Esser stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti
(Zen Circus, "Andate tutti affanculo")
Devo una spiegazione ai cortesi lettori. Ieri non ho riferito dell'audizione del presidente della Fondazione Musei Maurizio Cibrario sulla triste vicenda dei licenziamenti.
Non l'ho fatto per due motivi. Intanto perché Cibrario in Commissione Cultura e Lavoro ha detto esattamente ciò che doveva dire, come previsto. Ma soprattutto perché gli interventi di troppi consiglieri comunali hanno oltrepassato largamente i pur ampi limiti della mia sopportazione; e dell'ottusità tollerabile.
La situazione a questo punto dovrebbe essere lampante. Anche ieri in Commissione è stata raccontata per l'ennesima volta, esattamente come il giorno prima. Leggetevi il post dell'altro ieri, tanto nulla è cambiato.
Non ho voglia di ricominciare a discuterne. Sono certo che il gentile lettore, se dotato di un QI appena superiore a quello di un'ostrica rimbambita, saprà attribuire a chi di dovere le logiche responsabilità.
Eppure anche ieri molti fra gli acuti consiglieri comunali hanno perseverato nella solita gag del paltò di Napoleone, tanto cara a Totò e alla politica torinese. In altre parole, mettiamo che io chiami la mia donna di servizio, le consegni cinque euro e le dica: "Cesarina, eccoti cinque euro: vammi a comperare una bottiglia di Dom Perignon millesimato e un chilo di foie gras". Cesarina va e mi torna a casa con un brick di Tavernello e un chilo di cipolle. E io cazzio Cesarina perché, con i cinque euro che le ho dato, mi fa cenare a cipolle e Tavernello anziché a champagne e foie gras.
Finché questo è il livello del dibattito politico sulla vicenda, preferisco lasciar perdere: ricomincerò a seguirla quando qualche bagliore d'intelligenza razionale tornerà ad illuminarla.
Nell'attesa che la trattativa sindacale, e ancor più i soldi che ha trovato la Regione, portino una schiarita sul futuro della FTM, rinnovo la massima solidarietà alle vittime innocenti di tanta umana stoltezza e tanto intollerabile pressapochismo: i lavoratori a rischio licenziamento e gli studenti e docenti che lottano per difendere la loro biblioteca d'arte.
Ma voglio anche dichiarare la mia ammirazione per il self control del presidente Cibrario, che ieri in Commissione non ha perso per un solo istante il suo sabaudo aplomb. Fossi stato al posto suo, alla terza manifestazione d'ottusità da parte dei commissari più astuti mi sarei alzato e me ne sarei andato, non senza aver prima pronunciato un'ultima, nobile orazione da presidente: "Sapete che c'è? Avete rotto il cazzo. Mi togliete i soldi, ve ne sbattete delle mie proteste, per mesi e mesi fate finta di niente, e adesso pretendete che i musei funzionino come e meglio di prima. Se siete così bravi, salvatevela voi, la vostra Fondazione. E se non ci riuscite, ficcatevela dove ben sapete. Io mi dimetto. Passate delle Feste di merda e andatevene tutti affanculo".
Buon Natale e felice Anno Nuovo a tutti, tranne che ai cretini.
E vai con la solita canzoncina.
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