Films for future. Vipulan e Bella, i giovani protagonisti di "Animal" ieri ospiti di CinemAmbiente |
"Oggi Greta sfila a Milano", mi rammenta Gaetano Capizzi nell'assolato mezzodì d'un primo d'ottobre sfrontatamente estivo. Il tempo è cambiato, ma anche i tempi stanno cambiando: una volta, una frase così me la diceva l'inviata di moda, “oggi Naomi sfila a Milano”; adesso me la dice il direttore del festival CinemAmbiente. Un quarto di secolo fa, quando Naomi Campbell (modella, classe 1975) sfilava a Milano, Greta Thunberg (attivista, classe 2003) forse non era neppure un progetto nelle vite dei suoi genitori, CinemAmbiente era soltanto un'idea in divenire nella testa di Gaetano Capizzi, e la catastrofe climatica un malaugurio di scienziati jettatori e cassandre ecologiste. Adesso a Milano – e in tutto il mondo – i giovani sfilano per una causa più importante di una giacca di Versace. Quanto all'umanità, continua a ballare sul ponte del Titanic, ma perlomeno si è resa conto che la nave sta affondando, e qualcuno finalmente comincia a pensare che forse è il caso di cercare una scialuppa, o se non altro uno straccio di salvagente.
I tempi stanno cambiando, come sono cambiate le sfilate a Milano. Un quarto di secolo fa si sfilava per vendere giacchette e gonnelline, oggi per salvare il Pianeta, e più prosaicamente le nostre pellacce. Un quarto di secolo fa in CinemAmbiente ci credevano in quattro gatti, che ci mettevano quattro soldi. Adesso si muovono i corpi santi, la sponsorizzazione ecologista è trendy, quest'anno è arrivata Terna, colosso dell'energia che ci mette soldi, e una mostra fotografica alla Mole (andate a vederla, merita), e promette che l'impegno crescerà; di sicuro il suo esempio attirerà nei prossimi anni altri pesi massimi, e addirittura Capizzi può concedersi il lusso e presumo anche il gusto di dire no a sponsorizzazioni eticamente non in linea con lo spirito del suo festival.
Il direttore del Museo Mimmo De Gaetano |
I tempi stanno cambiando, e mi domando se se ne accorgeranno pure coloro che dovrebbero accorgersene per primi e che naturalmente sono sempre gli ultimi. Ieri sera, arrivando al Massimo, pensavo fra me e me che sarebbe stato bellissimo trovarci - confusi tra il pubblico, senza struscio e senza enfasi - i candidati sindaci. Io non ne ho avvistati. Ma forse è colpa di 'ste dannate mascherine, che stenti a riconoscere pure gli amici più cari, figurarsi i candidati sindaci. Se per avventura qualcuno di lorsignori c'era, o ci sarà nei prossimi giorni, spero che prenda appunti. Che capiscano il valore di quel festival e si comportino di conseguenza, quando e se gli elettori gli daranno mandato di agire. Intanto registro con piacere lo sforzo di buona volontà del direttore del Museo del Cinema, De Gaetano, che ieri sfoggiava la bellissima T-shirt con il logo del festival (by the way: perché non produrne una certa quantità da mettere in vendita? Stanno sempre a pianger miseria, e poi si lasciano scappare un'ottima opportunità di redditizio merchandising).
I tempi stanno cambiando, come i ragazzi e le ragazze protagonisti del cambiamento. Ieri sera per l'inaugurazione di CinemAmbiente hanno proiettato “Animal”, un film del regista francese Cyril Dion che segue due adolescenti del “popolo di Greta” che vanno in giro per il mondo a vedere con i propri occhi lo sfacelo perpetrato dall'uomo ai danni del mondo stesso o in altre parole ai propri danni, e cercano, i due adolescenti, di capire l'inesplicabile cupio dissolvi che ci sta trascinando alla perdizione. I due adolescenti sono un'inglesina, Bella, e un francese d'origine singalese, Vipulan. Ieri sera Bella e Vipulan erano ospiti al festival, in dialogo con Luca Mercalli, e ciò che mi ha colpito, ascoltandoli, non è soltanto la consapevolezza, ma la forza dialettica nell'esprimere il loro pensiero. Provo la stessa impressione ogni volta che in tivù intervistano uno di questi giovani attivisti del clima. Parlano come da anni e anni non sentivo parlare, né i giovani (afasici e monosillabici) né gli adulti (prolissi, vuoti e inconcludenti). Esprimono concetti complessi con proprietà e ricchezza di linguaggio, con ordinata passione e matura intelligenza. Capisco come possano irritare certi adulti, che li considerano fastidiosi saputelli. Si fa in fretta a passare per saputelli, al confronto con il vuoto pneumatico nelle teste di certi adulti.
Semmai mi angoscia il ricordo di un'altra generazione che ho ben conosciuto, una generazione che aveva grandi ideali e li esprimeva anche piuttosto bene, e voleva cambiare il mondo e molto ha cambiato in effetti, ma non sempre in meglio, e talora in peggio. La differenza decisiva - e ineluttabile - fra i ragazzi del Sessantotto e il popolo di Greta sta nel fatto che tanti di quei ragazzi del Sessantotto hanno potuto impunemente tradire i propri ideali e comportarsi peggio dei padri e farla comunque franca, perché avevano e hanno tuttora un mondo da rovinare. I ragazzi dei Fridays for Future invece l'alternativa non ce l'hanno: o vincono la loro battaglia e realizzano i loro ideali e salvano il futuro, oppure si estingueranno con il resto dell'umanità. Per loro non esiste un piano B. Men che meno un pianeta B.
