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DIARIO DI VIAGGIO NELLE MOSTRE DI PRIMAVERA

Costumi e rococò: gli abiti da scena per "Turandot" esposti al Museo Accorsi-Ometto
 
Aprono mostre a raffica, e starci dietro è faticoso. Stamattina mi sono beccato il grand tour di via Po, molla l'auto nel sotterraneo di piazza Vittorio, prima tappa al Museo Accorsi, poi Palazzo Madama, e ancora un'inutile conferenza stampa in Municipio, e ritorno in piazza Vittorio, vi sembrerà niente ma secondo i miei canoni è una marcia afflittiva. Però ne valeva la pena, almeno per le due mostre del Museo Accorsi (number one) e di Palazzo Madama (buona).

Premetto: della mostra su Dario Argento alla Mole non parlo per il semplice motivo che non l'ho vista. Cioé, io all'inaugurazione c'ero: però sono fuggito non appena, al ciel piacendo, sono cessati i discorsi e i salamelecchi e i filmati celebrativi e le poesiole per l'illustre ospite e le altre scene da visita di sua eminenza il vescovo con Argento nel ruolo del vescovo che mi pareva imbarazzato pure lui e comunque per l'imbarazzo sono scappato io: temevo che qualcuno degli inauguranti mi domandasse cosa pensavo della bella cerimonia sicché mi sarei trovato nella spiacevole situazione di mentire o di farmi dei nemici.

Vabbé, niente Argento, la vedrò un'altra volta. In compenso, stamattina al Museo Accorsi-Ometto ho visto la meraviglia: i sontuosi abiti di scena del celebre costumista Caramba ambientati nelle ancor più sontuose sale del palazzo di via Po 55, tra mobili del Piffetti e dipinti del Cignaroli. L'Accorsi è un museo prezioso che ingiustamente i torinesi trascurano, mentre i tesori che custodisce meriterebbero, di per sé, d'essere conosciuti dal grande pubblico: quindi, se andrete a vedere i costumi di Caramba (e vi consiglio di andarci) approfittatene anche per scoprire, casomai non lo conosceste, questo gioiello torinese. Tra l'altro trovo esemplare l'allestimento della mostra, fatto senza risparmio e tale da esaltare al meglio i modelli esposti.

Bellerofonte e Pegaso, affresco pompeiano in mostra
Altrettanto non posso dire dell'allestimento di "Invito a Pompei" a Palazzo Madama. Risente della fretta con chi è stata preparata la mostra, in una cinquantina di giorni appena, per tappare il buco di programmazione creato dalla scelta di rinviare all'autunno quella dedicata a Margherita di Savoia. Comunque, considerato il poco tempo a disposizione direi che a Palazzo Madama hanno fatto del loro meglio; e c'è anzi da augurarsi che "Invito a Pompei" segni - come scrivo oggi sul Corriere - un punto di ripartenza di Palazzo Madama per tornare a livelli consoni alla sua tradizione. Di sicuro nel cambio con Margherita ci abbiamo guadagnato tutti. Ci ha guadagnato Palazzo Madama, che può proporre ai visitatori un'ottantina di pezzi pregiati provenienti dal Parco Archeologico di Pompei, tra cui alcuni autentici capolavori (e mi riferisco in particolare alla piccola ma sceltissima pattuglia di affreschi); e ci guadagnano i torinesi che a Palazzo Madama, anziché beccarsi la solita mostra del World Press Photo, godranno di una di qualità (comunque tranqui che al World Press Photo non si sfugge, la piazzano alla Gam e vai che vai bene). 

Ultima tappa, la conferenza stampa in Municipio. Cioè, me l'ero segnata ma non ricordavo esattamente di che si trattasse, ma ero di strada e ci sono andato. In pratica la organizzava la Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio comunale, e con lei c'erano nientepopodimeno che il prefetto, la direttrice dei Musei Reali, il vicesindaco della Città Metropolitana, il direttore dell'Archivio di Stato, il presidente di Turismo Torino. C'erano loro a parlare, c'era la Sala Colonne piena di giornalisti, e in un cantuccio c'ero io che mi strologavo per capire che cosa ci facessimo lì. Non l'ho capito. Cioè, la Grippo ha esordito dicendo che da tempo si organizzano visite e giri turistici in Municipio, e va ben, si sapeva; però lei vuole incentivare  cittadini e turisti a visitare il Municipio, e va ben, che li incentivi; ma la notizia, rivela la Conferenziera, è che c'è un accordo per organizzare tre visite gratuite "a porte aperte" a Palazzo Civico, Prefettura, Palazzo Reale e Archivio di Stato, per far scoprire ai torinesi le bellezze artistiche dei "palazzi del potere". Che detta così puoi anche scambiarla per un perculamento, considerato il pessimo stato dei rapporti fra cittadini e potere. Ad ogni modo: le visite ai "palazzi del potere" si faranno il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre. Stop. Fine del gatto. Una roba che un comunicatino stampa bastava e avanzava. Gli altri conferenzieri si limitano a ribadire le cose già dette dalla Grippo, esternando i sensi della loro viva e vibrante soddisfazione. E io resto lì a chiedermi cosa diavolo ci fa tutta questa gente, e che ci faccio io, in Sala Colonne, a Palazzo Civico, all'una passata e a digiuno.


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