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I POLLI DELL'EUROVISION

Si diceva, si mormorava, si bisbigliava, che pur di intestarsi l'Eurovision a Torino Appendino avesse firmato con Rai e Ebu un contratto-capestro, lasciando un'eredità avvelenata al suo successore. Fino a ieri Lo Russo e soci, almeno in pubblico, si erano astenuti da recriminazioni, mentre in privato si limitavano a mezze parole e facce sverse. Ma ieri in Consiglio comunale Lo Russo non ci ha visto più, e l'ha messa giù dura.

L'occasione è una "richiesta di comunicazioni" presentata da Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) e Paola Ambrogio (Fratelli d’Italia) in merito all’ipotizzato annullamento di circa 180 concerti organizzati dai commercianti del centro città nei giorni che precedono l’Eurovision Song Contest. Ma in realtà sul piatto c'è la critica generale dell'opposizione a come la giunta sta gestendo l'evento.

Sulle prime il sindaco si limita ad affermare che stanno facendo il possibile nei limiti consentiti dagli obblighi del contratto stipulato da Appendino con la Rai e l'Ebu; quanto ai 180 concerti (concertini da birreria, notate bene, nulla di originale o fondamentale. NdG), assicura Lo Russo che il problema è già stato risolto in mattinata (e non perderò un nanosecondo per approfondire l'iter burocratico, del quale m'importa quanto dei concertini medesimi, ovvero una benamata. NdG).

Il bello però arriva con la discussione: ogni consigliere spara la sua, ma il top di gamma è il pugnace cinquestelle Andrea Russi che, stigmatizzando "l’immobilismo della Giunta e un coinvolgimento della città pari a zero", afferma che non ci sono eventi collaterali, né aiuti ai commercianti per organizzarli, e manca la promozione internazionale e c'è una disorganizzazione totale e si rischia di perdere una grande occasione. E fin qua se ne può parlare. Poi arriva la madre di tutte le fanfaronate: Russi si rammarica che la precedente amministrazione cinquestelle non abbia avuto "quindici giorni in più" per sistemare per benino la faccenda dell'Eurovision.
"Adesso Lo Russo sbrocca", penso io, che già pregusto il sangue. In realtà il sindaco si contiene, ma finalmente mette in chiaro la questione del contratto sottoscritto in extremis, il 18 ottobre 2021, da una giunta Appendino a fine corsa. Del contratto Lo Russo riferisce soltanto un paio di lacciuoli, a titolo d'esempio, sufficienti a capire la situazione. La Rai, dice, si è garantita in esclusiva fino al 31 marzo scorso la ricerca degli sponsor: e potete immaginarvi quali sponsor recupererà adesso la Città, in un mese e dopo che il mercato è già stato drenato ben bene dalla Rai. Oltretutto, sempre da contratto, il Comune non può stipulare accordi di sponsorizzazione con aziende dello stesso settore merceologico degli sponsor Rai. Tipo che se per Eurovision Tim è uno sponsor Rai, il Comune non potrà, sempre per Eurovision, farsi sponsorizzare, che so, da Vodafone. In compenso, come scrivevo ieri, il Comune dovrà sobbarcarsi spese organizzative per almeno 14,8 milioni.
E questo è soltanto un assaggio dell'astuto contratto. Lo Russo invita i consiglieri ad andare a leggerselo, e magari discuterlo in commissione. Ma carta canta e villan dorme, e il contratto resta.
Comunque spero di leggerlo anch'io, prima o poi, e di inserirlo nella monumentale Enciclopedia Universale dei Fessi e delle Fesserie.
Per come la vedo, però, l'Eurovision mi ha già dato il meglio con l'immagine sfolgorante dei nostri Mister Wolf locali, Appendino e soci, che nel giro di due settimane risolvono tutti i problemi. Figherrimi.
Vorrei infine aggiungere qualche parola sul tema dei commercianti che chiedono, per organizzare i famosi concertini, più sostegno e aiuto dall'amministrazione.
Per spiegare come funziona nel mondo reale, vi faccio l'esempio del Festival di Sanremo, che a espiazione dei miei peccati ho dovuto frequentare per oltre vent'anni. Lasciamo pure da parte il contratto che il Comune della ridente cittadina rivierasca impone alla Rai ottenendo la qualunque, in soldi e benefit vari, soltanto per il disturbo di concedere alla tv di Stato l'uso del nome "Sanremo". Le due situazioni non sono paragonabili, l'Eurovision è una tantum mentre Sanremo è ahimè per sempre.
Ma mi preme di sottolineare che ogni anno, da tempo immemorabile, durante il Festival i commercianti liguri (ripeto, liguri, anzi sanremesi) si organizzano e ciascuno di loro sfrutta l'occasione come può: chi allestendo vetrine a tema musicale, chi pagando uno strimpellatore che mandi di traverso pranzi e cene agli avventori, chi proponendo persino spettacolini piacevoli e interessanti. E' il singolo operatore economico, o le organizzazioni di categoria, a ingegnarsi per sfruttare l'occasione, se non per amore di certo perché gli conviene. Se Torino non reagisce come qualcuno fantasticava, abbiamo un problema che va oltre le pastoie burocratiche che lamentano i commercianti torinesi - e che suppongo non siano diverse da quelle che affliggono i commercianti sanremesi.
E per favore, evitiamo di distribuire sussidi pubblici a quanti decideranno di organizzarsi in bottega un concertino da 300 euro nelle notti dell'Eurovision. Piuttosto, se vogliamo fare qualcosa di utile, distribuiamo agli ospiti e alle delegazioni una piccola guida che elenchi gli spettacoli, i concerti e gli eventi culturali che si svolgeranno nei club, nei teatri, nei musei di Torino in quel periodo. Perché, per nostra infinita fortuna, Torino non è soltanto Eurovision. Offre di più, e soprattutto di meglio, che la telebaracconata al PalaOlimpico.

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