Un plotone di cittadini-spettatori in marcia verso lo Stabile |
Intanto ricopio qui sotto - a beneficio dei veri amatori - il comunicato che descrive vita morte e miracoli della stagione prossima ventura. Io ho fatto la ola quando sono arrivato a "rafforzando e diversificando i legami tra cittadino-spettatore e istituzione-attività". "Cittadino spettatore" rasenta il sublime: a mia memoria aveva fatto meglio soltanto Carducci con mitico "Cittadino Mastai, bevi un bicchier!". A questo punto, per favore, qualcuno scriva una Marsigliese su misura: tipo "Aux théâtres, citoyens, remplissez les galeries...".
La nuova Stagione del Teatro Stabile di Torino si conferma densa di proposte all’insegna della pluralità espressiva, ma sempre coerenti e interconnesse tra loro; un programma diversificato per soddisfare il fabbisogno culturale, la riflessione estetica e l’intrattenimento intelligente, che accanto a grandi maestri del teatro darà ampio spazio a giovani talenti emergenti.
Saranno 74 i titoli programmati in sede e in tournée, di cui 17 produzioni (9 nuove produzioni esecutive, 5 nuove coproduzioni e 3 riprese), 38 spettacoli ospiti e 19 allestimenti per Torinodanza: questi i numeri della Stagione 2019/2020 del Teatro Stabile di Torino che si conferma saldamente al primo posto tra i Teatri Nazionali nella classifica del MiBAC e che nel 2018 ha conseguito risultati che hanno superato le previsioni più ottimistiche, facendo segnare nell’anno appena trascorso nuovi record per incassi da biglietteria, presenze, abbonamenti, produttività, giornate lavorative, contributi FUS.
Un cartellone che da un lato propone il repertorio affidato a registi e interpreti affermati che incontrano la più ampia partecipazione del pubblico, formando le giovani generazioni con i testi fondamentali del teatro italiano ed europeo, e che dall’altro dedica ampio spazio alla drammaturgia contemporanea proponendo un ventaglio di autori davvero eterogeno, dal teatro civile e di narrazione alla ricerca, dal dramma borghese al mimo e alla clownerie. Una Stagione che testimonia una particolare attenzione al territorio in cui opera il nostro Ente, ma sempre aperta alle prospettive internazionali: una vocazione che, ormai da anni, si conferma non solo nella programmazione di spettacoli provenienti dall’estero e dall’esportazione delle nostre produzioni, ma anche con il coinvolgimento di registi stranieri nel progetto produttivo dello Stabile.
Sul fronte dell’internazionalizzazione, un ruolo importante è svolto dal Torinodanza festival, di cui la Compagnia di San Paolo è il maggior sostenitore, che a inizio stagione presenta i migliori coreografi e le più affermate compagnie della scena mondiale.
Un programma ricco e composito, capace di proporre ad un pubblico, affezionato quanto esigente, molti spunti di riflessione sulle sfide sociali e politiche che il mondo globale pone quotidianamente: come sempre, al centro, un progetto produttivo in continuo sviluppo che si specchia in queste tematiche e che, attraverso le peculiarità estetiche e poetiche dei registi e degli attori coinvolti, cerca di superare le convenzioni, ricercando costantemente nuovi e coraggiosi stilemi espressivi.
Il rischio culturale è denominatore comune di molte produzioni dello Stabile e anche le riletture dei classici seguono metodologie e forme non tradizionali.
Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile, dopo aver affrontato il grande repertorio con Don Giovanni di Molière, Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni e Amleto di Shakespeare, apre e chiude la nuova Stagione con due classici del Novecento Rumori fuori scena di Michael Frayn e Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller.
Sempre a maestri del Novecento guardano Leonardo Lidi che cura la regia de La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca; Eugenio Allegri che in Mistero Buffo mette in scena nuove giullarate di Dario Fo; Gabriele Lavia che dirige e interpreta I giganti della montagna di Luigi Pirandello e Laura Curino che propone L’anello forte di Nuto Revelli.
L’impegno internazionale del Teatro Stabile, in ambito produttivo, si conferma con la messa in scena di Zio Vanja di Anton Čechov affidata a Kriszta Székely, regista residente al Teatro Katona di Budapest che dirige il suo primo spettacolo in Italia.
Dopo il successo della scorsa Stagione torna Filippo Dini con Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello e con Misery, versione teatrale di William Goldman dal romanzo di Stephen King.
Nel novero delle produzioni si inseriscono lo spettacolo Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione, un progetto di Gian Luca Favetto; Fuoriusciti di Giovanni Grasso, con la regia di Piero Maccarinelli e Scene di violenza coniugale. Atto finale di Gérard Watkins con la regia di Elena Serra.
Il mago di Oz di Lyman Frank Baum, diretto da Silvio Peroni, sarà lo spettacolo che quest’anno il Teatro Stabile dedica ai ragazzi e alle loro famiglie.
