Lo dico subito: la mostra di Diabolik curata da Luca Beatrice e Luigi Mascheroni alla Mole Antonelliana è molto piacevole, ben organizzata, e farà sicuramente ingolosire gli appassionati di fumetti - ancor più i collezionisti - con quel profluvio di tavole originali, albi rari, foto d'epoca, gadget, lacerti pop e memorabilia. Poi c'è l'installazione curata da Giosuè Boetto Cohen al Museo dell'Auto, dove la Jaguar E-type di Diabolik è esposta "nelle versioni coupé nera e spider rossa - recita il comunicato stampa - circondata da un allestimento dedicato al signore del brivido e alla geniale relazione che lo legò alla celebre vettura": ed è senz'altro curioso apprendere che con un'automobile si può avere una "relazione geniale".
Due mostre, quindi, e due musei. E relative due conferenze stampa, una dietro l'altra. Più il videomapping "diaboliko" sulla Mole. Più un annullo filatelico. Più la proiezione del nuovo film su Diabolik dei Manetti Bros al cinema Massimo, ieri sera, presente parte del cast e con distribuzione di inviti-omaggio da parte del Museo del Cinema.
Tutto questo, spiegano al Museo, perché nel 2022 Diabolik compie sessant'anni.Mioddio, nel 2021 cadevano anche i 700 anni dalla morte di Dante, ma non hanno fatto altrettanto casino.
E nemmeno, nel 2018, il Museo ha celebrato gli 80 di Tex, che tutto sommato come fumetto vintage mi pare goda oggi di maggior vitalità presso il pubblico rispetto a Diabolik,
Vabbé, direte voi, ma che ci azzecca Tex con il Museo del Cinema?
Appunto. E che ci azzecca Diabolik? Finora i due personaggi, quanto a film, stavano in pareggio, uno a uno: "Diabolik" di Mario Bava, del 1968, contro "Tex e il Signore degli Abissi" di Duccio Tessari del 1985. Film entrambi bruttissimi o, per usare l'affettuoso gergo cinefilo, "cult".
Adesso però, è arrivato il "Diabolik" dei Manetti, e dunque l'aggancio alle celebrazioni del Museo è più attuale: dal che discende la scelta di far coincidere l'inaugurazione delle mostre - già da tempo in cantiere - con l'uscita del film nelle sale.
Io però stento ancora a spiegarmi le ragioni di un tale cancan del Museo del Cinema a beneficio di Diabolik e - logica conseguenza - dell'omonimo film dei Manetti. Il presidente Ghigo mi dice che vogliono allargare lo sguardo, aprirsi ai nuovi linguaggi e a un pubblico più vasto. Questo è un proposito molto bello, ma viziato da un paio di equivoci. Come linguaggio "nuovo", il fumetto è coetaneo del cinema: "Yellow Kid" è del 1895, lo stesso anno della prima proiezione dei fratelli Lumière. E se si cerca il pubblico dei giovani, forse più che sull'attempato (e per lettori attempati) Diabolik converrebbe puntare su Zerocalcare.
La dichiarazione pubblica del presidente Ghigo, affidata all'ufficio stampa, esalta invece i valori della "sinergia", oggi tanto di moda: “L’omaggio che il Museo Nazionale dell’Automobile e il Museo Nazionale del Cinema rendono a Diabolik è il frutto di una sinergia sul territorio, di una comunione d’intenti, di una volontà di creare un percorso che esca fuori dai confini del singolo ente per abbracciare un interesse comune. La cultura è condivisione e questa bella sinergia ne è la conferma”.
Perfetto, concordo in pieno. Ma proprio per Diabolik? Torniamo al punto di partenza: mi pare un'esagerazione. Due mostre, due conferenze stampa, un videomapping, una proiezione al Massimo con ampio scialo di ingressi gratuiti sono, quantomeno, un bell'impegno economico. Nonché, questo sì, un prezioso supporto promozionale per un film come quello dei Manetti che, ahiloro, è partito malissimo, raccogliendo recensioni per nulla entusiaste: si va dalla feroce stroncatura di "Wired" ("una parodia che non sa di esserlo") all'imbarazzato dico e non dico di "Comingsoon" ("volutamente anacronistico, sbucato dal passato"), dalla difesa d'ufficio di "Cinematographe" ("giusto, seppur segnato da qualche défaillance nella sceneggiatura") all'ironia di "Spettacolo.eu" ("che Diabolik abbia trafugato anche la verve coraggiosa e scatenata che ha sempre caratterizzato i Manetti Bros.?").
Ora, potrei capire il soccorso del Museo se il film dei Manetti avesse qualche legame con Torino: ma no, invece. Non in apparenza, almeno. L'anteprima nazionale s'è tenuta al "Noir" di Milano martedì 14 dicembre; e il film è stato realizzato con il sostegno delle Film Commission di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta. Noi proprio non c'entriamo.
Un unico, esile filo collega il film "Diabolik" al Museo del Cinema di Torino: è la casa di produzione, Rai Cinema, di cui è amministratore delegato Paolo Del Brocco.
Incidentalmente, Paolo Del Brocco è anche membro del Comitato di gestione del Museo del Cinema.
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