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GRANDI EVENTI: ABBIAMO PESTATO UN ALTRO MERDONE

Mimmo Carretta assessore ai Grandi Eventi
La conferenza stampa di presentazione del Festival dell'Economia, fissata per oggi, è saltata all'ultimo minuto per "ragioni organizzative". In realtà, i nostri genii si sono accorti, come sempre fuori tempo massimo, di aver pestato un merdone fenomenale. Ovvero, i soliti merdoni che soltanto a Torino sanno pestare. Hanno infatti scoperto, nell'ordine, che mancano i soldi, manca la concordia fra i partner, e manca soprattutto l'esclusività, dato che il Festival dell'Economia continueranno a farlo anche a Trento, nelle stesse date di quello di Torino ma organizzato da Confindustria e dal Sole 24 Ore, che come media partner non è male, per un festival d'economia.

E adesso i nostri astuti zuavi sabaudi, per sommar genialata a genialata, progettano "riunioni d'emergenza" e "festival in due tappe": le solite stronzate che si dicono quando hai rimediato la solita figura dimmerda e che sono destinate a risolversi in nuove e più mirabolanti figure dimmerda.

I nostri impagabili zuavi se ne accorgono adesso, che il Festival dell'Economia, nato a Trento, continueranno a farlo a Trento anche se hanno sbarcato i padri fondatori del Festival medesimo, scacciati dalla giunta trentina e riparati nell'ospital Torino

Ma già il 29 ottobre scorso (mentre a Torino facevano i pomodorini trillando e compiacendosi per il "Grande Evento" così brillantemente importato da Trento) sarebbe bastata una lesta googlata per scoprire che in realtà il Festival dell'Economia di Trento del 2022 era già in cantiere, in calendario dal 2 al 5 giugno, esattamente gli stessi giorni prescelti per il Festival torinese dai furbi torinesi (e dagli inventori del Festival originale). Insomma, ci siamo andati a ficcare a testa bassa in una guerricciola di reciproche ripicche. Ma una guerricciola che dovrebbe costarci un milione e mezzo di euro, ammesso che quei soldi saltino fuori.

Ad ogni modo: già il 29 ottobre si poteva sapere che finiva così, tant'è che persino un cretino come me poteva scrivere su questo blog un post intitolato "Gli affari sono affari: importiamo festival, ma non in esclusiva"(leggetevelo a questo link), che oggi qualcuno oggi potrebbe definire "profetico", mentre è soltanto il frutto di un minimo - ma dico un minimo - di sforzo per capire esattamente come stanno le cose. Quello sforzo che i nostri zuavi sabaudi non fanno mai, e non hanno fatto neppure stavolta, impazienti tutti di intestarsi il luminoso successo o di unirsi al coro degli entusiasti un tanto all'ora. 
Nel post del 29 ottobre io domandavo, del tutto retoricamente, se i nostri trillanti zuavi avessero contezza dell'esistenza in dell'altro Festival dell'Economia. Domanda retorica, per l'appunto, che non ricevette risposta allora (figurarsi...) ma che la riceve ora nei fatti: essi non sapevano. O fingevano di non sapere. O non si ponevano il problema.
E il bello è che stavolta non potranno neppure vomitarsi addosso le solite reciproche accuse, visto che fin da subito c'era stato un pigia pigia per salire sul carro presunto vincente, con tentativi bipartisan di intestarsi il bel successo: tutti gridavano a squarciagola al "Grande Evento" (con le maiuscole, mi raccomando!), facevano la ruota e cantavano le lodi del nuovo che avanza, mentre i veri grandi eventi di Torino, quelli costruiti pazientemente dal nulla, anno dopo anno, con intelligenza, fatica e passione, decadono tristemente in povertà. Perché a Torino, di merdone in merdone, di figura dimmerda in figura dimmerda, ci hanno costritti a credere che la passione non esiste, la fatica si tenta di evitarla, e l'intelligenza è un difetto.

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