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UNA GAM TUTTA NUOVA PER FERMARE IL DISASTRO: IN UN ANNO HA PERSO CENTOMILA VISITATORI


Il Monte Rushmore della Gam: da sin. il presidente di Fondazione Musei Maurizio Cibrario, la direttrice Carolyn Christov Bakargiev (alla quale hanno storpiato il cognome, ma lei da gran dama non fa un plissé) e l'assessore alla Cultura e alle Biblioteche Francesca Maiunagioia Leon
Presentano il nuovo allestimento della Gam. Ma è chiaro a tutti che siamo lì per vedere le facce. 
Le facce dei dipendenti della Fondazione Musei, quelli che rischiano di restare a spasso. Facce preoccupate. Cupe. 
Poi ci sono le facce del presidente della Fondazione Musei, Maurizio Cibrario, e dell'assessore Francesca Maiunagioia Leon. Facce di pietra. Gli occhi fissi sul pubblico della conferenza stampa; e sulla testa il fumetto che dice "fai che non mi chiedano niente, fai che non mi chiedano niente". 
Tra di loro siede Carolyn Christov Bakargiev, la direttrice della Gam (e di Rivoli). La sua faccia è l'unica giuliva perché Carolyn ha fatto un buon lavoro e probabilmente è convinta che i giornalisti siano venuti soltanto per ammirare il suo nuovo allestimento. 
Con quei riccioloni, e l'accento alla Stanlio e Ollio, Carolyn Christov Bakargiev trae in inganno: la prendi per un'intellettuale un po' visionaria che mangia pane e arte e nulla più. Invece è un peperino che non te la manda a dire, quand'è il caso e il momento.

Così parlò la direttrice: un museo senza biblioteca non è un museo

E difatti, nel suo discorsetto di presentazione molto alto e molto colto, Carolyn butta lì una frasetta ("Un museo oltre alle opere possiede i suoi archivi e la sua biblioteca") in apparenza banalmente logica, ma che oggi a Torino non è più né logica né banale. 
Così mi sento autorizzato ad approfondire: e le domando se intende dire che senza una biblioteca un museo non è un museo. Lei mi conferma che "tutti i musei del mondo hanno una biblioteca, essenziale per la ricerca; ad esempio, senza la nostra biblioteca questo riallestimento non si sarebbe potuto fare". Con quel suo fare soave e l'accento da Stanlio e Ollio e i riccioloni rossi, la direttrice della Gam afferma, seppur con un elegante giro di parole, che senza la Biblioteca della Gam la Gam non è più un museo.
La faccia di Cibrario è di granito. Quella di Maiunagioia vira sul verde-palude-al-tramonto-ma-non-del-tutto-sera.

Senza blockbuster, un riallestimento ci salverà. Speriamo

Ammette pure, la Carolyn, che il pubblico della Gam è in diminuzione "perché non abbiamo i mezzi per fare le mostre blockbusters, però 'Colori' è stata un buon compromesso; e il riallestimento è un mezzo per attrarre visitatori, spendendo meno che per una mostra". In effetti, riallestire due piani della Gam è costato in tutto 190 mila euro. E finché dura la curiosità, può funzionare. D'altra parte, era questa la ricetta predicata dalla Leon.
Insomma, la direttrice della Gam dice che senza le mostre blockbuster non riempi i musei; ma le mostre blockbuster costano, e lei i soldi non li ha, per cui deve arrangiarsi a fare il fuoco con la legna che tiene in casa.
La faccia di Cibrario è di travertino. Quella di Maiunagioia assume il colorito di un camaleonte con l'itterizia.

I dipendenti vogliono sapere: Leon svicola, Cibrario dà appuntamento a venerdì

A questo punto i dipendenti incazzati si sentono in diritto di intervenire e chiedere che ne sarà di loro. Carolyn, con soave perfidia, si chiama fuori perché, sottolinea, lei è direttrice artistica, non amministrativa; e passa la parola alla sventurata Leon, che tenta di un'imbarazzata risposta rimpapocchiando i fumosi concetti del proclama di ieri, a base di percorsi da individuare e tavoli da aprire. Ma i licenziandi la mandano a stendere, invitandola a rinnovare l'armamentario retorico. La sventurata Leon, per uscirne, rifila la palla a Cibrario, che se la gioca con maestria: lui, dice, è convocato per venerdì davanti alla Commissione cultura, e in quella sede darà pubbliche ed esaurienti spiegazioni, raccontando per filo e per segno come e perché si è arrivati a questo punto, e come vorrebbe venirne fuori limitando al massimo i danni. Però, aggiunge, per rispetto istituzionale non può anticipare nulla di ciò che dirà in Commissione. E presto incontrerà i sindacati: hanno appuntamento il 28 dicembre. 
La risposta sembra se non soddisfare quantomeno tacitare gli esasperati, che per il momento si limitano a qualche sparso "Vergognatevi!". 
Vabbé, nel prossimo post (linkato qui) azzardo un'ipotesi su ciò che potrebbe dire Cibrario in Commissione. Adesso però comincio a essere stanchino, e incombe pure l'altra sfiga di giornata, l'atto di morte della Fondazione per il Libro.
Quindi la finisco qui, con una raccomandazione e una speranza.

Alla Gam visitatori in fuga: ne ha persi centomila in un anno

La raccomandazione: andate a vedervela, la Gam riallestita, è davvero interessante, vale la spesa del biglietto.
La speranza è invece che il riallestimento dia una spintarella alla povera Gam, che quest'anno è sprofondata a 147 mila visitatori (dato di oggi, 19 dicembre). Un disastro anche rispetto al 2016, quando furono, al 31 dicembre, 247 mila; e già quella parve un'apocalisse rispetto all'anno magico 2015, quando - regnante Patrizia Asproni - ancora le mostre si facevano e con il traino di Monet si arrivò a quasi 372 mila presenze. A botte di centomila e passa visitatori in meno anno su anno, se non cambia qualcosa entro il 2019 la Gam avrà meno visitatori del Museo dij subièt di Moncalieri.
Ma mi sia consentita una nota di merito. Il dato sui visitatori Carolyn non lo dice in conferenza stampa, ma a richiesta non ha nessuna difficoltà a rivelarlo, com'è giusto e corretto. Mica come certi furbetti di mia conoscenza, che negherebbero pure che la terra è tonda, e nascondono le loro disavventure come i gatti la loro cacca.

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