Vabbé. Intanto ecco il programma di oggi a CinemAmbiente
SABATO 2 OTTOBRE AL 24° FESTIVAL CINEMAMBIENTE
Prima giornata di un weekend ricco di proiezioni al Festival, dove i “film brevi” sono protagonisti dei primi appuntamenti pomeridiani.
Il Concorso cortometraggi prende il via con la proiezione della prima tranche dei film selezionati (dalle ore 16, Cinema Massimo – Sala Cabiria), che presenta sette titoli. Machine Age, dell’inglese Sarah Stirk, porta alla luce l’insostenibile realtà degli allevamenti intensivi che soddisfano la domanda europea di uova e che minano non solo la salute degli animali, ma anche la nostra. Un altro film inglese, Rising Tide, di Ryan Stone, racconta il degrado del mare visto attraverso gli occhi di un anziano pescatore e ci ricorda che, con la pandemia, l’inquinamento degli oceani non è affatto migliorato, ma ancora peggiorato. Arriva da Macao Murmur of Icebergs, della scrittrice Sio San Un, adattamento per immagini di una poesia della stessa regista, Ho sognato di guardare un film catastrofico, in cui le ripercussioni dei cambiamenti climatici da un punto all’altro del Pianeta accorciano le distanze tra l’Artico e la Cina. I cambiamenti climatici sono al centro anche di Life, dell’iraniano Mahdi Karbasibaf, cronaca di una disastrosa alluvione nella provincia del Golestan, in cui nel 2019 è caduta in due giorni la quantità di pioggia di un intero anno. Si viaggia ai confini del mondo con il film russo Pulse, di Darya Kuznetsova, ambientato nei remoti mari della Čukotka, dove tra i cacciatori di balene vigono ancora le antiche leggi della sopravvivenza, tanto lontane dalla nostra moderna visione del mondo. La Forêt d'Ebo, dell’italiano Paolo Sodi, è girato in Camerun, dove il disboscamento della foresta del titolo – scrigno di biodiversità oggetto di numerose campagne di tutela – minaccia la sopravvivenza di varie specie animali già a rischio di estinzione, soprattutto primati, e stravolge diritti e territori delle popolazioni indigene. La proiezione sarà seguita da un incontro online con il regista. Un tema analogo ispira River · Town, di Ma Zhandong, cronaca del dramma di quanti abitano sulle sponde del famoso fiume Jinsha, costretti ad abbandonare le case in cui vivono da generazioni dopo la decisione del governo cinese di rinnovare le locali centrali idroelettriche.
In contemporanea il Festival dedica uno spazio specifico al pubblico delle famiglie, con un programma di otto cortometraggi (ore 16, Cinema Massimo – Sala Soldati), adatti ai bambini e selezionati tra la più recente produzione internazionale. Cinque sono film d’animazione in cui, con humour e toni surreali, vengono affrontati i temi più vari: la tutela della diversità in Pengugee, dell’inglese Stephen Quenet, la vita della natura e delle specie animali in città in Urban Oasis, del francese Hervé Bressaud, e in Piropiro, della coreana Miyoung Baek. E ancora, la distruzione programmata del nostro habitat in Sputnik, dell’argentina Maria Paula Arenas, e il nostro rapporto con la natura nell’epoca dei social media in WhateverTree del canadese Isaac King. Completano il programma tre film dal vero: Consciència dello spagnolo Erik Anderson sull’inquinamento da plastica degli oceani, Water is Life del turco Anil Gök, piccola parabola sulla sacralità dell’acqua come fonte di vita, e La challenge, dell’italiano Carlo Alessandro Argenzio, promosso da Iren, che traspone i temi della sostenibilità ambientale e dell’uso consapevole delle risorse nella Procida Capitale della cultura 2022 e che sarà seguito da incontro con il regista e con Arturo Bertoldi, responsabile Eduiren.
Nel pomeriggio riprendono anche le proiezioni della sezione non competitiva Made in Italy. Il primo titolo della giornata è Intrecci etici - La rivoluzione della moda sostenibile in Italia (ore 17.30, Cinema Massimo – Sala Soldati), di Lorenzo Malavolta e Lucia Mauri, documentario che racconta come in Italia sia in atto una rivoluzione per rendere il settore della moda più rispettoso dell’ambiente e più etico, a partire da un cambio delle strategie produttive. Una trasformazione totale di paradigma che coinvolge in primis ognuno di noi in quanto consumatori, nelle nostre scelte quotidiane. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi.
