Un marchio in vendita: prezzo stracciato, 500 mila euro. Ma non è ancora chiaro chi parteciperà all'asta |
Non sto a ripetervi l'intera storia. Qui trovate l'ultima puntata. Di fatto, però, la situazione è abbastanza inquietante. Molti, qui a Torino, davano - e danno tuttora - per scontato che Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo tramite Equiter parteciperanno all'asta e si aggiudicheranno il famoso marchio, per poi consegnarlo nelle mani di Regione e Comune che a loro volta, in perfetta concordia, lo passeranno al Circolo dei Lettori affinché organizzi la simpatica manifestazione che per ora, mancando la proprietà del marchio, viene convenzionalmente definita "evento internazionale di promozione del libro".
Ma le fondazioni bancarie non hanno ancora deciso. Soppesano caute i pro e i contro: fiutano il Vietnam naturale insito nel Dna del Salone, e non sono del tutto rassicurate dalla formulazione del bando d'asta.
Ma se non ci stanno le fondazioni bancarie, chi concorrerà all'asta?
La "colletta pubblica" di Pazzi per Torino si è fermata sul nascere, e comunque è difficile immaginare che avrebbe raggiunto una cifra adeguata.
Gli enti locali non sembra vogliano, o possano, impegnarsi direttamente.
Pare invece concreto l'interesse dei creditori dell'ex Fondazione per il Libro: sarebbero decisi a creare una onlus ("Torino città del libro") per concorrere all'asta sperando nel sostegno economico degli imprenditori locali e - magari - delle fondazioni bancarie.
Resta il fatto che, come ho già scritto e come ha convenuto anche il direttore Lagioia, il Salone del Libro di Torino si potrebbe benissimo fare anche senza chiamarlo "Salone del Libro". Per dieci anni lo hanno chiamato "Fiera del Libro", e francamente nessuno s'è accorto della differenza.
Gli enti locali non sembra vogliano, o possano, impegnarsi direttamente.
Pare invece concreto l'interesse dei creditori dell'ex Fondazione per il Libro: sarebbero decisi a creare una onlus ("Torino città del libro") per concorrere all'asta sperando nel sostegno economico degli imprenditori locali e - magari - delle fondazioni bancarie.
Resta il fatto che, come ho già scritto e come ha convenuto anche il direttore Lagioia, il Salone del Libro di Torino si potrebbe benissimo fare anche senza chiamarlo "Salone del Libro". Per dieci anni lo hanno chiamato "Fiera del Libro", e francamente nessuno s'è accorto della differenza.
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