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GLI AFFARI SONO AFFARI: IMPORTIAMO FESTIVAL, MA NON IN ESCLUSIVA


E' meraviglioso constatare quanto lorsignori facciano sempre l'esatto contrario di quel che farei io. E per fortuna, perché loro sono il sale della terra e io non capisco un cazzo. Sono soltanto tentato da un esperimento: uno di questi giorni vorrei provare a scrivere che è sconsigliabile strofinarsi il basso ventre con ortiche, e vedere di nascosto l'effetto che fa dalle supreme stanze.
Stavolta però hanno superato se stessi, con una risposta di geometrica potenza e svizzera puntualità alle mie riflessioni sul concetto di "Grande Evento" pubblicate il 27 ottobre (l'altro ieri) sul Corriere di Torino (qui) e ribadite anche su questo blog (qui).
Per non costringervi a saltare di link in link, riporto qui un paio di passaggi: "Un Grande Evento culturale non è l’esperimento genetico di un demiurgo: è un germoglio, fra gli infiniti germogli in una foresta, che ce la fa e diventa un albero rigoglioso; e intanto lo stesso humus culturale — l’ambiente — che rinvigorisce l’albero continuerà a generare nuovi germogli, di cui alcuni un giorno diverranno nuovi alberi... Torino i Grandi Eventi già li ha: e non mi riferisco soltanto a quelli che persino sindaci e assessori conoscono e riconoscono, bensì a quelli cui sindaci e assessori lesinano attenzioni e sostegni. Mi riferisco – giusto per fare qualche esempio - alle enormi potenzialità di un festival oggi attualissimo, CinemAmbiente; mi riferisco a Club to Club e Futur e Movement e View, interpreti dell'innovazione e della rivoluzione tecnologica anche in campo artistico e culturale, rassegne che hanno conquistato – sul serio, non soltanto nei comunicati-stampa compiacenti e compiaciuti - una visibilità e un respiro internazionali con la forza delle proposte, l'intelligenza delle scelte, e la capacità di catalizzare risorse private. Da quelle parti, finora, di soldi pubblici se ne sono visti pochi o punti. Immaginate che cosa potrebbe accadere se il Comune, anziché strologare di nuovi Grandi Eventi artificiali, investisse seriamente sulle opportunità esistenti, su questi alberi già sani e forti. E se, intanto, tornasse a coltivare l'humus perché riprenda a generare promettenti germogli: gli alberi del futuro".
Ed ecco la risposta, che si materializza nel giro di 24 ore a mezzo Ansa: "Gli Editori Laterza, Tito Boeri e Innocenzo Cipolletta hanno accolto l'invito della Regione Piemonte e della Città di Torino, insieme alla Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Camera di Commercio, Università degli studi, Politecnico e Collegio Carlo Alberto. La Stampa, che per prima ha lanciato la candidatura della città (a dire il vero, il primo a lanciarla è stato Paolo Verri... NdG) raccogliendo l'adesione di tutti i candidati sindaco, sarà media partner. Il Festival si terrà da giovedì 2 a domenica 5 giugno e avrà come tema Merito, diversità, giustizia sociale". 
Segue gaudio di lorsignori: "Un'ottima notizia per la città! È il riconoscimento alla nostra città di un ruolo da protagonista nel mondo economico e nell'organizzazione di eventi culturali. Un risultato reso possibile da una grande mobilitazione della città", trilla il sindaco Lo Russo. "Si arricchiscono così le occasioni di riflessione e approfondimento culturale a Torino - aggiunge. - Il Festival dell'Economia porterà in città dibattiti ed eventi pubblici sui profondi cambiamenti nel mondo economico mondiale. Le sfide sono numerose e ambiziose, Torino diventa, sempre più, un grande spazio comune dove si dibatte sul futuro".
Come tutti ben sanno, il Festival dell'Economia ha lasciato la sede di Trento per dissapori fra gli organizzatori e la giunta di centrodestra. Ma l'entusiasmo sabaudo annulla i recinti ideologici, sicché anche il presidente Cirio dà fiato alle sue trombette: “A poco più di due settimane dalla lettera che ho firmato per candidare ufficialmente il Piemonte a ospitare il Festival Internazionale dell’Economia, oggi arriva questa bellissima notizia, frutto di un lavoro di squadra in cui la Regione ha creduto e investito immediatamente, così come ha fatto tutto il nostro territorio. Ringraziamo Editori Laterza, Tito Boeri e Innocenzo Cipolletta per aver scelto il Piemonte e continuiamo il nostro lavoro per attrarre grandi eventi”.
Perfetto. Hanno capito tutto.
Che poi non vorrei passare per oscurantista e nemico del popolo. Posso anche provare il maligno piacere del sabaudo che, una volta tanto, anziché lasciarsi portar via qualcosa dagli altri, stavolta agli altri porta via qualcosa. Ma c'è un ma. Anzi,due.
Primo ma: gli entusiasti sabaudi hanno contezza del fatto che Trento il Festival dell'Economia continuerà a farselo, in perfetta contemporanea con quello di Laterza a Torino, dal 2 al 5 giugno e con la collaborazione con Il Sole 24Ore (mica pizza e fichi...). I trillanti Lo Russo e Cirio hanno una vaga idea di cosa significhi sul piano della visibilità mediatica organizzare un festival d'economia in diretta concorrenza con un quotidiano specializzato in economia e a diffusione nazionale (giornaliero carta-digitale a giugno 138 mila copie), avendo per alleato un quotidiano generalista nazionale ma a diffusione prevalentemente locale (giornaliero carta-digitale a giugno 108 mila copie)? Se almeno la media partnership fosse con tutte le testate del Gruppo Gedi, mi sentirei più tranquillo... I trillanti dovrebbero farci su due ragionamenti, anziché trillare.
Secondo ma: sarei ben felice se per realizzare il Festival torinese saltassero fuori soldi nuovi e freschi (pare che servano almeno due milioni). Temo - e auspico smentite - che invece li recupereranno tagliando da qualche altra parte. Di sicuro, per i nostri "Grandi Eventi potenziali" - quelli che abbiamo già ma non sappiamo valorizzare - non cambierà nulla, non arriveranno maggiori risorse. Ammesso e non concesso che non gliele riducano per finanziare il giocattolo nuovo.
Vabbé, la macchina dell'entusiasmo provinciale è avviata, e stamattina in tivù sentivo un economista estasiato annunciare che una ricerca di non so che cazzabubola ha appurato che il Festival dell'Economia per ogni euro investito "produce sul territorio una ricaduta economica di 2 euro". Estikazzi, che scoperta. Una ricaduta di due per uno è il minimo sindacale, per qualsiasi Grande Evento. Quelli grandi davvero fanno anche meglio.

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