A seguire (ore 19.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), la sezione presenta altri due titoli. Gli alberi e gli esseri umani sono interconnessi? Questa la domanda che si pone Keimzeit - Il tempo della germinazione, di Davide Grotta. Nel mediometraggio la distruzione delle foreste pone quesiti esistenziali attraverso i quali concepire un nuovo modo di vedere la natura, non più come entità immutabile da proteggere in una cartolina, ma come insieme che ipotizza la trasformazione dell’ambiente anche tramite la distruzione di un bosco o lo scioglimento di un ghiacciaio. Primo di una serie di cinque film sul concetto di assenza, Sì, di Luca Ferri, è un cortometraggio intenso, in cui un ricordo d'infanzia dello stesso regista si intreccia con il sogno distopico del protagonista. Le proiezioni saranno seguite da un incontro con i registi.
Sempre nel tardo pomeriggio il Concorso documentari prosegue con il secondo titolo in gara, il portoghese A nossa terra, o nosso altar (ore 18, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di André Guiomar. Frutto di 90 ore di riprese effettuate tra il 2013 e il 2019, il lungometraggio è girato nel quartiere-ghetto di Aleixo, a Porto, dove un progetto di riqualificazione ha imposto la demolizione di alcuni caseggiati di edilizia popolare. Il film segue il processo di transizione, il progressivo sgombero degli abitanti, la quotidianità degli ultimi rimasti che vivono sospesi nell’attesa angosciante di abbandonare per sempre le loro case, mentre le strutture di servizio della loro comunità scompaiono una dopo l’altra e la loro rabbia si trasforma in senso d’impotenza.
Nel frattempo, all’esterno, nel nuovo Salotto Arcobaleno, collocato in prossimità dell’ingresso del Cinema Massimo, proseguono le “conversazioni sul mondo che verrà”, dedicate a temi legati alla transizione ecologica. Ospite del secondo incontro sarà il giornalista e naturalista Stefano Camanni, che presenterà (alle ore 18.30) il suo nuovo libro, Nata per correre. Un viaggio che forse non potevamo permetterci – storia dell’automobile e, in parallelo, di come abbiamo costruito un mondo segnato da una crisi ecologica senza precedenti – e illustrerà le prospettive di un futuro più sostenibile. Dialoga con l’autore la giornalista Emanuela Celona.
In serata, il Concorso documentari prosegue con due titoli. Il primo, in arrivo dall’Africa, The Ants & the Grasshopper (ore 20, Cinema Massimo – Sala Cabiria), è firmato dal pluripremiato regista inglese Zak Piper e da Raj Patel, economista, scrittore, studioso della crisi alimentare mondiale e autore di I padroni del cibo. Il film segue il viaggio di Anita Chitaya, attivista animata da grande tenacia e forza di persuasione, che dal suo piccolo villaggio nel Malawi afflitto dalla siccità parte alla volta della California, con l’obiettivo di convincere gli americani della realtà dei cambiamenti climatici e della necessità di un’azione comune. Lungo un percorso che la porterà fino alla Casa Bianca, Anita incontra tanto negazionisti della crisi climatica quanto agricoltori disperati, imbattendosi – oltre che in una scarsa consapevolezza di un’emergenza planetaria in cui nessun Paese può salvarsi da solo – nelle grandi questioni irrisolte della società statunitense: il divario tra ricchi e poveri, le differenze tra zone urbane e rurali, le ineguaglianze di genere e razza. La proiezione sarà seguita da un incontro online con i registi.
Un'inquadratura di "The conservation game" |
Il secondo titolo in gara nella serata è lo statunitense The Conservation Game (ore 22, Cinema Massimo - Sala Cabiria), diretto dal pluripremiato Michael Webber, che nasce sull’onda del dibattito, sempre più infuocato negli USA, sulla moda dilagante dei grandi felini tenuti in cattività come animali da compagnia. Attraverso l’indagine di un poliziotto infiltrato, Tim Harrison, il traffico di animali esotici, diventato negli USA un business multimilionario, rivela il suo lato più oscuro e le sue insospettabili connessioni con lo showbiz e con i conduttori-star dei più famosi e popolari programmi tv naturalistici. La proiezione sarà seguita da un incontro online con il regista.
Sempre in serata, prosegue la sezione Made in Italy, che presenta altri tre titoli (dalle ore 20.30, Cinema Massimo – Sala Soldati). Àrbores, di Francesco Bussalai, ripercorre la storia della speculazione selvaggia guidata dai Savoia che, nel XIX secolo, ha raso al suolo l’80% delle foreste della Sardegna. Un viaggio nel presente e nella memoria per ricongiungersi allo spirito di antenati che vivevano in armonia con la natura. Firmato da Peter Marcias, il cortometraggio a seguire, Una nuova voce, è una sinfonia di immagini e suoni della natura: da una parte alberi, boschi, campi, animali, dall’altra vanghe e picconi che dissodano la terra come atto d’amore e d’impegno per l’equilibrio durevole del pianeta. Le proiezioni saranno seguite da un incontro con i registi.
Tema ricorrente di quest’edizione del Festival, gli animali sono i protagonisti assoluti del documentario che chiude la serata, Il contatto (ore 22.30, Cinema Massimo – Sala Soldati), di Andrea Dalpian, lungometraggio senza voce narrante, in cui la presenza umana rimane sullo sfondo. Il film segue due cuccioli di lupo che si trovano insieme per un anno in un centro di recupero per la fauna selvatica. Il racconto pone lo spettatore di fianco ai due piccoli, al loro spaesamento di fronte ad un mondo nuovo, alle fasi della loro crescita, al loro diventare via via più sicuri. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista.
