Maurizio Cibrario si è dimesso |
Da tempo appariva evidente lo scontento di Capatosta Purchia per la gestione e i risultati deludenti dei tre Musei civici. Scontento che l'assessore aveva esternato già dopo il "tonfo" dei visitatori del ponte del 25 Aprile, con un'intervista flamboyante al Corriere nella quale definiva "dialettico" il rapporto con la governance di Torino Musei. E ben sappiamo che cosa significhi, nel linguaggio della politica, il termine "dialettico": significa all'incirca prendersi a madonne.
A proposito di madonne: tra le iniziative cibrariesche che lasciavano assai tiepida la Purchia c'era anche l'immancabile esposizione a Palazzo Madama, ogni maggio, di un dipinto della Madonna prestato dal Vaticano, in genere di non eccelsa qualità. Stavolta anziché una Madonna è arrivata una Veronica; ma la situazione non è cambiata, riguardo la qualità (cfr. Vasari). Guarda caso, Purchia non s'è vista alla pomposa inaugurazione della "mostra".
Dal canto suo, a chi parlava di crisi dei Musei civici Cibrario replicava negando il declino, o al limite attribuendolo a svariati fattori, dall'emergenza covid alle manutenzioni straordinarie, dalla comunicazione ai tagli dei contributi. Problemi, peraltro, comuni a tutti i musei del mondo, compresi quelli che da tempo hanno ricominciato a macinare presenze e sbigliettamenti.Vabbè, cosa fatta capo ha. Cibrario se ne va con un anno d'anticipo. Una cosa a suo onore devo dire: benché nominato da Appendino, nel 2017 fu l'unico, fra i cacicchi della cultura torinese, a protestare contro la decisione del Comune di infliggere un taglio gravissimo al budget, denunciando le gravi conseguenze di quella decisione.
Ma anche questo è passato. Adesso viene il difficile: trovare una nuova governance capace di risollevare le sorti dei Musei civici. Che il ciel ci aiuti.
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