A riprova che ci sono andato pure io, ecco una panoramica dell'affollatissima presentazione l'altro ieri ai Murazzi: sotto le arcate c'era davvero la qualunque |
Questo probabilmente meritava di essere sottolineato: il clima profondamente diverso che si avvertiva l'altro ieri, durante il discorso introduttivo del direttore Nic Lagioia, rispetto ad analoghe occasioni di un recente, cupo passato. Mentre Lagioia parlava - un Lagioia molto freak, con sfolgorante camicia psichedelica - mi è tornato alla mente il suo intervento del 22 febbraio di due anni fa: il Salone si apprestava a sostenere lo scontro mortale con gli aggressivi milanesi di Tempo di Libri, e l'esito della battaglia era tutt'altro che scontato. In quell'occasione, Lagioia fu empatico, emozionale, mescolò con consumata abilità retorica i toni solenni a quelli pop, infuse ottimismo e allegria alle sue malconce truppe, piegate da tanti rovesci, e ai torinesi preoccupati per le sorti del Salone. Il discorso di chi, pur conscio della gravità del momento, non si rassegna alla sconfitta, non si dà per vinto. Il modello, si parva licet, era il Churchill del 4 giugno 1940: "Combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline; non ci arrenderemo mai".
Quello che Lagioia ha pronunciato la mattina del 6 marzo scorso, invece, è il discorso di un vincente. Di chi, con la tranquillità dei forti, dopo aver vinto la guerra vuole vincere la pace, e senza ostentazioni riconosce i meriti degli alleati e tende la mano agli sconfitti. Un discorso meno enfatico, ma efficace: riconoscerei come modello, sempre si parva licet, il Lincoln del discorso di Gettysburg.
In questa vittoria, come in ogni vittoria, non mancano le ombre, i danni collaterali, le vittime di guerra. Nic Lagioia nel suo discorso ha doverosamente lodato i dipendenti dell'ex Fondazione per il Libro, che hanno tenuto in piedi la baracca nelle ore più buie: ma è giusto, adesso, ricordare che - nonostante i ripetuti impegni delle istituzioni - non tutti sono stati riassorbiti al Circolo dei Lettori o in altri enti pubblici. E per uno di essi non è stato neppure possibile concorrere ai bandi, come potete leggere qui. E questo, lasciatemelo dire, non è bello. Proprio niente bello.
Bonus track: il comunicato
Per completezza, vi ricopio il comunicato che descrive le principali novità del Salone 2019.Il 32° Salone Internazionale del Libro torna da giovedì 9 a lunedì 13 maggio 2019. Cinque giorni di dialoghi e riflessioni intorno ai libri e alla lettura, cinque giorni in cui, a Torino, arrivano autori ed editori provenienti da tutto il mondo.
Il tema
È Il gioco del mondo, una delle opere più felici e influenti degli ultimi cinquant’anni, titolo e tema scelti per questa 32° edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Il manifesto di MP5
MP5 è un’artista italiana nota per il suo stile di disegno in bianco e nero che utilizza in numerosi e differenti media, la sua arte incisiva e l’immaginario non convenzionale che la contraddistinguono ne fanno una madrina perfetta per quel grande laboratorio e occasione di sperimentazione che è il Salone del Libro.
Lo spagnolo, lingua ospite
Non un Paese ospite, bensì una lingua ospite. Questa la novità e l’ambizione del Salone nel 2019. A Torino arriverà una delegazione di autrici e autori provenienti dai Paesi del Centro e Sud America, per uno dei progetti più ambiziosi sul piano internazionale che il Salone abbia mai varato. Per realizzarlo, sono state intessute sinergie con una serie di importanti soggetti istituzionali, tra i quali l'Instituto Cervantes e l'Ambasciata Argentina. A questi si aggiunge il festival della letteratura in lingua spagnola di Perugia, Encuentro, punti di riferimento Bruno Arpaia e Giovanni Dozzini.
Marche, Regione ospite
Le Marche hanno al Salone Internazionale del Libro di Torino un posto d’onore, esemplari di un’Italia forte della sua varietà culturale e molteplicità.
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