➢ LUOGHI. Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema (via Giuseppe Verdi 18, Torino, tel. 011 8138574), Sale Cabiria e Soldati a capienza limitata secondo le attuali norme in materia di prevenzione sanitaria; piattaforma OpenDDB (500 accessi per ciascun titolo).
➢ INGRESSI E ACCESSI: L’ingresso e l’accesso a tutti gli eventi del Festival sono gratuiti. Le proiezioni al Cinema Massimo e online su OpenDDB sono a prenotazione obbligatoria, che si può effettuare sul sito www.cinemambiente.it. La prenotazione in sala è consentita per max 2 persone. L’ingresso a tutti gli eventi e le proiezioni del Festival è consentito solo dietro presentazione del Green pass.
➢ INFO: Festival CinemAmbiente, via Cagliari 34/c, Torino; tel. 011 8138860; festival@cinemambiente.it; www.cinemambiente.it
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 16.00
Concorso cortometraggi
Machine Age di Sarah Stirk (Regno Unito 2020, 6’)
Si stima che più del 60% delle uova nel mondo siano prodotte industrialmente, con gravi effetti sul benessere degli animali, delle persone e di tutto il Pianeta. Attraverso un’immersione totale nelle immagini, i suoni e gli odori di un’azienda, l’esplorazione sensoriale nel mondo meccanizzato degli allevamenti intensivi.
Sarah Stirk, artista, fotografa e attivista, indaga le problematiche legate agli allevamenti intensivi e al commercio illegale di specie selvatiche. È cofondatrice dell’Associazione Wildlight per la salvaguardia degli animali. Rising Tide di Ryan Stone (Regno Unito 2021, 6’)
Realizzato tra il primo e il secondo lockdown, il documentario racconta un giorno nella vita di un vecchio pescatore, il quale vede la salute dell’oceano declinare di pari passo con la propria, in una totale relazione simbiotica. Lo stile di vita semplice dell’uomo è stato sconvolto dall’aumento dell’inquinamento oceanico e ora solo i ricordi del passato lo sostengono.
Ryan Stone fonda nel 2009, con Alex Morris, la Lambda Films, uno studio di produzione video e di animazione, specializzato in contenuti video per brand. Oltre al lavoro con clienti di tutti i settori, la società collabora con enti di beneficenza, ONG e associazioni impegnati nella difesa dei diritti umani e ambientali.
Murmur of Icebergs di Un Sio San (Macao 2021, 17’)
Adattamento per immagini della poesia intitolata Ho sognato di guardare un film catastrofico di Un Sio San. In questa sua prima produzione cinematografica, la giovane poetessa ha posto l’attenzione sui problemi ambientali dell’Artico e di Macao: un mormorio poetico accorcia le distanze tra 80º e 22º di latitudine nord, le Svalbard e il Delta del Fiume delle Perle. I ghiacciai che si sciolgono e una piccola città cinese del sud strappata al mare esistono su universi paralleli, o è semplicemente karma? Se riusciamo a rimanere svegli, la catastrofe diventerà nient'altro che un brutto sogno?
Un Sio San consegue un doppio diploma di laurea in Lingue e Arte cinese presso l'Università di Pechino e un doppio master in Studi sull’Asia Orientale e sull’Asia del Pacifico presso l’Università di Toronto. Artista ospite del Vermont Studio Center e dall’Arctic Circle Programme, con le sue poesie vince numerosi premi e pubblica diversi libri come Wonderland, Exile in the Blossom Time e Evolution of Love.
Life di Mahdi Karbasibaf (Iran 2021, 1’)
Nell’aprile 2019, sulla provincia del Golestan, nella parte nord-orientale dell’Iran, nell’arco di due giorni è caduta tanta pioggia quanta solitamente ne cade in un anno.
Mahdi Karbasibaf si diploma alla Scuola nazionale di Cinema di Teheran. Lavora come assistente operatore in varie produzioni per le emittenti televisive iraniane.
Pulse di Darya Kuznetsova (Russia 2021, 16’)
Nei mari aspri della Čukotka, nell’Estremo Oriente russo, i cacciatori di balene guidano piccole imbarcazioni, facendosi strada attraverso i ghiacci. La loro vita è scandita da un presupposto preciso: si uccide per vivere e si vive per uccidere. Uno sguardo che osserva silenzioso luoghi remoti, per riflettere su come le leggi della sopravvivenza contraddicono la visione moderna dell'uomo sul mondo, ricordandoci chi siamo veramente.
Darya Kuznetsova esordisce nella regia realizzando documentari per la danza al Teatro Bolš’oj di Mosca. Partecipa a progetti cinematografici dedicati all’Artico e a tematiche sociali. È tra i produttori del documentario Red Penguins, presentato in anteprima al Toronto Film Festival 2019.
La Forêt d'Ebo di Paolo Sodi (Italia 2021, 9’)
Nel 2016 il team del progetto di ricerca sulla Foresta pluviale di Ebo, in Camerun, ha installato venti telecamere nella sua area montuosa, estesa per circa 15 miglia quadrate. Questa foresta, infatti, ospita fino a 25 di quelle che potrebbero essere le sottospecie di gorilla più rare. Tuttavia, essa è anche rappresentativa della crescente minaccia verso le sue comunità indigene, i cui diritti vengono sempre più ignorati a favore di pratiche di sfruttamento del territorio.
