Arpionati: siamo già in ritardo, e una tv privata blocca Max e Madaski per una intervista prima della proiezione. Palle... |
Ad ogni modo. Gigi nel 1997 è uscito dalla vita per entrare nella leggenda. E il film lo racconta molto bene, con i pochi materiali video e sonori del periodo oggi disponibili, e con i racconti dei compagni di strada, a cominciare da Marco Ciari, il batterista dei Blind Alley la cui florida corporatura attuale, confrontata con l'esile complessione dark dell'epoca, dimostra come il tempo ci abbia tutti, imparzialmente, cambiati. Tra i testimoni, un Johnson Righeira che si duole perché quelle memorie dei cruciali Eighties stiano sfaldandosi (cosa che induce il consigliere regionale Gianpiero Leo, lodevolmente presente in sala, unico politico, a lanciare l'idea di un museo della musica torinese); Max Casacci, bassista ragazzino nei Deafear, che non trattiene le lacrime ricordando l'amico; la Funky Lips Sandra Brizzi che ricostruisce il giorno terribile della morte di Gigi; Renato Striglia e Luca Colarelli che raccontano le diverse visioni della famosa aggressione che Gigi subì ai Murazzi, poco prima di morire. Eccetera, eccetera, eccetera. Per noi che in un modo o nell'altro c'eravamo, un viaggio nella vita passata, tra Tuxedo e Studio Due, Big Club e birreria Petrarca. Per gli altri non so. Magari avrebbero bisogno di qualche nota a piè di pagina. Ma francamente me ne infischio.
che bello!!
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