Steve Della Casa accoglie in pompa magna Sgarbi al Tff |
Ancora sul Torino Film Festival, e sui risultati della quarantesima edizione. Ripubblico in questo post l'analisi uscita l'altro giorno sul Corriere, e non reperibile on line. Ma prima facciamo il punto sulla questione della riconferma di Della Casa per il prossimo anno: a quanto mi risulta, tra i soci del Museo del Cinema è favorevole al cento per cento il Comune (che nel Comitato di gestione dispone in pratica di due voti, potendo contare anche su quello di Gtt); e pure le fondazioni bancarie sarebbero della stessa opinione. Mi dicono inoltre che il presidente Ghigo, di nomina regionale, visto il successo del Festival a titolo personale oggi inclina per il sì. Ma in Regione tentennerebbero ancora: nella maggioranza di Cirio c'è il partito d'appartenenza di alcuni malpancisti in cerca di visibilità che hanno tentato di buttarla in caciara rispolverando la giovanile militanza del direttore in Lotta Continua (militanza comune a molti oggi dispersi a sinistra come a destra e ivi ben sistemati in università, giornali e programmi tivù). Per non farsi mancare nulla i malmostosi malpancisti hanno stigmatizzato l'inserimento nel cartellone del Tff di un doc sui no Tav e di "un film su Lotta Continua": quest'ultimo (particolare forse sfuggito ai censori di complemento), è un equilibrato e serissimo documentario storico prodotto, udite udite, dalla Rai, il noto ricettacolo di sovversivi che in ultimo ha sfornato il nuovo ministro della Cultura. E, fatto singolare, è pure sfuggito ai censori di complemento che il medesimo direttore Della Casa ha inserito nel programma del Festival l'agiografico film su Vittorio Sgarbi, sottosegretario del governo Meloni con un istituzionale presente e un vivace passato.
Ora, mi sembra stravagante che simili genialate possano in qualche modo influire sulla valutazione di un direttore che ha rilanciato, con grande professionalità ed evidenti riscontri di critica e di pubblico, il Torino Film Festival. Ma la politica è - tra tante cose non sempre commendevoli - anche la scienza dell'idiozia. Pertanto, prima di dare per scontata la conferma di Steve Della Casa all'edizione 2023, aspetto di atto ufficiale. L'esperienza insegna che il tafazzismo torinese è capace di tutto, specie quando si tratta di farsi una bella figura dimmerda.
Vabbè, intanto ecco la mia analisi dei dati del Tff 2022 uscita sul Corriere:
Un fatto è pacifico: il Tff di Steve Della Casa è stato un successo pieno in termini di visibilità, di partecipazione e di coinvolgimento della città. L'obiettivo era riportare il pubblico nelle sale, e nelle sale il pubblico è tornato. E con il pubblico è tornato l'entusiasmo. Benissimo. Missione compiuta.
Ma adesso è il tempo dei numeri, e mai come in quest'occasione i numeri vanno analizzati. Il resoconto finale del Festival riferisce di 49.622 presenze suddivise in 37.622 spettatori agli eventi a pagamento e 12.000 spettatori agli eventi gratuiti, 2074 accrediti (stampa e professionali/industry), 411 abbonamenti, 224 pass giornalieri e un incasso di 151.632 euro.
È lecito comparare tali dati a quelli del passato? Sì, con i dovuti accorgimenti. Intanto, va premesso che quest'anno mancava una sala di grande capienza come il Reposi, per cui i posti a sedere nei cinema del Tff erano 64.699 contro i 98.963 dell’edizione 2019 (ultima pre pandemia). I numerosi sold out sono stati una logica conseguenza.
Lo scorso anno, in presenza ma ancora sotto la cappa del covid che riprendeva vigore, ci furono 32.900 presenze, 1.678 accreditati, 21.663 biglietti venduti e 106.116 euro di incasso lordo. Ma non ha senso tenere conto di quell'edizione, assolutamente d'emergenza.
Nel 2019 il Festival dichiarò 61.000 presenze, con 2.090 accreditati, 26.165 biglietti venduti più 674 abbonamenti, e un incasso complessivo lordo di 234.000 euro. Nel 2018 le presenze totali furono 62.500 con 236.000 euro di incasso lordo.
Attenzione a non confondere gli incassi alla biglietteria, al lordo degli adempimenti fiscali, con i ricavi netti. Infatti, nei bilanci consuntivi del Museo del Cinema, alla voce “ricavi ingressi”, al netto di Siae e imposte, per il Tff 2021 risultano 78.610 euro, 176.904 euro per l'edizione 2019 e 182.289 euro per quella del 2018.
Ad ogni modo: l'incasso lordo di quest'anno è ben inferiore (di circa 80 mila euro) a quelli del 2019 e del 2018. Si noti che il numero degli spettatori paganti (oltre 37 mila, comprensivi però anche dei passaggi di abbonati e accreditati) risulta superiore ai singoli biglietti venduti nel 2019 (poco più di 26 mila, ma senza conteggiare abbonati e accreditati). Ai paganti di quest'anno si aggiungono poi le circa 12 mila presenze agli eventi gratuiti: il calcolo è spannometrico, ma indicativo del gradimento per iniziative come Casa Cinema e soprattutto le masterclass – gli incontri con registi e attori come Servillo, Sorrentino, Cortellesi e compagni - mai come quest'anno numerose e partecipate.
Quasi 50 mila presenze totali, quindi, pur se ancora lontane dalla “quota 60” del passato, sono un risultato importante, se si pensa allo spopolamento post-covid delle sale cinematografiche, con abissi del meno 70/80 per cento. Il Tff 2022, in termini borsistici, segna il punto di rimbalzo. Tutto sta, adesso, nel cavalcare la ripresa ed evitare mosse sbagliate. Intanto si provveda a confermare Della Casa alla direzione anche per il 2023, senza se e senza ma. La rotta è giusta: cerchiamo, una volta tanto, di non buttarci sugli scogli.
lo scoglio appuntito è la pessima organizzazione di biglietteria (sale dichiarate sold-out con 30/50/70 posti vuoti) non è una critica ma una pura constatazione.
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