Paolo Sodi, regista e direttore della fotografia, sin dagli esordi si dedica a tematiche naturalistiche e antropologiche, viaggiando fra Europa, Africa e Oceania. Tra i suoi documentari, proiettati in numerosi festival internazionali ed emittenti televisive, ricordiamo Remembering Papua New Guinea (2018), seguito nel 2019 da L’oro bianco di Cervia e I guardiani della Camargue. Nel 2021 realizza Blood Scales, sul traffico illegale dei pangolini.
River · Town di Ma Zhandong (Hong Kong 2021, 9’)
Poiché il governo cinese vuole rinnovare le centrali idroelettriche sul famoso fiume Jinsha, gran parte degli abitanti, che da generazioni vivevano lungo le sue sponde, sono ora costretti a lasciare le proprie case e trasferirsi in altre città, con l’unica speranza di poter credere in un domani migliore. Scompare così un modello di vita tramandato nel tempo: l'ultima immagine del paese è un fiume spezzato e una città che scompare, ed è anche l’ultima elegia per il suo passato.
Ma Zhandong, produttore di documentari indipendente, filma decine di documentari lunghi e corti. Le sue opere sono proiettate nei più importanti festival cinematografici internazionali. Allo stesso tempo, realizza cortometraggi e video artistici.
Al termine della proiezione incontro online con il regista Paolo Sodi
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 16.00
ECOKIDS
WhateverTree di Isaac King (Canada 2020, 11’)
In una società dove tutti sono dipendenti dai monitor, un albero morto diventa virale, attirando la fauna selvatica, un amante della natura e una folla di follower online. Animato interamente in esterni, WhateverTree esamina la nostra connessione con la natura nell’era dei social media, degli schermi e dei selfie.
Isaac King è un pluripremiato regista e artista di animazione canadese. Nel suo lavoro utilizza una vasta gamma di tecniche tra cui disegno, stop-motion, ritaglio e pixillation. I suoi ultimi lavori sperimentano l’animazione in esterni e la fotografia time-lapse.
Piropiro di Miyoung Baek (Corea del Sud 2021, 9’)
Il volo di due uccelli, Piropiro e Dalle, attraverso la foresta, paesaggi straordinari e l’incontro in città con una fioraia. Una storia di amicizia e di solidarietà, nella ricerca di armonia con la natura.
Miyoung Baek nel 2011 si diploma all’Ecole des Métiers du Cinéma d’Animation di Angoulême. Nel 2018 si laurea in Visual Design alla Seoul National University. Dal 2015 è docente presso la Kaywon University of Art and Design in Corea del Sud. Tra i suoi corti ricordiamo Un Oiseau qui aime une fleur (2011), Ba-Lam (2015), Le Mot (2018).
Conscience di Erik Anderson (Spagna 2021, 3’)
Cosa mangeremo nel 2050? La mattina di una giornata nuvolosa un uomo si prepara a pescare su una spiaggia, pregustando già il buon esito dell’attesa.
Erik Anderson è autore e regista dei cortometraggi Parallel (2019), La paradoxa del Silenci (2020) e Forgotten Canvas (2020).
Urban Oasis di Hervé Bressaud (Francia 2020, 9’)
Preso dal ritmo della vita di città, un ragazzo vede la sua routine quotidiana sconvolta quando incontra uno strano uccello sul suo edificio. Scopre l’esistenza di una biodiversità urbana inaspettata e condivide la sua scoperta con gli abitanti del suo quartiere.
Hervé Bressaud coordina progetti di educazione ambientale sul tema della natura in città. A tal proposito gestisce anche il portale Biodiv’ille, che mira a mettere a disposizione strumenti e pratiche per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini. Urban Oasis è il suo primo cortometraggio.
Pengugee di Stephen Quenet (Regno Unito 2021, 4’)
Una coppia di mezza età senza figli decide di adottare un rifugiato proveniente dal Polo Sud. Dal momento in cui il pinguino si presenterà alla loro porta le loro vite cambieranno, andando a superare anche l’ultimo pregiudizio.
Stephen Quenet produttore, autore e animatore, sperimenta la mescolanza di live action puppetry con la 2D animation. Nel 2019 realizza Robin of the Wood e Kithub, e nel 2020 “No Dogs”.
Sputnik di Maria Paula Arenas (Argentina 2021, 6’)
In un mondo dove ogni possibilità di vita è azzerata, Sputnik, un robot progettato per distruggere, raccoglie piccoli rami e foglie secche cercando di ricreare ciò che un tempo abitava la Terra. Dentro di lui rimane un forte istinto che lo porta a distruggere la sua realtà, immergendolo nelle origini del tempo.
Maria Paula Arenas, dopo gli studi di Cinema a Bogotà, si dedica alla realizzazione di storie per immagini. Dal 2009 vive a Buenos Aires, dove lavora come Art Director nel cinema e nella pubblicità. Nel 2016 inizia il suo primo film in stop-motion Sputnik, interamente realizzato con materiali di riciclo.
