Fatti, non parole: a Torino per San Giovanni decollano i droni |
Ad ogni modo, io sono un pessimo torinese, tant'è vero che oggi, sacro giorno di San Giovanni, sul Corriere di Torino scrivo delle malaminchiate manovre politicanti ai danni del Museo Egizio, senza minimamente curarmi della festa del patrono; così pessimo che mai in vita mia sono andato a vedere il farò e dunque personalmente la questione farò sì farò no poropopero-peroperò poco mi tange; come non mi tange, sempre personalmente, la diatriba fuochi-droni, dato che ho smesso da quarant'anni - dacché ho raggiunto un minimo di consapevolezza adulta e sviluppato tecniche di abbordaggio più raffinate - di andare a pigiarmi sui lungopò per vedere i fuochi, e figurarsi se mi muoverei per andare a pigiarmi in piazza per vedere i droni, laondepercui i droni possono farseli volare anche nel salotto di casa loro, per quel che me ne frega a me.
Purtuttavia trovo desolante, benché comica, la singolare interpretazione della parola "innovazione" da parte di chi definisce "innovativo" cancellare una tradizione millenaria come il farò e far volare un po' di aeroplanini, anziché - per dire - mettere un povero cristo in condizioni di ottenere una carta d'identità in ventiquattr'ore, e senza andare ad assembrarsi agli sportelli di un vattelapesca d'ufficio.
Purtuttavia trovo desolante, benché comica, la singolare interpretazione della parola "innovazione" da parte di chi definisce "innovativo" cancellare una tradizione millenaria come il farò e far volare un po' di aeroplanini, anziché - per dire - mettere un povero cristo in condizioni di ottenere una carta d'identità in ventiquattr'ore, e senza andare ad assembrarsi agli sportelli di un vattelapesca d'ufficio.
Quanto allo spettacolone sangiovannesco al cubo "con droni, vip e ballerini" (per i nani ci stiamo attrezzando), non ho ben capito chi paghi il conto: quelli del Comune dicono che per San Giovanni spenderanno appena 40 mila euro, che non credo bastino neppure a pagare i ballerini, per non dir dei nani; come sponsor c'è la solita, immancabile partecipata Iren, ma di altri io non ho sentito parlare, mentre lo scorso anno Chiarabella sbandierava felice ben 18 investitori coraggiosi che avevano messo mano al portafogli; la questione merita un approfondimento, non vorrei mai che alla fine della festa a cacciare i soldi siano le istituzioni culturali coinvolte nel "ricco programma" - dal Regio al Museo del Cinema, all'Egizio - che come ognun ben sa nuotano nell'oro.
Quanto allo spettacolo in sé, non mi interesso di produzioni tv, e non lo vedrò; come peraltro non lo vedrà la maggioranza dei miei contemporanei, considerati gli indici d'ascolto di Raiplay e RaiPremium, rete meglio nota come la discarica delle vecchie fiction. Semmai sbircerò, se davvero sarà "visibile da tutta la città", lo spettacolo di son et lumière - che oggi però si chiama modernamente e anglofilamente "videomapping" poiché malheuresement personne ne parle plus français - sulla cupola della Mole: modernissimo ritrovato che ha per me il sapore di una madeleine, dato che gli spettacoli di son et lumière furono l'inesaudito desiderio dei mio primo viaggio ai castelli della Loira, nel 1964: a noi bambini sarebbe pure piaciuto andare a vederli, i son et lumière nei castelli, ma nostro padre li considerava una vecchia baggianata acchiappaturisti, e ce li risparmiò. Dieci anni dopo, ormai indipendente, decisi di assistere a un son et lumière, se ben ricordo a Chenonceau: beh, mio padre aveva ragione.
Quanto allo spettacolo in sé, non mi interesso di produzioni tv, e non lo vedrò; come peraltro non lo vedrà la maggioranza dei miei contemporanei, considerati gli indici d'ascolto di Raiplay e RaiPremium, rete meglio nota come la discarica delle vecchie fiction. Semmai sbircerò, se davvero sarà "visibile da tutta la città", lo spettacolo di son et lumière - che oggi però si chiama modernamente e anglofilamente "videomapping" poiché malheuresement personne ne parle plus français - sulla cupola della Mole: modernissimo ritrovato che ha per me il sapore di una madeleine, dato che gli spettacoli di son et lumière furono l'inesaudito desiderio dei mio primo viaggio ai castelli della Loira, nel 1964: a noi bambini sarebbe pure piaciuto andare a vederli, i son et lumière nei castelli, ma nostro padre li considerava una vecchia baggianata acchiappaturisti, e ce li risparmiò. Dieci anni dopo, ormai indipendente, decisi di assistere a un son et lumière, se ben ricordo a Chenonceau: beh, mio padre aveva ragione.
Quindi mi farò una ragione se pur non potrò scorgere il son et lumière della Mole dall'angolo collinare dove - come sempre - trascorrerò la serata in compagnia degli affetti più cari: in alternativa guarderò le lucciole nel buio, e non avrò rimpianti.
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