da ricoprire per la città un vuoto di un servizio di cui nei prossimi mesi ci sarà sicuramente la necessità.
Essere i primi ad aprire a questo esperimento siamo convinti che susciterebbe un grande interesse anche nei media, che ultimamente sembrano averci dimenticato, e, non ne dubito, anche negli sponsor.
IN PRATICA
Per quanto riguarda i veri propri moduli di lavoro pratico aspettiamo un eventuale vostro riscontro per formulare delle ipotesi da sottoporvi in collaborazione con stimati professionisti del mestiere che abbiamo già contattato .
Qui sotto elenchiamo anche alcune ipotesi di incontri/conferenza possibili.
PSICOANALISI E CREAZIONE ARTISTICA
Incontro con Massimo Recalcati, il più noto degli psicoanalisti lacaniani in Italia, firma di punta de La Repubblica.
Durante l’incontro potranno essere proiettate diapositive delle opere d’arte da lui citate. L’incontro sarà intervallato da alcuni momenti musicali (professori d’orchestra in formazioni cameristiche) in sintonia con le opere figurative citate.
LA MUSICA E L’INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI.
Il titolo fa riferimento al fortunato saggio di Martha Nussbaum (“L’intelligenza delle emozioni” Il Mulino, 2004) che contiene un importante capitolo su Mahler.
Si potrebbe immaginare un incontro con coloro che hanno curato l’edizione italiana del volume, intervallato dall’esecuzioni di alcuni Lieder di Mahler nella versione per voce e pianoforte.
IL TEATRO D’OPERA COME SCUOLA DEI SENTIMENTI
Il titolo fa riferimento al famoso saggio di Lorenzo Bianconi.
Incontro con studiosi d’opera, musicologi ecc. intervallato ad esecuzioni di arie d’opera nella forma del recital.
Più che mai sento parlare di una rinnovata concezione della cultura come cura della persona, intesa in senso tanto fisico quanto spirituale. Aspirazione antichissima, quella di una cultura terapeutica: ma adesso mi sembra tornare in primo piano.
Questa lunga premessa serviva per spiegare - innanzitutto a me stesso - perché non mi stupisce leggere la proposta che Corallina De Maria, corista del Regio e animatrice della compagnia di iteatro d'ombre Controluce, e Laura Cosso, musicologa docente del Conservatorio di Milano, hanno sottoposto al Regio per non lasciare chiuso il Teatro chissà fino a quando. Il loro progetto per una "musica che cura" richiama per molti versi quello di Vacis per un "teatro per la cura della persona" che ho riportato sul blog ieri e lo scorso 1° maggio, e oggi commento sul Corriere.
Non so - non essendo un esperto d'economia teatrale - se e quanto le proposte di Vacis e delle due coriste del Regio si possano realizzare, e se sarebbero economicamente sostenibili: aspetti, questi, di primaria importanza, e che - per una corretta suddifizione dei compiti in base alle competenze - andrebbero valutati da tecnici ed amministratori. Tuttavia ritengo che in contingenze come quella che stiamo vivendo ci possano salvare soltanto la creatività, l'approccio laterale e disarmonico rispetto al "si è sempre fatto così". Adesso è momento di cambiare, di rischiare: se non ora, quando? In fondo non abbiamo nulla da perdere, se non i nostri teatri chiusi e improduttivi. E vi prego, non mi parlate dello streaming: se voglio vedere l'opera a casa mia, me la guardo già su Rai5, e mi trovo benissimo. Giusto mentre scrivo sto godendomi un "Don Pasquale" . Ma non è la magia. E di questo abbiamo bisogno oggi. Di ritrovare la magia.
Ecco il testo del progetto sottoposto alla sovrintendenza del Regio.
La funzione dell’arte e della bellezza è stata sempre collegata alla cura dell’anima e mai come in questi giorni di clausura forzata si è compresa l’importanza del poter usufruire di musica, libri, cinema per riuscire letteralmente a sopravvivere.
Partiamo da questa considerazione per formulare una proposta per evitare di lasciare chiuso il teatro Regio a tempo indeterminato, cosa che lo trasformerebbe in un luogo dove potrebbe essere difficile tornare.