La Challenge di Carlo Alessandro Argenzio (Italia 2021, 12’)
Tommy vive a Procida e ha un segreto. In realtà sta partecipando alla sfida lanciatagli da un personaggio misterioso, che consiste nella capacità di rispettare l’ambiente, impegnandosi a rendere il mondo un posto più pulito.
Realizzato interamente con tecniche a basso impatto ambientale, il film nasce da un'iniziativa del Gruppo Iren, società che fa della sostenibilità e dell’economia circolare gli aspetti cardine del proprio percorso di crescita e sviluppo, focalizzato sull’uso consapevole ed efficiente delle risorse.
Carlo Alessandro Argenzio si diploma presso la NUCT - Scuola Internazionale di Cinema e Televisione di Roma, dove realizza i suoi primi cortometraggi sperimentando i diversi generi di racconto, dalla fiction e documentario all’animazione 2D. Dirige, tra gli altri, Life Seresto (2017) e Mastaita (2018). La Challange è presentato nel corso di Giffoni Next Generation 2021, con il supporto di Procida Capitale della Cultura 2022.
Water is Life di Anil Gök (Turchia 2020, 5’)
Un lago prosciugato e arido sembra nascondere ancora qualche forma di vita. Le persone se ne prendono cura nel tentativo di salvarle.
Anıl Gök debutta nel cinema dopo la laurea in giornalismo alla Marmara University di Istanbul. Partecipa a varie produzioni cinematografiche in qualità di assistente operatore.
Al termine della proiezione incontro con Arturo Bertoldi, Eduiren e il regista Carlo Alessandro Argenzio
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 17.30
Intrecci etici, la rivoluzione della moda sostenibile in Italia di Lorenzo Malavolta, Lucia Mauri (Italia 2020, 56’)
La moda è una delle industrie più inquinanti al mondo ed è un problema collettivo. A questo settore si attribuisce il 20% dello spreco globale di acqua, il 10% delle emissioni di anidride carbonica e non solo, l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica mentre solo l’1% viene davvero riciclato. Per non parlare dei prezzi bassi del Fast Fashion, dietro i quali si nascondono salari non equi e la mancanza di regolamentazioni a tutela dei lavoratori. Attraverso numerose testimonianze, il documentario racconta come in Italia sia in atto una rivoluzione per rendere il settore moda più sostenibile e più etico, a partire da un cambio delle strategie produttive. Una trasformazione totale di paradigma che coinvolge in primis ognuno di noi in quanto consumatori, nelle nostre scelte quotidiane.
Lorenzo Malavolta e Lucia Mauri sono registi e filmmaker della società LUMA Video, per la quale realizzano documentari che raccontano storie di aziende e artigiani, mostrandone il lavoro e valorizzandone la cura. Nel 2018 girano la mini serie Le mani di Milano, su nove giovani che scelgono il ritorno all’artigianato, e nel 2020 Forza della Natura, un’indagine sulle piccole aziende agroalimentari che non si sono mai fermate durante il Covid.
Al termine della proiezione incontro con i registi
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 18.00
A nossa terra, o nosso altar (Our Land, our Altar) di André Guiomar (Portogallo 2020, 78’) Nel quartiere povero di Aleixo, a Porto, gli abitanti di un blocco di edilizia popolare aspettano la comunicazione di sfratto dopo l’annuncio che gli edifici saranno demoliti. Aleixo nel corso del tempo ha rappresentato una realtà difficile, sempre più chiusa ed emarginata rispetto alla città. Tra il crollo della prima casa a torre e l’ultima, il processo di demolizione si trascina per circa dieci anni, lasciando la vita dei residenti in una dimensione sospesa e di progressivo abbandono a un destino forzato. Le voci degli ultimi abitanti rimasti raccontano la loro rabbia che via via si è trasformata in dolore, in un profondo senso di impotenza dinanzi al lento smantellamento della loro comunità e all’incertezza del futuro.
André Guiomar si specializza in Cinema presso la Universidade Católica Portuguesa. Esordisce con il cortometraggio Píton (2011) seguito da Mozambique Torres (2013). È direttore della fotografia e montatore nel film di Gonçalo Tocha A Mãe e o mar (2013), premiato al Doclisboa Film Festival, dove vince il premio della giuria nel 2018 con il suo cortometraggio Skin of Light. A nossa terra, o nosso altar è il suo primo lungometraggio.
