Il Teatro Nuovo: una casa per Torino Arti Performative? |
La novità è che l'assessore supplente alla Cultura Massimo Giovara, dopo aver sistemato il Regio, ha un'idea anche per il Nuovo. Giovara è tanto sensibile alle esigenze delle piccole compagnie teatrali, dato che appartiene anch'egli a quel mondo: e l'idea è fare del Nuovo una sorta di "casa del teatro" (un "hub", come si dice oggi) dove le compagnie minori - gli indipendenti, i cani sciolti, i teatranti senza fissa dimora, i giovani emergenti e quant'altri - trovino un palcoscenico e uno spazio-prove. Il coordinamento dovrebbe essere affidato al Tst; a meno che non prevalga la passione movimentista del Movimento per le gestioni affidate a un qualche "collettivo". Sia come sia, in pratica il Nuovo sarà un punto di riferimento per il Tap, Torino Arti Performative, l'entità escogitata dall'amministrazione attuale per sostituire il Sistema Teatro Torino, più o meno con lo stesso obiettivo: distribuire un po' di soldi ai teatranti poveri. Solo che il Tap lo fa con "maggiore inclusione". Oh yeah.
Ma il progetto è ancora più ambizioso, e coinvolge il Tpe-Teatro Piemonte Europa. Fino a qualche tempo fa il Tpe era un po' un feudo della Regione; con il Comune, già ai tempi di Fassino, non c'era gran feeling. Ora le cose sono cambiate, con l'addio di Beppe Navello e l'arrivo alla direzione artistica di Walter Malosti. Malosti è assai gradito ai Cinquestelle. Non a caso Giovara era presente quando, l'anno scorso, Malosti annunciò la "collaborazione organica" fra il Tpe e il Festival delle Colline, gloriosa rassegna che ultimamente è in affanno, manco a dirlo a causa del taglio dei finanziamenti pubblici. Allora si era parlato di "polo del contemporaneo". E adesso si profila un'unione fra il Festival delle Colline e un altro festival, il "Fringe", che si tiene giusto in questi giorni e propone qua e là per Torino un diluvio di teatranti off pescati da mezza Europa. Merce assai pregiata agli occhi dell'amministrazione appendiniana, trattandosi di "nuove prospettive di ricerca, spirito libero, indipendente e profondamente popolare, per un pubblico sempre più vasto". Se Fringe e Teatro delle Colline si terranno in contemporanea, Fringe diventerà il coté alternativo del più paludato Teatro delle Colline, e finirà sotto l'ala protettiva del Tpe. Sicché gli "off" saranno un po' più "in". E magari troveranno più ingaggi.
Per il momento non ho potuto appurare come sarà finanziato l'intero progetto.
E dal Teatro delle Colline arriva un'apertura
In seguito a questo articolo, pubblicato anche sul Corriere, l'amico e collega Sergio Ariotti, con Isabella Lagattolla fondatore e direttore del Festival delle Colline, mi invia alcune garbate puntualizzazioni, dicendosi interessato al progetto. Ecco la sua mail:Caro Gabriele,
con riferimento al tuo articolo sul Corriere Torino del 13 maggio «Un hub per emergenti e piccole compagnie: ecco il Teatro Nuovo di Giovara» ci tengo a precisare che il Festival non è - per fortuna e merito - “ultimamente in affanno”, che, anzi ha accresciuto il numero di proposte di spettacolo e non ha pendenze economiche con artisti e fornitori. La sinergia con Teatro Piemonte Europa è soprattutto una significativa sinergia di politiche culturali e una stimolante integrazione di programmi. Certo “in affanno” è buona parte del teatro italiano per tagli e ritardi ma, fortunatamente, non il Festival in particolare che pare essere “un’isola felice”. Quanto al coinvolgimento del Fringe nelle dinamiche del Festival, queste si sono limitate nel 2019 alla presentazione dello spettacolo di Silvia Mercuriali «Macondo», selezionato dal Fringe 2018 e programmato per il 9 giugno al Cubo Teatro. Nessuno ci ha parlato ufficialmente infine di una possibile contemporaneità tra Festival delle Colline Torinesi e il Torino Fringe Festival. Si tratta di una prospettiva su cui ragionare e a cui volentieri potremmo dare il nostro contributo progettuale, insieme al Teatro Stabile di Torino e al Teatro Piemonte Europa.
Sergio Ariotti
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