Errare humanum est, perseverare ridiculum.
Ci eravamo ormai dimenticati di "Torino Città del Cinema 2020", il velleitario colpo di coda con cui l'amministrazione ha tentato di rilanciare la periclitante offerta cultural-turistica della città.
Abborracciato alla boia d'un giuda, secondo gli usi e costumi correnti, fin dall'inizio il programma s'era mostrato per quel che era: un nulla ben confezionato, con la speranza di inventarsi qualcosa - non importa cosa - cammin facendo, sollevare un po' di polverone mediatico, e raccontarsi fino a dicembre la favola bella di un clamoroso successo.
“Ci fa molto piacere poter collaborare attivamente a questo progetto, attraverso la sezione dei film girati in Piemonte. “I film della nostra vita” rappresenta infatti una nuova opportunità che, nell'anno del nostro ventesimo compleanno, ci avvicina al grande pubblico mostrando la ricchezza produttiva del nostro territorio”. Così il Direttore di Film Commission Torino Piemonte Paolo Manera commenta l'iniziativa, aggiungendo che “attraverso questa operazione si continua e si completa idealmente il percorso inaugurato lo scorso febbraio con il tour di cine-turismo “Girando per Torino” che coinvolge il centro cittadino”.
Paolo, ti voglio bene, ma era il caso di citare "Girando per Torino"? Mi dici chi cazzo gira, per Torino?!?
"Negli anni del secondo dopoguerra il cinema ha raccontato la quotidianità del nostro Paese - dichiara Francesca Leon, assessora alla Cultura della Città di Torino. - Erano storie in cui la vita delle persone, anche delle più semplici, veniva elevata a narrazione quasi epica. Oggi, il cinema ci può aiutare a riannodare i fili dei vissuti, delle emozioni che "un film" o anche solo una scena a cui "quel film" ci riporta e a cui ripensiamo con un piacere immutabile nel tempo. Condividere i propri titoli del cuore con altre persone è un piacere al quale è difficile rinunciare. Un modo nuovo per costruire una dimensione comunicativa emozionale: quasi una mappa per immagini delle storie che il cinema ci ha fatto amare e che possono aiutare a tenerci idealmente vicini”.
Vabbé, qui siamo all'alta poèsia. Roditi il fegato, Marcel Proust.
Ci eravamo ormai dimenticati di "Torino Città del Cinema 2020", il velleitario colpo di coda con cui l'amministrazione ha tentato di rilanciare la periclitante offerta cultural-turistica della città.
Abborracciato alla boia d'un giuda, secondo gli usi e costumi correnti, fin dall'inizio il programma s'era mostrato per quel che era: un nulla ben confezionato, con la speranza di inventarsi qualcosa - non importa cosa - cammin facendo, sollevare un po' di polverone mediatico, e raccontarsi fino a dicembre la favola bella di un clamoroso successo.
Ma non sempre la fortuna aiuta gli audaci; ed è spietata con gli sbruffoni. Così, dopo i primi incerti passi, sul nulla ben confenzionato si è abbattuta la più classica, ma anche più imprevedibile, delle catastrofi bibliche: la pestilenza. Dimostrando tra l'altro un crudele senso dell'ironia insolito nelle catastrofi bibliche: il morbo proibisce ogni contatto fisico, figurarsi poi i baci che ancor oggi promettono spericolatamente i mesti manifesti "Al cinema ci si bacia" rimasti ad occhieggiare qua e là nelle periferie e sui grandi corsi, beffardo ghigno per chi trascorre i suoi giorni vuoti di carezze, e severa nemesi all'umana supponenza.
Così come resistono, spettrali ruderi di un vaneggiamento inane, le baracchette di "Girando per Torino" piazzate nei cosidetti "luoghi del cinema" a segnare un itinerario filmico che nessuno percorrerà: una mini-città fantasma nella città deserta, un investimento da 170 mila euro più fallimentare dei bond argentini.