Salotto Arcobaleno – ore 18.30
Nata per correre – Un viaggio che forse non potevamo permetterci
Presentazione di Nata per correre – Un viaggio che forse non potevamo permetterci di Stefano Camanni (LuCe Edizioni, 2021)
Oggi siamo di fronte a una crisi ecologica senza precedenti, almeno nella storia dell’umanità. Ma come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Come è possibile che una specie, che si reputa intelligente, abbia creato le condizioni per una sua possibile estinzione? Ma soprattutto come possiamo uscirne, se questo è ancora possibile? Il libro racconta di come abbiamo costruito il mondo in cui oggi viviamo attraverso la storia dell’automobile, simbolo della società moderna, del progresso, dell’idea che tutto può essere raggiunto. Racconta di come la società umana sia cambiata con l’auto, per capire dove siamo arrivati e l’enorme sforzo che ci attende per fare un passo indietro e uno di lato e modificare completamente il nostro vivere. E lo fa attraverso piccole storie vere o inventate che possano aprire gli occhi sul cammino della nostra società. La prima parte è dedicata alla storia dell’automobile, dal primo velocipede di Karl Benz al mito di Nuvolari, dalla storia della costruzione dell’Autostrada del Sole alle auto volanti dei film di fantascienza, in un viaggio affascinante verso l’impossibile. Man mano, tra le storie, si insinuano i primi dubbi. Bruciare nel giro di pochi decenni il petrolio che si è formato nell’arco di decine di milioni di anni avrà qualche conseguenza? È possibile crescere all’infinito in un mondo finito? Nella seconda parte diventano protagoniste storie di persone e di luoghi che provano a mettere da parte l’auto e proporre un cambiamento radicale per riappropriarsi di tempi e spazi che sembravano perduti. Il montaggio e lo smontaggio della “catena” che ci ha portato fino a qui si chiude con un’analisi a 360° delle idee che suggeriscono nuove strade. È venuto il momento di cambiare. Abbiamo fatto insieme un viaggio entusiasmante, ma adesso dobbiamo rallentare e imparare a vivere bene entro i limiti. Una nuova avventura ma non meno affascinante.
Stefano Camanni è presidente della cooperativa Arnica dal 1996 e lavora nell’ambito della divulgazione scientifica. Si occupa di museologia e ha partecipato alla progettazione divulgativa di oltre 30 allestimenti museali tra centri visita di parchi, musei e mostre a tema naturalistico. Nel settore dell’educazione ambientale ha coordinato numerosi progetti rivolti alle scuole e al pubblico generico. Giornalista pubblicista, ha realizzato diverse pubblicazioni nei settori scientifico e turistico e collaborato con alcune riviste del settore.
Dialoga con l’autore la giornalista Emanuela Celona
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 19.00
Keimzeit - The Time of Germination di Davide Grotta (Italia 2021, 35’)
Gli alberi e gli esseri umani sono interconessi? La distruzione della foreste pone dei quesiti esistenziali attraverso i quali concepire un nuovo modo di vedere la natura, non più come entità immutabile da proteggere in una cartolina, ma come Insieme che ipotizza la trasformazione dell’ambiente anche tramite la distruzione di un bosco o lo scioglimento di un ghiacciaio. Racconto, scienza, arte e natura suggeriscono la possibilità di un nuovo equilibrio.
Davide Grotta, laureato in Archeologia Navale, comincia a filmare e fotografare durante le campagne di scavo nel Mediterraneo. Vive tre anni in Cambogia lavorando come reporter. Nel 2016 gira il suo primo documentario Hidden Photos, proiettato in molti festival internazionali, musei d’arte, università e vincitore di diversi premi.
Sì di Luca Ferri (Italia 2020, 19’)
Un signore di mezza età osserva una serie di immagini enciclopediche della creazione del cosmo in cui l’essere umano è assente se non per alcune sue opere, rovine o attività. Addormentatosi cullato da una réclame, precipiterà in un incubo in cui cacciatori artici sono intenti ad uccidere orsi polari. Sulle note del maestro Dario Agazzi, emergono le parole di un ricordo doloroso legato alla fanciullezza del regista. Primo di una serie di cinque film sul concetto di assenza.
Luca Ferri dal 2011 si dedica alla scrittura, alla fotografia e alla regia partecipando a festival e mostre nazionali ed internazionali. Realizza i film di finzione Abacuc (2015) e Dulcinea (2018). Dirige numerosi documentari, tra cui Colombi (2016) e Pierino (2018). La casa dell'amore (2020) è presentato alla 70° Berlinale dove ottiene la menzione Teddy Awards.
Al termine della proiezione incontro con i registi
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 20.00
The Ants & The Grasshopper di Raj Patel, Zak Piper (Malawi 2021, 76’)
Lo straordinario dono persuasivo e la particolare tenacia di cui è dotata Anita Chitaya si rivelano fondamentali per affrontare i problemi che affliggono il suo piccolo villaggio in Malawi, colpito da una crescente siccità. Per questo, la donna decide di intraprendere un viaggio negli Stati Uniti nel tentativo di convincere gli americani che il cambiamento climatico è reale e riguarda il Pianeta intero. Incontrando scettici sul clima e agricoltori disperati, emergono tutti quegli aspetti contrastanti che modellano la storia e la società americana. Dal divario rurale-urbano, a quello tra ricchi e poveri, alla discriminazione razziale e la disuguaglianza di genere, i temi più urgenti dei nostri tempi si intrecciano nell’esperienza di Anita, alle prese con la sfida più grande della sua vita.
Raj Patel, formatosi in varie università tra Gran Bretagna e USA, è scrittore e attivista impegnato in particolare sulla sostenibilità alimentare. Nel 2007 pubblica I padroni del cibo (Stuffed and Starved). Attualmente è professore di ricerca presso la LBJ School of Public Affairs ad Austin, in Texas.
Zak Piper, regista e produttore vincitore di un Emmy e di un Producers Guild Award. Tra le sue produzioni si ricordano i documentari At the Death House Door (2008) nominato agli Academy Awards, The Interrupters (2011) e Life Itself (2014) premiato al Sundance Film Festival.
