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DAY AFTER IN SALA ROSSA

The best show in town. La mitica Sala Rossa
Oggi - dopo parecchio tempo - sono tornato a seguire il Consiglio comunale. Ci sono arrivato piuttosto stropicciato e annoiato, ben sapendo che non c'era nulla di interessante, almeno per me. Giusto un'interpellanza della piddina Foglietta a proposito del Natale e Capodanno maggici. In pratica chiedeva come pensano di pagare un mese di maghi, saltimbanchi, musicisti e mangiafuoco stanziando più o meno trecentomila euro, visto e considerato che soltanto mettere in sicurezza piazza Castello per la notte del 31 dicembre in base alle prescrizioni della Gabrielli potrebbe costare, ipotizza Foglietta, suppergiù 250 mila euro. E niente, la Leon ha risposto che quello è lo stanziamento massimo del Comune, ma daranno una mano anche Fondazione Crt e Iren, e loro "stanno lavorando" per chiudere gli accordi con importanti sponsor. Nulla di nuovo rispetto a quel che ho già scritto, insomma
Foglietta voleva anche sapere come hanno scelto questo mago Rolfo cui hanno affidato la direzione artistica dei magici spettacoli. Ma su ciò Leon non ha detto nulla.

L'ombra lunga di Paolo Giordana

Però in questa faccenda delle manifestazioni di fine anno c'è una cosa buffa che nessuno ha notato: tra le "attrazioni" è prevista l'esecuzione, a cura di Intrecci Barocchi, dell'Oratorio di Natale di Bach. In realtà si tratta di un appuntamento del festival Back TO Bach, sponsorizzato anche dalla Regione, che nella circostanza viene arruolato sotto le bandiere della magia del Natale. Mi diverte notare che l'esecuzione integrale dell'Oratorio era un vecchio progetto di Paolo Giordana: me lo espose ben due anni fa, quando ancora faceva il sindaco, in occasione del nostro mitico pranzo nel dicembre del 2016. 
Adesso il reprobo è stato cacciato e rilascia interviste viperine. Ma la sua ombra aleggia tuttora sul Palazzo d'Inverno: e Maiunagioia si rivende l'idea, che in effetti non è malaccio. In versione ridotta, ovviamente: niente integrale dell'Oratorio, solo le prime tre cantate. Ma vabbè, si fa quel che si può. 

Il day after: pentiti e scontenti

A proposito di reprobi. Confesso che oggi sono andato in Comune soprattutto per scrutare un po' di facce post-sabato. E capire dalle facce come l'ha presa la maggioranza, e come fantastica l'opposizione. Ho trovato le facce che mi aspettavo: quei ragazzi sono maledettamente prevedibili. Moscetti e tristanzuoli quelli che si sono trovati sotto il naso per la prima volta una piazza ostile; trulleri e impettiti quelli che s'illudono che la piazza stesse dalla loro parte.
In compenso, arrivando a Palazzo civico ho incrociato la Viviana Ferrero, la consigliera cinquestelle alla quale m'ero ripromesso di non rivolgere più il saluto poiché sono anziano, piuttosto disinformato e profondamente disperato
Lei ha insistito per spiegarsi, e mi ha detto di aver capito il suo errore e di esserne pentita. Le ho risposto che, errore o non errore, non posso accettare ciò che nei fatti - pur scusandosene poi - ha dimostrato di pensare di quelli come me. Lei ha rinnovato i sensi del suo dispiacere, e ha sottolineato il peso delle conseguenze causate dalle sue improvvide parole. E' mortificata dagli insulti e dalle minacce che riceve. "Mi hanno anche scritto che sono una puttana", mi ha confidato affranta, e a quel punto ho sentito il dovere morale di offrirle la mia totale solidarietà: "Non badi a quei farabutti - le ho risposto. - Chi insulta è gente volgare e ignorante. Si figuri che i suoi capi, a me, hanno dato non solo della puttana, ma anche dell'infame; o infimo, non ho ben capito. Non ne soffra: certi figuri si qualificano da soli, li disprezzi e se crede li denunci". Lei mi ha promesso che d'ora in poi sarà più prudente nelle sue esternazioni. Io le ho ricordato i suoi doveri di public servant e le ho raccomandato di non eccedere mai più. Poi ci siamo salutati con civiltà. 
Lei è andata a presentare una mozione per la "ruralizzazione di Torino"Not in my backyard, spero.
Io sono salito in Sala Rossa, e dopo un po' è arrivato Massimo Giovara, quello dello sketch "satirico" con la cadenza piemontese. E' entrato ed è andato dritto filato al suo banco, dove è rimasto a fissare un punto indeterminato davanti a sé. Mi è sembrato un po' incupito. O magari era semplicemente pensoso. Non ha preso la parola, purtroppo. Almeno finché sono rimasto in Sala Rossa. Però non sono rimasto fino alla fine dello spettacolo. Me ne sono andato quando, discutendo di bilancio, è saltato su uno della maggioranza a dire che loro dicono tanti sì e lavorano per il bene di Torino e Torino lo sa; e uno della minoranza ha detto che invece non è vero, non hanno capito un bel niente e Torino vuole altro. 
Mi fanno sempre tenerezza quei temporanei inquilini della Sala Rossa che sanno tutto di Torino.
Proprio allora mi sono accorto che si stava facendo tardi, e che esistono mille posti migliori dove trascorrere il resto del pomeriggio.
E sono uscito.

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