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CIBRARIO SI E' DIMESSO, TORINO MUSEI VOLTA PAGINA

Maurizio Cibrario si è dimesso
Era soltanto questione di tempo, l'uscita di scena di Maurizio Cibrario, da oggi ex presidente della Fondazione Torino Musei. L'anziano gentiluomo si è dimesso con una lettera al sindaco, accompagnata da pubbliche e polemiche bordate contro l'assessore Purchia, 
che l'11 luglio scorso intervenendo al dibattito dell'Osservatorio Culturale gli aveva rivolto esplicite critiche che suonavano in pratica come un avviso di sfratto (come ho raccontato in questo post). Quello è stato il colpo finale. Cibrario dichiara di essere "stanco delle critiche": "Trovo disdicevole che un assessore che, per compiti del suo mandato, dovrebbe difendere gli enti sotto il suo controllo, si spenda in attacchi volti a screditare la Fondazione Musei", ha detto in un'intervista. Qui c'è uno scarto logico: l'assessore deve difendere gli enti, non le persone che li governano, se ritiene che li governino male o li screditino. In tal caso è proprio dovere dell'assessore porre rimedio a tale disdicevole situazione. Difatti Purchia non ha attaccato Fondazione Musei in quanto ente, bensì la sua governance: è tutta un'altra cosa, direi. 
Da tempo appariva evidente lo scontento di Capatosta Purchia per la gestione e i risultati deludenti dei tre Musei civici. Scontento che l'assessore aveva esternato già dopo il "tonfo" dei visitatori del ponte del 25 Aprile, con un'intervista flamboyante al Corriere nella quale definiva "dialettico" il rapporto con la governance di Torino Musei. E ben sappiamo che cosa significhi, nel linguaggio della politica, il termine "dialettico": significa all'incirca prendersi a madonne.
A proposito di madonne: tra le iniziative cibrariesche che lasciavano assai tiepida la Purchia c'era anche l'immancabile esposizione a Palazzo Madama, ogni maggio, di un dipinto della Madonna prestato dal Vaticano, in genere di non eccelsa qualità. Stavolta anziché una Madonna è arrivata una Veronica; ma la situazione non è cambiata, riguardo la qualità (cfr. Vasari). Guarda caso, Purchia non s'è vista alla pomposa inaugurazione della "mostra".
Dal canto suo, a chi parlava di crisi dei Musei civici Cibrario replicava negando il declino, o al limite attribuendolo a svariati fattori, dall'emergenza covid alle manutenzioni straordinarie, dalla comunicazione ai tagli dei contributi. Problemi, peraltro, comuni a tutti i musei del mondo, compresi quelli che da tempo hanno ricominciato a macinare presenze e sbigliettamenti.
Vabbè, cosa fatta capo ha. Cibrario se ne va con un anno d'anticipo. Una cosa a suo onore devo dire: benché nominato da Appendino, nel 2017 fu l'unico, fra i cacicchi della cultura torinese, a protestare contro la decisione del Comune di infliggere un taglio gravissimo al budget, denunciando le gravi conseguenze di quella decisione.
Ma anche questo è passato. Adesso viene il difficile: trovare una nuova governance capace di risollevare le sorti dei Musei civici. Che il ciel ci aiuti.

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