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TRE FALSE CONVINZIONI SUL SALONE: UN'ULTIMA LETTERINA PRIMA DI TIRARE GIU' LA SERRANDA

Per amor di precisione, prima di chiudere davvero per ferie – spero abbastanza a lungo – voglio ancora chiarire alcuni punti a proposito della stucchevole vicenda del Salone che a quanto leggo in giro stentano a penetrare in numerose teste, sicché si stanno pervicacemente sedimentando tre false convinzioni.
Esse sono:

1) Massimo Bray è il nuovo presidente della Fondazione per il Libro.
Falso. Massimo Bray ha soltanto detto che ci penserà, che contribuirà al progetto e al nuovo statuto, e soprattutto che si guarderà intorno alla ricerca di un direttore editoriale di suo gradimento, che sia tanto illustre da offuscare Milano, tanto bravo da creare un Salone più grande e più bello che pria, e tanto spericolato da accettare l'incarico nefasto. Se si creeranno tali condizioni, Massimo Bray potrebbe – e sottolineo “potrebbe” - acconsentire ad assumere il ruolo di presidente. A fine agosto. O ai primi di settembre. O il 20 settembre. Forse. Campacavallo. Comunque troppo tardi. Un presidente doveva esserci già a maggio. Adesso i buoi sono scappati da mo', e questi poveretti cianciano sul nulla.   

2) Giuseppe Culicchia sarà il direttore editoriale del Salone del Libro.
Falso. Giuseppe Culicchia potrebbe essere un eccellente direttore editoriale del Salone del Libro. Ma non piace al romano Massimo Bray, perché a parere di Massimo Bray non è una figura sufficientemente “prestigiosa e internazionale”. Manco che Massimo Bray avesse vinto tre Pulitzer, o fosse stato il ministro di un Paese serio, tipo la Curlandia. Per lo stesso motivo il nome di Culicchia non inziga nemmeno Chiamparino. Manco che Chiamparino fosse il governatore dell'Illinois. Quindi, in ossequio al punto 1, offriranno la direzione a chiunque, purché famoso e non torinese. Alla fine, se nemmeno Pupo accetterà, si accontenteranno di Culicchia. Si chiama eterogenesi dei fini. O, se preferite, buscar el levante por el poniente. Oppure serendipity. Scegliete voi.
Questo punto 2 implica una digressione, poiché qualcuno mi ha domandato come mai, per il ruolo di direttore del Salone, nessuno abbia pensato a Paolo Verri. La risposta è semplice: Paolo Verri è riuscito a conquistare per Matera – e sottolineo “Matera” - il ruolo di Capitale europea della cultura: ben modesto risultato per la grande Torino, metropoli internazionale che pullula di genii. Inoltre Verri nella sua precedente vita torinese ha dato troppe prove di autonomia di pensiero per non essere detestato in ogni stanza e stanzino del potere sabaudo.

3) Batteremo Milano sul tempo presentando entro settembre il progetto del nuovo Salone.
Falso. E' quello che ha detto il sindaco e Appendino. Però il progetto difficilmente sarà pronto entro settembre, dato che non c'è ancora un direttore editoriale, e nessuna persona seria accetterebbe di fare il direttore editoriale con un progetto al quale non ha partecipato. Quindi, delle due l'una: o prima scrivono il progetto e poi trovano il direttore, per cui il direttore non sarà una persona seria; oppure prima trovano il direttore e poi scrivono il progetto, per cui il progetto non sarà pronto a settembre. Terza ipotesi: la piantano di fare gli splendidi e scelgono Culicchia che una bozza di progetto l'aveva già presentata. Comunque a settembre sarà sempre troppo tardi: Milano il suo progetto lo ha pronto da quel dì, e lo sta già raccontando, come potete leggere in questo link http://www.corriere.it/cultura/16_luglio_22/salone-del-libro-di-milano-66502b96-5045-11e6-a079-6300f66c3f65.shtml. Pertanto, di che cosa stiamo parlando?

Molto bene. Adesso, se permettete, passo e chiudo. Mi auguro che si diano una chetata e se ne stiano tranquilli per un po', per potermi di conseguenza dedicare full time ai gabbiani e ai fenicotteri, che assai più mi appassionano. Perché allo strepitìo del nulla preferisco ancora e sempre il rumore del mare.

Dalla casa sulla scogliera, good luck Torino.



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