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TODAYS E' GIA' IERI: UN POST DA LONTANO

E insomma, mi tirano per la giacchetta, vogliono il commento su TOdays. 
Io non posso scrivere nessun commento su Todays (d'ora in poi lo scrivo così perché sti giochini con  le maiuscole m'hanno scassato) per il semplice motivo che nei giorni di Todays me ne stavo beato in villeggiatura. E non me ne pento.
A gentile richiesta, però, posso provare ad analizzare i dati, basandomi sull'unica fonte di cui al momento dispongo, ovvero la comunicazione del Festival: una fonte, ne converrete, non sospettabile di ostilità preconcetta.
Il nocciolo della questione-Todays è qui, in questo passaggio del trionfale comunicato emanato ieri da un ufficio stampa ancora in evidente stato d'eccitazione post-festival: "La Città di Torino è orgogliosa di dire che il progetto iniziale è stato rispettato e in certi momenti anche superato. Non sono solo i sold out e le 23.000 persone che hanno affollato le cinque location del festival a certificare il successo di TODAYS, ma soprattutto il clima di grande entusiasmo che ha accompagnato ogni momento del festival".

Broadway può attendere

Lasciamo stare l'entusiasmo e il clima: non ci occupiamo né di sentimenti, né di meteorologia. Stiamo ai fatti.
Noto che è cambiato il "progetto iniziale". Il 26 maggio, presentazione ufficiale di Todays, avevano annunciato, testualmente,  "un appuntamento che si colloca nell'ambito dei grandi festival italiani". A cose fatte, l'ottimista Braccialarghe esulta per molto meno. Lo cito, l'assessorone, sempre dal comunicato finale del Festival: "Sono molto contento di questo abbraccio con cui il pubblico ha voluto accogliere la nascita di Todays. Torino ha apprezzato da subito il progetto culturale che abbiamo voluto mettere in campo, grazie al talento di Gianluca Gozzi e alla creatività delle numerose giovani associazioni culturali coinvolte. È la legittimazione di un’importante scommessa sulle energie di questo territorio e sulla voglia di futuro della Barriera di Milano”. 
Contrordine compagni: il grande festival italiano è rinviato, per adesso ci bastano l'apprezzamento di Torino e il futuro di Barriera di Milano. Broadway può attendere.
Resta la speranza - ultima a morire - che Todays possa diventare in futuro un grande festival. Sperare è lecito, ma la vedo dura: i grandi festival attirano grandi pubblici, presentano grandi artisti, ma soprattutto nascono da grandi visioni. E su quest'ultimo punto, n'ja famo proprio

Presenze

Manco sul piano delle presenze ci siamo. Bene i tre sold out, i novemila paganti. E quel che si augura ogni organizzatore: tre concerti medi, da tremila spettatori, che fanno sold out. Un punto a favore, anche se non c'è nulla di straordinario: succede se gli organizzatori sono bravi. E Gozzi è bravo, lo sanno tutti.
Quanto alla parte gratuita del festival, be', era innovativa, indipendente, hipster e insolita, se volete pure immaginifica e immortale: però non era da "grande festival italiano". Men che meno europeo. Nemmeno come presenze. Per ciò che significano le presenze dichiarate ad eventi senza biglietteria.
Facciamo i conti della serva.
L'area dello Spazio 211 che ha ospitato i tre concerti a pagamento sold out ha una capienza (dichiarata dall'ufficio stampa) di 3 mila posti. Quindi, in tre sere fanno 9 mila paganti (con biglietto a 15 euro, significa un incasso lordo di 135 mila euro, segnatevelo che poi vi serve).
Le altre quattro location (Scuola Holden, San Pietro in Vincoli, Museo Fico e Docks Dora) dovrebbero quindi aver accolto le restanti 14 mila "persone". Quattordicimila diviso quattro location diviso tre giornate farebbe 1166 presenti per location: però il calcolo è ardimentoso, poiché l'entusiasmo impedisce ai comunicatori di precisare se si stia parlando di 23 mila spettatori effettivi, o di presenze calcolate a occhio, con ingressi plurimi della stessa persona fisica in location diverse. Nel caso di spettatori effettivi, ci sarebbe da preoccuparsi: non mi risulta che tutte e quattro le location in questione abbiano un'agibilità pari o superiore a mille persone.

Soldi

Quanto ai soldi, sappiamo che per Todays la Fondazione Cultura aveva a suo tempo presentato in Comune un  preventivo di 410 mila euro, chiedendone 350 mila di contributo pubblico. Gliene hanno dati 200 mila, sottraendoli al finanziamento di MiTo vista l'acclarata incapacità della Fondazione Cultura di trovare sponsor per Todays. 
Dalla biglietteria si sono ricavati 135 mila euro da novemila paganti in tre sere a 15 euro a sera: né si poteva sperare di più, trattandosi di sold out. Ritengo che tale incasso copra i costi dei tre concerti allo Spazio 211 (se così non fosse, occhio, ragazzi: vi hanno fregato...). Si deduce quindi che i duecentomila euro del Comune servissero a pagare tutto il resto, ovvero gli spettacoli nelle quattro location a ingresso gratuito. Con 23 mila presenze in tre giorni, e dedotti i novemila che erano allo Spazio 211, restano 14 mila fruitori di tali spettacoli. Faccio duecentomila diviso 14 mila: costo-spettatore: 14,28 euro. In altre parole, seguendo questo ragionamento, gli spettacoli "gratuiti" sarebbero costati alle casse pubbliche quanto i concerti "a pagamento" al singolo spettatore. Niente di male, beninteso: salvo che gran parte degli artisti in scena in quelle situazioni "gratuite" li posso ascoltare il resto dell'anno pagando meno di 14 euro.

Visibilità

Resta la questione della visibilità e del richiamo turistico, tanto cari a Fassino e Braccialarghe. Per Todays è arrivata gente da fuori? Non si sa: fra tre mesi - mi dicono - ci saranno i dati alberghieri, ma non penso significhino molto per il pubblico di un simile festival. La residenza di chi acquista i biglietti on line è - mi dicono -.protetta dalla privacy. Insomma, non mi sbilancio.
Quanto alla visibilità, stanno preparando la rassegna stampa: quando sarà pronta, sapremo quale eco ha avuto Todays sui media nazionali e internazionali. Aspetto curioso.

Commenti

  1. L'acustica è l'habitat del suono. Quella buona può esaltare un concerto, ma se non lo é può mortificarlo. Alla Scuola Holden il 28 agosto si é tenuto il concerto-reading: "Il pensiero sarà un suono". Un progetto curioso e accattivante che ha visto alternarsi cantanti noti della scena torinese e nazionale reinterpreti, con arrangiamenti intriganti, di canzoni di cantautori e gruppi del trentennio 70/90. Spettacolo ben congegnato e molto ben presentato con bravi e versatili musicisti in uno spazio piacevole con un pubblico ben disposto e interessato. Tutto questo ben di Dio maltrattato da una pessima acustica che impediva di capire le parole delle canzoni (in italiano), mortificando i suoni. Una noncuranza grave alla quale porre, nell'immediato futuro, assoluto rimedio affinché non ci si convinca che all'amministrazione stanno molto a cuore solo i numeri.

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