E' inutile, lo spettacolo dal vivo è un'altra cosa.
Era da tempo, da prima della pandemia, che non seguivo in presenza le sedute della mitica Commissione cultura. Stamattina era in programma, alle 9,30, la discussione di una proposta di ordine del giorno della consigliera Paola Ambrogio (FdI) che propone di candidare Torino alle Olimpiadi (estive) del 2036. Programma già divertente di suo, datosi che la consigliera ha presentato l'atto il 18 marzo scorso, nove giorni dopo che la proposta era stata lanciata, in prima pagina sul Corriere Torino, dall'immaginifico e spumeggiante Gpo, al secolo Gian Paolo Ormezzano.
A me fanno sempre tenerezza, i nostri baldi zuavi comunali: un'idea loro non ce l'hanno manco a morire (a meno che non sia sballata: allora ne hanno da vendere) ma sono pronti a cavalcare quelle altrui, senza manco dire grazie. Avevano fatto così anche per la candidatura a Capitale Europea della Cultura, sulla quale - dopo l'indispensabile imbeccata giornalistica - si erano gettati a pesce e baloccati per mesi nella scorsa consiliatura, partorendo alla fine una sorta di pre-dossier che adesso sta fra le scartoffie comunali nella fiduciosa attesa d'una riesumazione.
Garione |
Ma non anticipiamo. In realtà, la seduta della Commissione ha offerto un mix di riflessioni realistiche (poche) e di blablaate per dare aria ai denti (tantissime) che non mi sbatte un belino di riferire: intanto perché nel 2036, in base alle statistiche sull'aspettativa di vita, mi auguro di essere morto e di conseguenza non dover assistere alle minchiate che la classe politica del futuro dirà e farà in perfetta continuità con l'attuale; e poi perché nel 2036 potrebbe essere scoppiata la guerra atomica e agli scarsi superstiti delle Olimpiadi non potrà fottergliene di meno.
Greco |
Cioria |
Catizone |
Ma la sventurata ha uno uno scatto d'orgoglio e riprende impavida "allora è ancora più grave la situazione..." e sì, come darle torto? La situazione in effetti è gravissima.
Sganga |
Ora, dovete sapere che all'asilo comunale Mariuccia il rinfaccino è uno stile di vita, per cui quasi tutti i consiglieri, quand'è il loro turno di blablaare, non rinunciano a ricordare le Olimpiadi (invernali) perdute per il niet della passata amministrazione (leggasi "dei cinquestelle"). Quindi, quando tocca a lei, la prode Sganga precisa offesa che (testuale) "la precedente amministrazione ha candidato Torino alle Olimpiadi invernali, ma il Cio non ci ha scelto perché la nostra Città pretendeva che i Giochi si svolgessero soltanto a Torino mentre il Cio ha preferito un'Olimpiade divisa tra Milano e Cortina; noi ritenevamo allora che quel modello non fosse positivo deal punto di vista economico e ambientale; ma la volontà di ospitare le Olimpiadi c'era, tra l'altro il Cio ci aveva assegnato l'hockey maschile, e in realtà dalla perdita, chiamiamola così, dei Giochi si è aperta una grossa opportunità con le Atp...". Boh. Io sospenderei la sbobinatura, tanto il concetto è lampante.
Quasi quanto era lampante la dichiarazione della stessa Sganga in Consiglio comunale, il 18 luglio 2018: "Chi non pone condizioni nella candidatura di Torino per le Olimpiadi 2026 dice sì al debito e a Torino stampella di Milano". Molto favorevole, non c'è che dire. Entusiasta. Una vera pasionaria delle Olimpiadi, la Sganga. Di sicuro più del suo sodale Damiano Carretto che lo stesso giorno stigmatizzava eroicamente "il diritto di potenza che il Coni di Malagò ha cercato di esercitare nel chiedere alle amministrazioni un sostegno pieno e incondizionato alla candidatura". Strategia perfetta per farsi benvolere dal Cio e indurlo ad assegnare i Giochi a una città che li aspetta con così caldi sensi amicali. E comunque lo psicodramma grillino sulle Olimpiadi - largamente ricostruibile dalle cronache del tempo - dilaniò il partito, mise in difficoltà Chiarabella, e produsse una tal gazzarra meditica che soltanto un demente avrebbe potuto assegnare a Torino non dico i Giochi invernali, ma neppure una corsa nei sacchi. E, per la serie "mostra e dimostra", vi invito a leggere il post "Strameritati calci nel culo" nel quale il 17 novembre 2021 raccontavo le doverose palate di palta somministrate dal presidente del Cio alla Torino dei quaquaraquà.
Ma vabbé, chissenefrega. Con simili amministratori, le Olimpiadi sarebbero state comunque un disastro. Su tutti loro cali la divina pietà del Salvatore: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno. E manco quello che dicono.
Commenti
Posta un commento