Resterà dunque negli annali mondiali della sfiga, l'ispirazione di consacrare al cinema giusto l'anno senza cinema, senza festival, senza rassegne, senza set, senza sale. A meno che i preveggenti ideatori della sfigatissima trovata non si riferissero alle centinaia di vecchi e spesso inguardabii film che gli italiani reclusi si stanno digerendo sul divano di casa.
Perseveranza sabauda
Perseveranza sabauda
Ma il genio sabaudo è tenace, e non accetta la parola "resa". Così, quando meno me l'aspettavo, "Torino Città del Cinema" risorge e manda segnali di vita, se vita la vogliamo chiamare. Mi raggiunge nel mio domestico romitorio una surreale comunicato stampa del Comune di Torino & associati. Il titolo è, nientemeno, "Scopriamo insieme quali sono i film della nostra vita". Al che mi vien da rispondergli "Piedone l'Africano", dato che lo passano praticamente ogni giorno su qualche rete.
Il testo del comunicato merita di essere tramandato ai posteri come fulgido esempio di sprezzo del ridicolo. Esordisce trionfalmente così: "Quest'anno, in occasione del ventesimo anniversario dell'apertura del Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana e della nascita di Film Commission Torino Piemonte, il capoluogo piemontese è Città del Cinema". Beh, a questo punto vale tutto: anche dire che Tokyo quest'anno è la città delle Olimpiadi, o che Torino è la città dei marziani. O che io sono l'imperatore del Perù.
Poi il comunicato si dilunga spiegando il meccanismo di quella che viene definita "la grande iniziativa rivolta a tutti gli appassionati di cinema" e consiste - wow! - nello "scegliere i titoli che più li hanno appassionati, attraverso un torneo a eliminazione diretta in cui i film si scontreranno tra loro, votati ogni volta, da chiunque voglia farlo, online sul sito www.ciakmagazine.it". In pratica, trattasi del solito giochino delle classifiche - i film, o anche i libri, i dischi o quel che ci capita - che facciamo su Facebook per ingannare le giornate vuote. Però più in grande. Come il brodo della pubblicità, insomma.
L'angolo del buonumore
L'angolo del buonumore
Seguono nel comunicato le compiaciute dichiarazioni degli ideatori della geniale e inedita iniziativa. Ve le riporto integralmente: io non saprei far meglio. Non credo che nessuno saprebbe far meglio. Neppure i massimi talenti della comicità, i profeti del surrealismo, i maestri dell'assurdo sarebbero in grado non dico eguagliare, ma anche soltanto sfiorare le vette altissime cui attingono la prelibate frasi che ora andrete a leggere.
“Chiedere ad appassionati cinefili o semplici curiosi di scegliere il proprio film preferito mi sembra davvero un bel modo per festeggiare il ventesimo compleanno del Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana - afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo. - Si dà in qualche modo a tutti la possibilità di fare una scelta ripercorrendo, con un esercizio mnemonico, i momenti più significativi della propria vita scanditi da un’unica parola chiave: il cinema. In fondo è la stessa emozione che coglie il visitatore quando entra nel nostro Museo e viene accolto da installazioni, oggetti di scena, proiezioni, manifesti, fotografie, memorabilia o i costumi attualmente in mostra che rievocano la storia del cinema attraverso la magia delle immagini, il fascino della musica, l'eleganza dei dialoghi, la genialità dei registi e i volti familiari degli attori. Una decisione non facile da prendere”.
Certo, non facile. Non ci dormirò stanotte.
Certo, non facile. Non ci dormirò stanotte.
“Non ci interessa creare l'ennesima classifica dei film più belli di sempre - sottolinea Flavio Natalia, Direttore di Ciak e ideatore dell’iniziativa - bensì formare un quadro dei titoli che più degli altri hanno lasciato dentro di noi la grande magia del cinema. Si tratta, in definitiva della versione digitale (particolarmente utile, purtroppo, in tempi di quarantena), di quanto avviene già, da sempre, in situazioni conviviali, quando ci si ritrova a confrontare gusti in fatto di cinema, o a stilare classifiche dei film che ci sono più cari, magari dividendoli per generi, o per epoche, in confronti via via sempre più appassionati. Un tributo al cinema che consentirà di formare un quadro completo, e in definitiva senza precedenti, di quali siano i film che più hanno colpito la fantasia degli italiani”.
