"Cine VR": le due nuove salette del Museo |
Torino è una città aristocratica. E quando nelle vene scorre il sangue blu, non si prescinde da una rigida etichetta. Ad esempio, non è educato parlare di soldi. In quanto plebeo, io tendo a dimenticare certe regole della gente dabbene. Stamattina ci sono ricascato, durante la presentazione delle due nuove salette per la Realtà Virtuale con le quali il direttore del Museo del Cinema De Gaetano ("principale fautore del progetto", si affretta a precisare il precisatore incaricato, tale Rodomonti di Raicinema) intende proiettare la Mole nel futuro (ogni calembour è voluto). Insomma, costoro sollecitano le domande dei giornalisti, e io domando quanto sia costato allestire le due salette, e quanto l'acquisto dei quaranta visori per la VR.
Alla terragna domanda De Gaetano prontamente replica con la rassegnata ironia di un Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera apostrofato da un vile marrano: "Ecco, si parla del futuro, della visione, della mission, e invece...", sospira; "... queste volgarità economiche...", chiosa il Rodomonte; "...i soldi...", conviene rassegnato il De Gaetano... Per mia buona sorte i cavalieri della giarrettiera oggi sono in buona, e non si abbassano a sfidarmi a duello. Anzi: dopo aver impartito al villan canaglia la meritata lezione di savoir faire, in un empito di accondiscendenza il direttore si degna di parlare di vil danaro: l'allestimento delle due salette al Museo - dice - è costato 80 mila euro "e ci sembra un risultato ottimo", precisa. Per i visori hanno speso "meno di diecimila euro". Poi ci sono le spese per le sanificazioni, ma quella è un'altra storia.
Insomma, ci voleva tanto? Male non fare, paura non avere: chiedere dei soldi è mio diritto e dovere, trattandosi di soldi pubblici; ma se l'investimento è ragionevole, e utile, staremo a fare gli spilorci? Alla fin fine sono 90 mila euro, all'incirca l'equivalente dello stipendio di un direttore del Museo del Cinema. E probabilmente questi non sono soldi sprecati. Tanto meno per De Gaetano, la cui direzione al Museo finora è stata azzoppata: il covid che gli ha tarpato le ali impedendogli di sviluppare tutte le sue potenzialità progettuali, per cui oggi s'affretta a sciorinare visioni e mission proprie - la VR e il famoso videomapping che ci ribeccheremo pure quest'estate - o ereditate dalle precedenti gestioni - vedasi il DigiLab - in vista di una riconferma alla scadenza dell'incarico, l'anno prossimo.
Purtroppo l'esperienza ci ha insegnato che anche per la direzione del Museo del Cinema i meriti che davvero contano sono quelli politici. Ma anche su quel versante, a voler credere ai rumors, il Previdente si sta attrezzando: in uscita dal cadente caravanserraglio cinquestelle, le ultime voci lo danno adesso vicino a Damilano, già suo compagno di CdA in Film Commission, e sempre più accreditato come prossimo sindaco dall'infallibile fiuto dei soccorritori di chi vince.
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