No, scusate, a me frega abbastanza poco di chi sarà il sindaco. Però vorrei capire le cose, datosi che fra una settimana, in teoria, dovrei votare. E in quanto potenziale elettore vorrei capire tutto per bene prima di prendere anche solo in esame la prospettiva di dare il mio voto a uno dei due signori che se lo contendono. Invece mi si parano innanzi più domande che risposte.
Ad esempio fatico sinceramente a capire il nesso fra la foto a fianco (e il relativo commento https://www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/10159654691130428) e la seguente dichiarazione di Damilano nel giorno del Pride: "Torino è da sempre una città simbolo delle battaglie per i diritti, delle sfide per una società che non lascia indietro nessuno, anzi che dà a ognuno il suo posto nella società. E il cuore di Torino non si cambia, si ama” (https://www.facebook.com/PaoloDamilano.Official/posts/279102417392860). E' pur vero che al Pride Damilano non ha sfilato, come invece ha fatto il suo competitor Lorusso: ma insomma, mica sarà un obbligo, andare al Pride, manco io ci sono mai andato (io però neanche mi sono mai candidato ad alcunché). In compenso Damy il giorno prima era al Polo del 900 per la mostra sul Fuori, e venerdì colloquiava amabilmente con Pezzana a un dibattito dei Radicali.
Aggiungete al palmarès damilanico-moderato le frasi pro-immigrazione e integrazione, le parole di stima per il sindaco uscente Sala a Milano, e per fare buon peso anche il sì alla liberalizzazione della cannabis dichiarato da un'altra lista che sostiene Damilano, “Progresso Torino”.
Ora, a voi non interessa come la penso io; ma penso interessi - di sicuro interessa a me - sapere come la pensano i signori che vorrebbero il mio voto. E a questo punto ammetterete che la domanda dell'ignorante sorge spontanea: che ci azzeccano tali dichiarazioni di Damilano con la narrazione di Lega e Fratelli d'Italia, azionisti di maggioranza della coalizione che sostiene la sua candidatura a sindaco di Damilano?
Vabbé, direte voi, le coalizioni di per sé sono composite, dentro convivono idee e programmi anche molto diversi. Ci sta. Ma cosa succederà poi, in concreto, quando si tratterà di decidere, di amministrare, di governare?
Ho cercato lumi tra i diretti interessati. Come già ho raccontato, in occasione del primo confronto fra i candidati, il Damy ha scansato la questione limitandosi a dichiarare che lui è un liberale e un moderato e sui diritti non farà passi indietro. Nella sua risposta manco li ha citati, i compagni di strada con “diverse sensibilità”: mi sarei aspettato che buttasse lì almeno uno straccio di frase tipo "tutti i partiti che mi sostengono sono sinceramente liberali, democratici, moderati, tolleranti". E invece nix, non una parola. Come se non esistessero.
Ho raccolto qualche elemento in più grazie a un breve e informale colloquio con Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia: dalle sue parole mi sembra di aver capito che sui cosiddetti "temi sensibili" (sui quali mi pare che il programma elettorale non si soffermi) le personali opinioni del sindaco dovranno fare i conti con il peso che il voto attribuirà ai partiti.
Ecco, questo mi pare giusto, logico e democratico. Un Comune non è un'azienda, nel senso che non c'è il padrone delle ferriere che paga comanda e pretende e gli altri zitti e buoni; è semmai una spa dove chi ha più azioni prende più decisioni.
Vedrò d'indagare ulteriormente nei prossimi giorni. Al momento due punti mi paiono accertati.
1) Damilano e i suoi seguaci non condividano certe battaglie identitarie di Lega, FdI e Popolo delle Famiglie: in determinati ambiti "controversi" sono ben decisi a "non fare passi indietro", e ad alcuni non dispiacerebbe qualche passo avanti.
2) I politici fanno politica, e come sempre in politica sono ben decisi a fare pesare i propri voti per quel che pesano, se non di più. Un sindaco che pretenda di governare in disaccordo con la maggioranza interna della coalizione che lo sostiene ha vita dura e va poco lontano. Ne sa qualcosa Appendino, che su Olimpiadi e Cavallerizza e quant'altro in teoria doveva vedersela con un unico partito, il suo...
Dal combinato disposto di quanto sopra discende che forse peccano di semplicismo nell'analisi politica quanti, dalle parti di Damilano, dichiarano (cito Claudia Spoto, direttrice e proprietaria del Colosseo e candidata con Torino Bellissima, la lista civica di Damilano): "Non ho una ideologia, a me piacciono le persone. Chi ho incontrato mi corrisponde. Quindi è un problema (quello degli alleati populisti, NdG) che, oggi, non mi sono posta: nessuno di noi sente che questo ci bloccherà. Si respira un clima bellissimo".
Nonostante il clima bellissimo, in caso di vittoria il problema si porrà. I vari sondaggi, per quel che valgono, attribuiscono alla lista "Torino Bellissima" un peso variabile dal 2,5 al 5-6 per cento. E mi permetto di dubitare che con con il 2,5% (ma anche con il 6 è dura...) si possa dettar legge, imporre le proprie opinioni, fare il bello e il cattivo tempo, rifiutare uno o più "passi indietro" ad alleati che disporrebbero di un nugolo di consiglieri (e di assessori) che la pensano in tutt'altra maniera. In fondo, è ciò che sta capitando in Regione nei rapporti di forza tra la Lega oltre il 37% e Cirio con il suo 8,39 di Forza Italia.
Certo, se per ipotesi le urne dessero a Damilano non solo la poltrona di sindaco, ma anche un significativo successo di lista, e tanto più se la sua lista risultasse maggioritaria nella coalizione, beh, allora comincerebbe un'altra partita. Ma è un'ipotesi realistica?
Certo, se per ipotesi le urne dessero a Damilano non solo la poltrona di sindaco, ma anche un significativo successo di lista, e tanto più se la sua lista risultasse maggioritaria nella coalizione, beh, allora comincerebbe un'altra partita. Ma è un'ipotesi realistica?
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