Natalia ha capito tutto: trattasi appunto delle minchiate che spariamo a cena con gli amici, tra il dessert e l'amaro. Oppure su Facebook, se proprio non sappiamo che altro fare.
Natalia ha capito tutto: trattasi appunto delle minchiate che spariamo a cena con gli amici, tra il dessert e l'amaro. Oppure su Facebook, se proprio non sappiamo che altro fare.
“Ci fa molto piacere poter collaborare attivamente a questo progetto, attraverso la sezione dei film girati in Piemonte. “I film della nostra vita” rappresenta infatti una nuova opportunità che, nell'anno del nostro ventesimo compleanno, ci avvicina al grande pubblico mostrando la ricchezza produttiva del nostro territorio”. Così il Direttore di Film Commission Torino Piemonte Paolo Manera commenta l'iniziativa, aggiungendo che “attraverso questa operazione si continua e si completa idealmente il percorso inaugurato lo scorso febbraio con il tour di cine-turismo “Girando per Torino” che coinvolge il centro cittadino”.
Paolo, ti voglio bene, ma era il caso di citare "Girando per Torino"? Mi dici chi cazzo gira, per Torino?!?
"Negli anni del secondo dopoguerra il cinema ha raccontato la quotidianità del nostro Paese - dichiara Francesca Leon, assessora alla Cultura della Città di Torino. - Erano storie in cui la vita delle persone, anche delle più semplici, veniva elevata a narrazione quasi epica. Oggi, il cinema ci può aiutare a riannodare i fili dei vissuti, delle emozioni che "un film" o anche solo una scena a cui "quel film" ci riporta e a cui ripensiamo con un piacere immutabile nel tempo. Condividere i propri titoli del cuore con altre persone è un piacere al quale è difficile rinunciare. Un modo nuovo per costruire una dimensione comunicativa emozionale: quasi una mappa per immagini delle storie che il cinema ci ha fatto amare e che possono aiutare a tenerci idealmente vicini”.
Vabbé, qui siamo all'alta poèsia. Roditi il fegato, Marcel Proust.
“RaiPlay – dice la direttrice, Elena Capparelli - ha deciso di sostenere questa iniziativa perché, in un'ottica di continua personalizzazione della fruizione dei contenuti, vuole sempre di più ascoltare i propri utenti e conoscere i loro gusti al fine di offrire un prodotto sempre più vicino alle loro preferenze”.Qui si accende un barlume di speranza. Magari prima o poi mi tirano fuori un film che non ho ancora visto.
“Un gioco che è un'occasione per chi ama il cinema – dice Cecilia Valmarana, vicedirettore di Rai Gold e responsabile di Rai Movie - per vedere e rivedere, scoprire e riscoprire tanti film. Per questo Rai Movie, il canale del Servizio Pubblico che il cinema lo trasmette e lo racconta, ha aderito con entusiasmo”.
E finalmente capisco perché RaiMovie programma sempre gli stessi film. Per farmeli riscoprire. Valmarana, io sono gnugnu, ma adesso persino io i tuoi film li so a memoria. Puoi anche cambiarli.
“Un gioco che è un'occasione per chi ama il cinema – dice Cecilia Valmarana, vicedirettore di Rai Gold e responsabile di Rai Movie - per vedere e rivedere, scoprire e riscoprire tanti film. Per questo Rai Movie, il canale del Servizio Pubblico che il cinema lo trasmette e lo racconta, ha aderito con entusiasmo”.
E finalmente capisco perché RaiMovie programma sempre gli stessi film. Per farmeli riscoprire. Valmarana, io sono gnugnu, ma adesso persino io i tuoi film li so a memoria. Puoi anche cambiarli.
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