A completare il progetto produttivo sono le riprese dei già citati Arlecchino servitore di due padroni e Così è (se vi pare) a cui si aggiunge Se questo è un uomo dall’opera di Primo Levi, diretto e interpretato da Valter Malosti.
Il rapporto con gli spettatori è al centro delle politiche culturali del Teatro Stabile che, forte dei risultati ottenuti nel 2018, ha deciso di ampliare ulteriormente le attività rivolte al pubblico, rafforzando e diversificando i legami tra cittadino-spettatore e istituzione-attività. Considerando l’accessibilità uno dei punti focali della mission del nostro Ente, nella Stagione 2019/2020 viene riproposta l’iniziativa Un posto per tutti, sostenuta dalla Fondazione CRT, che garantisce l’abbattimento delle barriere di accesso permettendo a chiunque di assistere agli spettacoli in cartellone, anche se appartenente alle fasce deboli e svantaggiate. Vengono, infatti, messi a disposizione dei cittadini a basso reddito (certificazione ISEE) 1000 abbonamenti gratuiti: l’iniziativa, attiva da due anni, riscuote un notevole successo ed ha ampliato il pubblico di giovani famiglie, studenti fuori sede e lavoratori extracomunitari. Per gli studenti universitari e in generale per i giovani vengono invece confermate le formule di abbonamento particolarmente vantaggiose e gradite.
Un programma ricco e composito, capace di proporre ad un pubblico, affezionato quanto esigente, molti spunti di riflessione sulle sfide sociali e politiche che il mondo globale pone quotidianamente: come sempre, al centro, un progetto produttivo in continuo sviluppo che si specchia in queste tematiche e che, attraverso le peculiarità estetiche e poetiche dei registi e degli attori coinvolti, cerca di superare le convenzioni, ricercando costantemente nuovi e coraggiosi stilemi espressivi.
Il rischio culturale è denominatore comune di molte produzioni dello Stabile e anche le riletture dei classici seguono metodologie e forme non tradizionali.
Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile, dopo aver affrontato il grande repertorio con Don Giovanni di Molière, Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni e Amleto di Shakespeare, apre e chiude la nuova Stagione con due classici del Novecento Rumori fuori scena di Michael Frayn e Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller.
Sempre a maestri del Novecento guardano Leonardo Lidi che cura la regia de La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca; Eugenio Allegri che in Mistero Buffo mette in scena nuove giullarate di Dario Fo; Gabriele Lavia che dirige e interpreta I giganti della montagna di Luigi Pirandello e Laura Curino che propone L’anello forte di Nuto Revelli.
L’impegno internazionale del Teatro Stabile, in ambito produttivo, si conferma con la messa in scena di Zio Vanja di Anton Čechov affidata a Kriszta Székely, regista residente al Teatro Katona di Budapest che dirige il suo primo spettacolo in Italia.
Dopo il successo della scorsa Stagione torna Filippo Dini con Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello e con Misery, versione teatrale di William Goldman dal romanzo di Stephen King.
Nel novero delle produzioni si inseriscono lo spettacolo Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione, un progetto di Gian Luca Favetto; Fuoriusciti di Giovanni Grasso, con la regia di Piero Maccarinelli e Scene di violenza coniugale. Atto finale di Gérard Watkins con la regia di Elena Serra.
Il mago di Oz di Lyman Frank Baum, diretto da Silvio Peroni, sarà lo spettacolo che quest’anno il Teatro Stabile dedica ai ragazzi e alle loro famiglie.
A completare il progetto produttivo sono le riprese dei già citati Arlecchino servitore di due padroni e Così è (se vi pare) a cui si aggiunge Se questo è un uomo dall’opera di Primo Levi, diretto e interpretato da Valter Malosti.
Il rapporto con gli spettatori è al centro delle politiche culturali del Teatro Stabile che, forte dei risultati ottenuti nel 2018, ha deciso di ampliare ulteriormente le attività rivolte al pubblico, rafforzando e diversificando i legami tra cittadino-spettatore e istituzione-attività. Considerando l’accessibilità uno dei punti focali della mission del nostro Ente, nella Stagione 2019/2020 viene riproposta l’iniziativa Un posto per tutti, sostenuta dalla Fondazione CRT, che garantisce l’abbattimento delle barriere di accesso permettendo a chiunque di assistere agli spettacoli in cartellone, anche se appartenente alle fasce deboli e svantaggiate. Vengono, infatti, messi a disposizione dei cittadini a basso reddito (certificazione ISEE) 1000 abbonamenti gratuiti: l’iniziativa, attiva da due anni, riscuote un notevole successo ed ha ampliato il pubblico di giovani famiglie, studenti fuori sede e lavoratori extracomunitari. Per gli studenti universitari e in generale per i giovani vengono invece confermate le formule di abbonamento particolarmente vantaggiose e gradite.
"Cittadino bibitaro!" Paolo Guzzanti nella indimenticabile interpretazione di Francesco Rutelli.
RispondiEliminaFabrizio Basso