La folla preme per entrare al Salone del Libro |
A Milano, scrive Truzzi basandosi su fonti degne di fede, sono decisi non soltanto a rifare Tempo di Libri nel 2018, ma anche a farlo in maggio, nello stesso mese - e forse negli stessi giorni - del Salone di Torino.
Talora la protervia trascolora nella stupidità. Ecco un caso da manuale.
Rho Fiera ha la maggioranza nella società creata con l'Associazione Editori per partorire quella gran figata di Tempo di Libri: e ha tutto l'interesse a rifare Tempo di Libri, che si tiene a Rho Fiera.
Il Comune di Milano per motivi d'immagine e politici ha tutto l'interesse a minimizzare la sconfitta, e rifare Tempo di Libri: magari ipotizzando fantomatiche "sinergie" con Torino, tipo un biglietto unico. No, grazie, abbiamo già dato con MiTo, adesso non ci fregate più.
Non è invece chiaro quale interesse abbia l'Aie: o meglio, quel che resta dell'Aie dopo la scissione dei piccoli editori che hanno scelto di stare con Torino. Al momento i resti dell'Aie sono occupati a scannarsi fra di loro, rimpallandosi la responsabilità della galattica minchiata: il conto lo pagherà Motta, perdendo il cadreghino, ma anche qualche capoccione fra Mondazzoli e Gems dovrà dare molte spiegazioni, e saranno spiegazioni di lacrime e sangue. Anzi, di sangue e merda, visto che le lacrime le hanno già versate tutte nel deserto di Tempo di Libri.
Gli editori che sono andati a Tempo di Libri hanno venduto una miseria, mentre in questi giorni a Torino i libri si vendono come il pane: Feltrinelli ha raddoppiato rispetto all'anno scorso, gli altri seguono con percentuali d'incremento medie fra il 20 e il 40 per cento. E al Lingotto si vedono tante facce felici, mentre gli sventurati espositori spersi nel vuoto di Rho Fiera si mangiavano le mani e il fegato.
Torino ha quindi dimostrato nei fatti di poter fare un grande Salone del Libro anche senza Mondazzoli e Gems; l'Aie e Rho Fiera hanno dimostrato nei fatti che, pur con Mondazzoli e Gems, non sono in grado di fare un decente salone del libro.
Ed ecco la meravigliosa dimostrazione del proverbio danese: anziché abbassare le orecchie e chiedere scusa, i protervi decidono di piazzare l'ingombrante deretano di Tempo di Libri nello stesso mese e magari pure negli stessi giorni del Salone torinese ("perché è il periodo perfetto per quella manifestazione"); e spediscono l'ininfluente Motta a Torino (a trattare? e de che?), e il Motta fa pure il furbetto dicendo che "le date di Tempo di Libri 2018 io le so ma non ve lo dico".
Sai che c'è, Motta? Ma fatevelo quando vi pare, il vostro sfigatissimo Tempo di Libri. Tanto non imparerete mai. Avete perso adesso, che avevate tutti i favori del pronostico. Pensate di poter fare meglio? Accomodatevi. Voi che vi bullavate di rappresentare "il 91 per cento del fatturato editoriale italiano", prima o poi imparerete sulla vostra pelle che un Salone del Libro si fa con le idee e con le intelligenze e non con i fatturati di un'editoria-spazzatura ossessionata dal best seller ad ogni costo.
Penso che la straordinaria risposta del popolo del Salone a questa trentesima edizione meriterebbe un capitolo del libro di Moisio. Sembrava persa in partenza la sfida, è stata stravinto, in modo quasi commovente. Gabo, ma com è possibile che il ministro Franceschini parli ancora di collaborazione? Ma li ha visti i numeri? La folla? La partecipazione? Motta, poi, patetico nelle sue dichiarazioni....Si facciano il loro tempo di libri, nelle stesse date, nel loro deserto, contenti loro....
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