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SALONE DEL LIBRO, LA FOTOGRAFIA DEL FUTURO

Il taglio della torta che ha chiuso il Salone del Libro 2014: da sinistra si vedono Culicchia, Braccialarghe (ma il cappello da cuoco è di un cuoco alla sue spalle), la nuca di Saitta,Picchioni, Coppola, Pereira del TgR, un cardinale, Ferrero semicoperto, e Fauré di Gl events
Eccomi qua. Mi sono preso due giorni di meritata vacanza, dopo due settimane intense, prima il Tglff e poi il Salone del Libro. E proprio del Salone voglio ancora occuparmi. Ieri mi sono letto le varie ricostruzioni, più o meno fantasiose, sulla successione ai vertici di Librolandia. Nulla di nuovo rispetto a quanto GabosuTorino vi aveva anticipato nel post "Moisio for President". I candidati restano quelli: a cominciare da Roberto Moisio, che continuo a considerare il favorito benché sia senza dubbio la figura meno "forte". E vi dico che è favorito proprio in quanto non "divisivo", come si dice oggi con orrido neologismo. Favorito di Picchioni, che è ormai quasi certo di restare in sella un altro anno, per curare il superSalone del 2015, quello dell'Expo (come vi ho raccontato nel post "Una road map per la successione"); e che di conseguenza conta di avere in Moisio un vice (o "presidente nominato", all'americana) non troppo ingombrante; ma favorito anche perché non ha una connotazione politica troppo marcata pur venendo considerato vicino al centrosinistra; e soprattutto perché gli altri due papabili più accreditati soffrono entrambi di diffuse antipatie. Antipatie a livello locale Gianni Oliva (a parte l'impedimento di aver ricoperto il ruolo di consigliere regionale fino ad oggi) perché quand'era assessore alla Cultura della giunta Bresso si è fatto un sacco di nemici. E antipatie a livello nazionale Gian Arturo Ferrari, perché non si resta per anni e anni al vertice della Mondadori senza seminare rancori. Ferrari è senza dubbio il nome di maggior peso, autorevole e assai motivato (aspira alla presidenza del Salone praticamente da sempre) ma il suo arrivo al vertice potrebbe innescare reazioni da parte degli altri editori difficili da calcolare, ma potenzialmente devastanti.
Ad ogni modo, sulla presidenza la partita è ancora apertissima, e non mancano altre credibili candidature. Molto dipenderà anche dall'esito delle elezioni regionali.
Per la direzione, invece, qualcosa mi dice che siamo già piuttosto avanti. Fermo restando che Ernesto Ferrero con ogni probabilità sarà anch'egli prorogato di un anno come Picchioni, mi pare che i giochi - salvo new entries sempre possibili - si restringano a due scrittori torinesi, entrambi già coinvolti nell'organizzazione del Salone: Andrea Bajani e Giuseppe Culicchia. L'ho scritto nel post del 12 maggio e lo confermo, con un particolare in più, che fa pendere la bilancia dalla parte di Culicchia. Chiunque abbia assistito ai riti finali del Salone - la conferenza stampa di chiusura e il taglio della torta - ha potuto notare che Culicchia era sempre sul palco, mentre Bajani - fino a ieri da tutti considerato il più probabile delfino di Ferrero - è rimasto in platea. Durante la conferenza stampa ho anche domandato ad Andrea per quale motivo non fosse al tavolo dei relatori, e lui mi ha risposto con un sorriso: "Non lo so", mi ha detto. Non aveva l'aria incazzata. Ma Bajani è di buon carattere. Ad ogni modo, come potete verificare anche dalla foto che pubblico, al taglio della torta in diretta su TgtRegione, in favore di telecamere c'erano soltanto, dello staff Salone, Picchioni e Ferrero. Più Culicchia. Non sottovaluto la circostanza: al Salone la rappresentazione del potere segue regole antiche, e dalla presenza o meno nelle occasioni cruciali si può capire molto. Un po' come lo schieramento degli alti papaveri del Pcus alla parata del Primo Maggio sulla piazza Rossa, di brezneviana memoria.
Scherzi a parte: da quanto risulta a GabosuTorino, Picchioni ha molto apprezzato sia il lavoro di Bajani a Bookstock, sia quello di Culicchia a Officina. Però nei discorsi finali i risultati di Officina hanno goduto di particolare esaltazione. Può essere - ma qui entro nelle ipotesi personali - che Culicchia venga considerato più "affidabile" dal punto di vista dell'impegno quotidiano. In altre parole, più sgobbone. E il direttore di Librolandia - Ferrero docet - lavora come un dannato ogni giorno, perché le responsabilità della costruzione concreta dell'immane cattedrale-Salone ricadono in massima parte su di lui.
Tutto questo per il gioco del chi scende e chi sale. I primi discorsi concreti sul futuro del Salone si faranno fra un mese.

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