In questi giorni c’è stato un grande parlare di fase 2 e naturalmente l’aspetto che più si è considerato è stato il rilancio economico, ma non abbiamo potuto non notare che pochissimo si è detto e programmato per venire incontro alle enormi ricadute psicologiche che tutti questi traumatizzanti eventi hanno causato ai cittadini.
Pensiamo che proprio i Teatri, come luoghi simbolo della bellezza che cura l’anima, in questo momento potrebbero svolgere un compito sociale di grande aiuto alla cittadinanza.
Proporremmo quindi di aprire una collaborazione con psicologi, musicoterapeuti e personale sanitario per trasformare, in questo eccezionale periodo, il Teatro Regio (in particolare l’ampio foyer, locazione più facilmente gestibile) in una specie di "clinica dell’anima" con la musica al centro.
La scelta del Regio è, dal nostro punto di vista, importante per vari aspetti che vanno dall’opportunità di avvicinare un nuovo pubblico, al dare alla città una nuova prospettiva sulle possibili funzioni dell’arte e della musica.
I partecipanti, a cui naturalmente verranno fatti i controlli sanitari di base, accederanno a piccoli gruppi, ci saranno esecuzioni musicali con formazioni che permetteranno di rispettare le distanze di sicurezza, conferenze, piccoli spettacoli musicali, format pensati per i bambini, collaborazioni con psicoterapeuti che metteranno a disposizione le loro competenze.
Naturalmente il programma va coordinato in sintonia con addetti al lavoro con i quali si penserà a un funzionale connubio fra musica e teatro con la finalità di traghettare le persone in questa difficile fase psicologica.
Crediamo che in questo momento così difficile i Teatri potrebbero e dovrebbero rivendicare questo ruolo di terapia che non sarebbe poi così lontano, pur in forma diversa, da ciò che normalmente fanno. Un ruolo cioè non solo di nutrimento culturale e d’intrattenimento, ma di più dichiarata funzione sociale, così da ricoprire per la città un vuoto di un servizio di cui nei prossimi mesi ci sarà sicuramente la necessità.
Essere i primi ad aprire a questo esperimento siamo convinti che susciterebbe un grande interesse anche nei media, che ultimamente sembrano averci dimenticato, e, non ne dubito, anche negli sponsor.
IN PRATICA
Per quanto riguarda i veri propri moduli di lavoro pratico aspettiamo un eventuale vostro riscontro per formulare delle ipotesi da sottoporvi in collaborazione con stimati professionisti del mestiere che abbiamo già contattato .
Qui sotto elenchiamo anche alcune ipotesi di incontri/conferenza possibili.
PSICOANALISI E CREAZIONE ARTISTICA
Incontro con Massimo Recalcati, il più noto degli psicoanalisti lacaniani in Italia, firma di punta de La Repubblica.
Durante l’incontro potranno essere proiettate diapositive delle opere d’arte da lui citate. L’incontro sarà intervallato da alcuni momenti musicali (professori d’orchestra in formazioni cameristiche) in sintonia con le opere figurative citate.
LA MUSICA E L’INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI.
Il titolo fa riferimento al fortunato saggio di Martha Nussbaum (“L’intelligenza delle emozioni” Il Mulino, 2004) che contiene un importante capitolo su Mahler.
Si potrebbe immaginare un incontro con coloro che hanno curato l’edizione italiana del volume, intervallato dall’esecuzioni di alcuni Lieder di Mahler nella versione per voce e pianoforte.
IL TEATRO D’OPERA COME SCUOLA DEI SENTIMENTI
Il titolo fa riferimento al famoso saggio di Lorenzo Bianconi.
Incontro con studiosi d’opera, musicologi ecc. intervallato ad esecuzioni di arie d’opera nella forma del recital.
Corallina De Maria, Laura Cosso
COMPLIMENTI CI VOLEVA,COLMA LA SOLITUDINE
RispondiEliminaQuesto modo di iniziare a ripopolare il Teatro è bello e sensato.
RispondiEliminaVedrei bene una finestra apposta per i bambini. Spero che la fattibilità dia un esito positivo (toni begani)