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IL CIRCOLO COMPIE 15 ANNI (E MARRONE MI SPIEGA LA REALPOLITIK)


Nella sala grande del Circolo dei Lettori con i banchi (senza rotelle) 
come a scuola: di sicuro, la conferenza stampa più stravagante che mai mi sia capitata.  Beh, ricordo ancora quella di Zucchero per il lancio di "Miserere" in una specie di ex-convento, quando i creativi dell'ufficio stampa invitarono i giornalisti a indossare il saio da monaci per fare "atmosfera" (ovviamente io li sfanculai: era necessario precisarlo?). 
Però il Circolo dei Lettori ha stile e garbo pure nelle stravaganze, e ieri mi ha divertito la trovata dei banchi. In fondo era una specie di primo giorno di scuola anche in via Bogino, dopo la chiusura estiva, e come nelle scuole si festeggiava il ritorno in presenza, e quindi c'erano i banchi come in classe e c'era la narrazione del preside(nte) Giulio Biino e la maestra (direttrice) Elena Loewenthal che raccontavano il programma e le novità del Circolo che è arrivato alla boa dei quindici anni (dio mio, come vola il tempo quando si è vecchi!).
Ma le novità del Circolo le trovate sui giornali e anche, con dovizia di particolari, sul sito; e avrò modo e tempo di scriverne diffusamente, e al momento mi limito dunque a sottolineare il progetto dedicato a Carlo Levi - con tanto di mostra alla Gam - perché va a merito e onore della Loewenthal la volontà di riportare l'attenzione su un grande intellettuale torinese del Novecento che la sua irriconoscente città a poco a poco sta rimuovendo.

Due ciance con Marrone

Ciò premesso, adesso mi sento autorizzato a parlare d'altro. 
La storia è questa: da che mondo è mondo, il meglio del primo giorno di scuola sono le ciance con gli amici che ritrovi dopo le vacanze, nobile attività nella quale primeggiavo ai tempi del Cavour e alla quale mi sono applicato anche ieri al Circolo. Figuratevi quindi la mia gioia allorché, in attesa della campanella che segnala l'inizio della conferenza stampa, avvisto fra la piccola folla ciondolante nell'atrio del Circolo la barbuta figura dell'assessore regionale alla Cooperazione Internazionale Maurizio Marrone, il cavallo di razza dei Fratelli d'Italia torinesi, ben noto anche ai lettori di questo blog.
Marrone non è capitato lì per caso. Anzi, è un benemerito del Circolo, essendo intervenuto a sostenerlo in un frangente delicato. Dovete infatti sapere che anche il finanziamento del Circolo, come quello di ogni fondazione partecipata dalla Regione, lo scorso anno ha subito un taglio del 5 per cento; e quest'anno - un po' di soppiatto - un ulteriore taglio del 10 per cento sul 5 per cento già tagliato. Insomma, una tranvata mica male per chi, come tutti, ha già subito serie perdite economiche in seguito alle chiusure e alle restrizioni pandemiche. Ebbene: mentre la Regione tagliava, l'assessore Marrone ha deciso di coinvolgere lo staff di via Bogino in un progetto di "cooperazione internazionale" dedicato alla lettura e all'infanzia, che comporterà a beneficio del Circolo un contributo da parte dell'assessorato tale da compensare almeno in parte le decurtazioni sofferte negli ultimi due tristi anni.
Persone informate dei fatti mi assicurano che "Marrone è molto attento e interessato al Circolo dei Lettori", il che non mi stupisce alla luce dei numerosi interventi del fratello d'Italia in campo culturale

Apriamo il toto-assessore

Maurizio Marrone in cattedra al Circolo
Ad ogni modo: avvisto Marrone, lo saluto cordialmente e lui con altrettanta cordialità mi saluta, e lìpperlì gli domando come vede - da non candidato - le Comunali. Si dichiara cautamente ottimista, il che mi incoraggia ad entrare nello specifico: "Non mi pare però che FdI si sbatta più di tanto per sostenere Damilano" azzardo. Marrone replica che loro si rivolgono il proprio elettorati e non ritengono che sia utile a Damilano una presenza troppo invasiva dei partiti, "invece Salvini - aggiunge con malcelata perfidia - ad ogni occasione pianta la sua bandierina, ma non credo che questo aiuti Damilano...".
"E dopo? - insisto. - In caso di vittoria, voi come vedreste, ad esempio, Claudia Spoto assessore alla Cultura?". Il prudente Marry dice e non dice: sì, potrebbe essere un profilo, d'altronde quello non è un assessorato per cui in politica si sgomita... Però - aggiunge subito - questi sono discorsi che si fanno dopo, con i risultati in mano...

Il peso delle urne

Già, concordo io, dipenderà dagli equilibrii di potere nella coalizione, dai voti che prenderà ciascuna lista. "E - aggiungo - questo immagino valga anche per altre questioni, ad esempio la  famiglia; i punti di vista dei diversi partiti avranno il loro peso...". (Va da sé che, considerato l'interlocutore, con il termine "famiglia" intendo anche il vasto ambito dei diritti lgbt, delle politiche di genere, dei corsi nelle scuole contro l'omofobia, fino al patrocinio del Comune al Pride e a Lovers; insomma tutti quei temi "sensibili" sui quali il programma elettorale di Damilano mi pare che sorvoli). 
Marrone conferma. 
A questo punto saluto cordialmente Marrone e mi ritrovo di fronte alla solita domanda sul rapporto di forze fra Damilano e i suoi alleati, Lega e Fratelli d'Italia e Popolo delle Famiglie. In occasione del primo confronto fra i candidati, il Dami ha scansato la questione limitandosi a dichiarare che lui è un liberale e un moderato e sui diritti non farà passi indietro, e nella sua risposta manco li ha citati, i compagni di strada con “diverse sensibilità”. Come se si aspettasse di ritrovarsi sindaco con una maggioranza composta unicamente dai suoi, da quelli della sua lista civica.

Chi comanda e chi no
 
Stamattina, però, vedo sul Corriere il sondaggio Ipsos sulle intenzioni di voto, dal quale risulta che al primo turno Damilano otterrebbe il 43 per cento dei suffragi, così suddivisi: Lega 30%, Fratelli d'Italia 9,5%, Forza Italia 9,2%, altre liste 1,8%, mentre alla lista civica di Damilano "Torino Bellissima" non andrebbe oltre il 2,5%. 
Ora: questo c'entra poco con l'esito finale delle elezioni, non dice quale rappresentanza ogni lista avrà in Consiglio comunale. Però il dato ha pur sempre un valore indicativo. E mi permetto di dubitare che con il 2,5 per cento (ma anche con il 5, o l'8...) si possa dettar legge, imporre le proprie opinioni, fare il bello e il cattivo tempo, rifiutare uno o più "passi indietro".
Damilano, se qualcuno dice queste ovvietà, s'incazza come un bufalo cafro. Ma non s'è mai visto, in campo societario, qualcuno comandare in consiglio d'amministrazione con il 2,5 per cento delle azioni, mentre un altro azionista ha la maggioranza relativa o persino assoluta: quest'ultimo, se non è completamente cretino, farà a modo suo, e non come vorrebbe il tizio con il 2,5. In fondo, è ciò che sta capitando in Regione tra Cirio e la Lega.
P.S. Dallo stesso sondaggio Ipsos risulta che soltanto il 5 per cento degli elettori indica "l'offerta culturale" tra le priorità per Torino.  Ciò spiega perché i politici non fanno a gomitate per assicurarsi lo strapuntino da assessore alla Cultura.

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