Al termine della proiezione incontro online con i registi
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 20.30
Àrbores di Francesco Bussalai (Italia 2021, 62’)
Durante il XIX secolo una speculazione selvaggia guidata dai Savoia rade al suolo l’80% delle foreste della Sardegna. Nel 1861 il Regno di Sardegna diventa Regno d’Italia e questa regione paga il suo tributo al nuovo Stato diventando, ormai brulla, l’Isola delle pecore. Oggi, dopo gli speculatori, i taglialegna, i carbonai, gli incendi, il bosco del monte Ortobene, a Nuoro, ricresce. Dalle ceppaie di quei lecci millenari gli alberi rinascono, la notte gli animali del bosco si riprendono i loro spazi, Checco cura le sue capre, Gianmario si arrampica sugli alberi e Donatella legge Grazia Deledda, che aveva cantato quel luogo, a Giulia e a Giacomo per farli addormentare. Un viaggio nel presente e nella memoria per ricongiungersi allo spirito di antenati che vivevano in armonia con la natura.
Francesco Bussalai, laureato in Economia, consegue il Master in Economics alla University of York. Per la Regione Sardegna crea la manifestazione Il Cinema racconta il lavoro, per la realizzazione di cortometraggi sul mondo del lavoro in Italia. Passa alla regia con diversi documentari tra cui Vietato attraversare i binari (2007) e Cancelli di fumo (2009). Re-legalized (2017), menzione speciale al Los Angeles Awarness FF, è il suo primo lungometraggio.
Una nuova voce di Peter Marcias (Italia 2021, 15’)
Sinfonia di immagini e suoni della natura: alberi, boschi, campi, animali; vanghe e picconi che dissodano la terra. Lo sguardo di uomini e donne verso un punto indefinito riscopre l’antica verità delle parole di Grazia Deledda diventate una voce nuova nel gesto dei bambini che piantano gli alberi. Un atto d’amore e d’impegno per l’equilibrio durevole del Pianeta, ovvero ciò che definiamo sostenibilità.
Peter Marcias dirige alcuni film di finzione come I bambini della sua vita (2011), Globo d’Oro per la migliore attrice a Piera Degli Esposti, e La nostra quarantena, finalista ai Nastri D’Argento. Realizza i documentari Liliana Cavani, una donna nel cinema (2010), Tutte le storie di Piera (2013), Nastro d’Argento Speciale, Silenzi e parole (2017), Uno sguardo alla Terra (2018) e Nilde Iotti, il tempo delle donne (2020).
Al termine della proiezione incontro con i registi
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 22.00
The Conservation Game di Michael Webber (USA 2021, 107’)
Negli Stati Uniti il mercato degli animali esotici è un business multimilionario che prospera all'ombra di pseudo-santuari e serragli privati, grazie anche a un controllo federale pressoché inesistente. Al tempo stesso popolari programmi televisivi presentano ospiti speciali, come leopardi delle nevi e cuccioli di tigre in via di estinzione, accompagnati da famosi esperti di fauna selvatica, al fine di educare il pubblico al mondo naturale. Sullo sfondo di questo scenario e di un crescente dibattito nazionale sui grandi felini in cattività, si muove da anni l’indagine del poliziotto Tim Harrison, il quale riesce a portare la propria battaglia nelle sale del Congresso, facendo pressione sui legislatori affinché si ponga fine allo sfruttamento privato di questi animali.
Michael Webber è scrittore, regista, produttore e supervisore degli effetti visivi in centinaia di progetti televisivi, cinematografici e commerciali. Attivista per la difesa degli animali, lascia la finzione per dedicarsi al suo primo documentario sul commercio di felini esotici, The Elephant in the Living Room (2010), vincitore di numerosi premi in tutto il mondo.
Al termine della proiezione incontro online con il regista
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 22.30
Il contatto di Andrea Dalpian (Italia 2021, 71’)
Un cucciolo di lupo dorme, avvolto in una coperta, appoggiato ad una mano umana. Il rollio della macchina sembra cullarlo. È stato trovato solo, lungo un sentiero, e adesso sta viaggiando verso un centro di recupero per la fauna selvatica. Pochi giorni dopo nel centro di recupero arriva un altro cucciolo: insieme passeranno oltre un anno, in attesa di crescere abbastanza da poter tornare in natura. Il film racconta il viaggio emotivo dei due lupi, cercando di capire cosa abbiano provato durante questo periodo di convivenza con l’uomo. Sono in grado di capire il nostro intento? Qual è la loro percezione del tempo, della cattività e del ritorno in natura e come percepiscono il concetto umano di libertà?
Andrea Dalpian è regista di diversi cortometraggi e videoclip, tra cui Andycam (1999), Cenere (2003), Le invitro Tunelle (2004), proiettati e premiati in vari festival. In campo documentario realizza Mongolia anno zeroquattro (2004), Il filo d'erba, la ciminiera (2007) e La neve di giugno (2008). Dal 2010 si avvicina al mondo naturalistico in Being in the World (2011), Just Freedom (2014), A Story of Wolves (2014).
Al termine della proiezione incontro con il regista
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