E' stato pubblicato l'avviso di vendita all'asta dei beni dell'ex Fondazione per il Libro. Entro la vigilia di Natale sapremo chi metterà le mani sul marchio del Salone. A questo link trovate il testo completo dell'avviso, allegati compresi.
Io ho cominciato a leggermeli l'intera pappardella: stamattina pubblico sul Corriere le primissime osservazioni che riguardano il prezzo di vendita e il "radicamento territoriale" del Salone (qui c'è il link).
Nell'articolo scrivo della base d'asta di 500 mila per l'intero patrimonio dell'ex Fondazione, e in particolare quella di 355 mila per il marchio. L'avviso d'asta conferma le perplessità che ho già espresso sul blog qualche giorno fa: il prezzo proposto è minimo - anche per un'asta fallimentare - rispetto ai quasi due milioni della perizia 2009; ma insolitamente alto - per un'asta fallimentare - rispetto ai 215 mila della perizia 2017.
Circa il "radicamento territoriale", nell'articolo sul Corriere di stamattina faccio notare che - al di là dei buoni propositi e delle garanzie verbali - non sono riuscito finora a trovare nessun passaggio giuridicamente indiscutibile che garantisca l'inamovibilità del Salone a Torino: non nell'avviso di vendita, e neppure nel provvedimento ministeriale che tutela l'interesse culturale del marchio e dell'archivio. Forse ho letto troppo in fretta, ma al momento, dai documenti, mi risultata soltanto il divieto tassativo di trasferire marchio e archivi "fuori del territorio della Repubblica".
Io ho cominciato a leggermeli l'intera pappardella: stamattina pubblico sul Corriere le primissime osservazioni che riguardano il prezzo di vendita e il "radicamento territoriale" del Salone (qui c'è il link).
Nell'articolo scrivo della base d'asta di 500 mila per l'intero patrimonio dell'ex Fondazione, e in particolare quella di 355 mila per il marchio. L'avviso d'asta conferma le perplessità che ho già espresso sul blog qualche giorno fa: il prezzo proposto è minimo - anche per un'asta fallimentare - rispetto ai quasi due milioni della perizia 2009; ma insolitamente alto - per un'asta fallimentare - rispetto ai 215 mila della perizia 2017.
Circa il "radicamento territoriale", nell'articolo sul Corriere di stamattina faccio notare che - al di là dei buoni propositi e delle garanzie verbali - non sono riuscito finora a trovare nessun passaggio giuridicamente indiscutibile che garantisca l'inamovibilità del Salone a Torino: non nell'avviso di vendita, e neppure nel provvedimento ministeriale che tutela l'interesse culturale del marchio e dell'archivio. Forse ho letto troppo in fretta, ma al momento, dai documenti, mi risultata soltanto il divieto tassativo di trasferire marchio e archivi "fuori del territorio della Repubblica".
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