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HO SCOPERTO L'IDENTITA' SEGRETA DI CHIARABELLA

Chi si nasconde dietro la maschera della super-eroina sabauda?
Non vi stupisca il titolo di questo post. Accade a volte che, seguendo sentieri in una certa direzione (nel caso specifico, Cioccolatò e i suoi derivati) si approdi a territori imprevisti e sorprendenti. Si chiama serendipity.
Ma andiamo con ordine.
Xavier Bellanca ("social media manager presso la Città di Torino" come certificato su Fb) stamattina mi ha fatto prendere un coccolone. Il giovanotto pubblica sulla sua pagina personale di Fb un post di vibrante soddisfazione per il successo di Cioccolatò. Come spesso accade in questo litigioso paese, si apre un vivace dibattito con chi non condivide tanto entusiasmo. E vabbè. Seguo con disinteresse il battibecco finché Bellanca non scrive: "A febbraio c'è stato Aspettando CioccolaTò". Mi son sentito gelare. Stai a vedere, mi dico, che sono i primi sintomi del rimbecillimento. Non ricordo più le cose. Terrore: già in questo paese passata una certa età le tue opinioni non contano un cazzo, adesso mi becca pure la smemoratezza... 
Un po' timoroso domando a Bellanca, sempre tramite Fb, in quali date di febbraio si sia svolto quest'anno Aspettando Cioccolatò. Egli cortesemente si corregge, rispondendomi che è stato "a marzo dell'anno scorso", cioé del 2017. Invece, precisa, "quest'anno c'è stata un'ulteriore manifestazione: Dolci Portici".
Sono grato a Bellanca: ha confermato i miei ricordi (e i miei post) rasserenandomi sullo stato delle mie cellule neuronali.
Devo però precisare che Dolci Portici non è "un'ulteriore" manifestazione: è la manifestazione surrogatoria inventata dall'assessore Sacco evitare di aver ancora una volta un "Aspettando Cioccolatò" cui non segue il "Cioccolatò" tanto aspettato. A conferma che era il nome a portare sfiga, non appena cambiato quel nome infausto sono riusciti a fare Cioccolatò, dopo due anni di tentativi a vuoto.
Mi permetto tuttavia di muovere un garbato appunto al gentile Bellanca. Da un comunicatore mi attendo la massima accuratezza possibile. Sempre, anche sulle sue pagine private che sono pur sempre pagine di chi esercita una funzione pubblica. Purtroppo Bellanca è talora un po' disinvolto nelle sue esternazioni. Ricordo ancora, dai tempi delle polemiche sul Festival Jazz e sulla mostra di Manet perduta, quel post sbarazzino (o "sarcastico" come egli lo definì) con cui il social media manager della Città di Torino Xavier Bellanca per l'appunto sarcasticamente sottostimava la preparazione artistica e musicale dei contribuenti torinesi ("Nell'ultimo mese migliaia di cittadini hanno scoperto che Monet e Manet sono due persone diverse e a distinguere il jazz dal blues"). Tuttavia, sintassi a parte, il pensiero bellanchiano era chiaro e lungimirante. Anticipava la moderna strategia politica di trattare i cittadini elettori contribuenti come una mandria di coglioni da perculare.
Ciò mi suggerisce una piccola riflessione sull'uso dei social media da parte di chi pretende di amministrarci. Un uso che - come ci insegnano le recenti esibizioni su Fb di alcuni consiglieri di maggioranza con un particolare senso dell'umorismo - appare talora un po' spericolato, lasciato allo spontaneismo non sempre cauto dei singoli. Il social media manager di un ente pubblico è colui che dovrebbe gestire e moderare almeno le alzate d'ingegno più insolenti dei membri dell'amministrazione. Ma non sempre accade. Ed è l'immagine dell'intera amministrazione a risentirne.
Xavier Bellanca (da Fb). Si noti il bat-segnale sul petto. È un indizio definitivo
Questo spiega perché è tanto importante il lavoro che dovrebbe svolgere Xavier Bellanca, un bravo giovane laureato in Filosofia, che a trent'anni è stato assunto in Comune "a supporto" di Chiarabella con delibera del 19 luglio 2016 e con un compenso equo (26.564 euro annui lordi più 13.500 d'indennità) per un incarico di responsabilità, di cui forse non però ha compreso appieno la portata: su Fb, infatti, egli dichiara orgogliosamente, proprio nei commenti all'odierno post su Cioccolatò, di rappresentare "se stesso". 
Pare curioso che il social media manager di un sindaco dichiari tramite un social media di rappresentare se stesso, a meno che nel frattempo non sia diventato sindaco: eventualità che tenderei ad escludere dato che, sempre nel post in esame, alla domanda specifica di un cittadino ("Non sei più il social media manager di Chiara Appendino?") Bellanca replica con orgoglio "Sì lo sono. E rappresento me stesso". 
Una frase sibillina, che mi induce a sospettare che Xavier Bellanca sia in realtà Chiara Appendino in uno dei suoi più riusciti travestimenti. L'identità segreta della Batgirl di Torino.
Ma non ditelo a nessuno, mi raccomando. Il Joker potrebbe approfittarne.

Commenti

  1. Non so se è già capitato a qualcuno di fare un'analisi della riuscita di questo "wanna be" CioccolaTo... ma io su suggerimento di un amico mi sono presa la briga di contare quanti stand non erano relativi al cioccolato.... ammontavano a n.16. Ciò vuol dire più di un terzo. Inoltre mancavano i nomi importanti della cioccolateria italiana ed internazionale....Questo ha inesorabilmente trasformato questa manifestazione alla stessa stregua della fiera del "nocciolino di Chivasso" anzi forse quella è più ben organizzata....
    Only my two cents.
    Simonetta

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  2. Nell'articolo vi è un unico aspetto che andrebbe rivisto, ovvera la qualifica di X.B.
    Infatti, secondo pratica "comune", egli non è social media manager della Città, bensì del Sindaco: gestisce i profili di Chiara Appendino, non quelli istituzionali del comune di Torino. I soldi percepiti, quelli sì, sono della Città.

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  3. Io -sempre con la solita simpatia e deferenza- un pò mi permetto di dissentire.
    La frase:
    "Nell'ultimo mese migliaia di cittadini hanno scoperto che Monet e Manet sono due persone diverse e a distinguere il jazz dal blues" non é inappropriata (per la parte pittorica avrei fatto un colpo dadaista e ci avrei aggiunto "Bunet"), é proprio una baggianata.
    Avendo personalmente assistito a moltissime esibizioni di musica jazz e blues, continuo a notare con sempre costante scoramento che i miei commoventi concittadini nella maggioranza dei casi si ostinano a battere le mani "in battere" e dubito che riconoscano la struttura di un blues da quella di uno standard jazz. E non credo che lo scorso -come il prossimo- Festival Jazz possano cambiare questo retroterra culturale.
    Tra essere improvvisati ed improvvisatori c'é una differenza sostanziale e non solo lessicale.

    Per ciò che riguarda invece la sua affermazione sulla "moderna strategia politica di trattare i cittadini elettori contribuenti come una mandria di coglioni da perculare" mi permetto di farle notare che qualcuno questa amministrazione l'ha votata, pertanto ritengo probabile che loro si stiano riferendo in primis a circa il 54,56% dei torinesi.

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