Passa ai contenuti principali

IL PAGELLONE DEL NATALONE


E finalmente accesero la facciata del Municipio, e tutti poterono tornarsene alle loro case, sereni e contenti e infreddoliti. Al termine del maxi-tour sindachesco d'inaugurazioni d'addobbi natalizi ieri sera, e dopo una raffica di conferenze stampa di presentazione nei giorni scorsi, è tempo di un bilancio - preventivo, s'intende - su ciò che la città ha escogitato per le feste di fine anno. E quindi vai con il pagellone. Una precisazione: ieri ho marinato l'inaugurazione del Presepio di Luzzati in piazza Don Pollarolo, e dunque mi astengo dal parlarne. Senza offesa, sarà per la prossima volta.

NATALE A TORINO, CHE SPETTACOLO! Il claim fa cagare, ammettiamolo. Inventato (vabbè, si fa per dire...) come "Torino che spettacolo" in vista delle Atp, adesso ce l'abbiamo e l'abbiamo pure pagato; quindi ce lo decliniamo e ce lo becchiamo sui denti a ogni occasione. Occasione dolentissima ieri, aggravata dalla sofferenza interiore che ho provato per le due simpatiche fanciulle che scortavano il sindaco nel giro d'inaugurazione degli orpelli natalizi inscatolate in cubi di cartone rossofuoco con su il famigerato claim: sono favorevolissimo alla lotta con ogni mezzo contro la disoccupazione giovanile, ma insomma, est modus in rebus. Va detto che tra le eccellenze municipali torinesi non alberga la fantasia titolistica: "Natale coi fiocchi" non era meglio, sapeva di rosolio e vecchie zie, e in sostanza faceva altrettanto cagare. Io, al posto del sindaco, mi rivolgerei agli Eugenio in Via Di Gioia (tanto sono amiconi) che spendendo duemila euro fra gessetti e pulizia della piazza si sono inventati uno slogan (ricordate? "Ti amo ancora") e un'operazione promozionale che hanno fatto il giro del mondo. Ma vabbè, questione di gusti. Sulla sostanza degli spettacoli per, su e attorno a Natale, invece, nulla posso dire perché ancora nulla ho visto; ma poco mi aspetto, dopo un'occhiata al programma. Piccole cose, in linea di massima: per fortuna vedo che saranno in giro anche quelli della Bandakadabra, che sono bravi davvero e scaldano l'atmosfera.

Mai più questi orrori
MERCATINI. Al ciel piacendo, ce li siamo levati dalle palle (vedi la voce Palle di Natale). Siano rese sempiterne grazie a chi ci ha liberati dalle immonde baraccopoli nelle piazze auliche, che Fassino ci impose al grido di "Natale coi fiocchi" e che Appendino perfezionò spargendole qua e là per Torino come ributtanti bubboni grondanti sugnamiserevoli cascami di sottobosco amministrativo. Lo scorso anno gli scempi ci furono risparmiati in virtù dell'emergenza sanitaria (e fu forse l'unica conseguenza positiva del covid) e adesso si è scelta la via dell'eutanasia programmata: i sedicenti "mercatini nelle circoscrizioni" - se e quando effettivamente realizzati, il che non sempre si dà - altro non sono che normali mercati rionali che ospitano per l'occasione qualche bancarella a tema natalizio. Innocui, in attesa che se ne perda la memoria. Tanto è appurato che i mercatini di Natale non sono la cup of tea di Torino: lasciamoli a chi li sa fare davvero. Ma la lotta del movimento di liberazione delle piazze auliche continua: ci tocca - esistono contratti firmati dalla precedente amministrazione - ancora un'edizione di Cioccolatò, e poi anche quella miseria dovrà finire nel dimenticatoio della cronaca.

PALLE DI NATALE. Sono l'evoluzione 2.0 delle enormi palle da tennis dell'Atp, ridipinte in rosso per la circostanza. Piacciono ai piccini, e perlomeno si riciclano. Con opportuni aggiustamenti, possiamo ipotizzare altri futuri impieghi: a Pasqua saranno le uova, e a San Giovanni le due palle nostre, dato che non ne potremo più di vederle in giro (cito un amico). 

La line-up tutta torinese del 31 dicembre
CAPODANNO. Beh, qui si vince facile: rispetto al passato non si poteva che migliorare. Senz'altro rispetto alle fantozzate e ai magheggi appendinici, ma pure il Paolo Belli fassiniano non brilla al confronto con il cast di quest'anno. C'è un pensiero, alla base del progetto (vedi alla voce Bonus track), e soprattutto c'è la scelta encomiabile di far fare le cose a chi le sa fare. Anziché improvvisarsi impresario teatrale - con gli esiti paperogheschi visti in passato - la nuova giunta ha individuato tramite manifestazione d'interesse l'organizzatore professionale (ha vinto la Cooperativa Biancaneve, ovvero Hiroshima) cui affidare un incarico delicatissimo: il primo grande concerto gratuito in piazza dell'era post covid, nella città che ha amaramente sperimentato le conseguenze tragiche della saccenza incompetente. L'aspetto negativo sono i costi, lievitati enormemente non soltanto per via dell'inflazione: le stringenti misure di sicurezza, indispensabili per garantire la massima sicurezza a circa diecimila persone in piazza Castello comporteranno nuove spese, ingenti e al momento non del tutto determinabili: i soli servizi di ambulanze e vigili del fuoco costeranno non meno di 30 mila euro. Il Comune ha stanziato mezzo milione di euro, ed è aperta la caccia agli sponsor.

ALBERI. Pure qui, rispetto a un passato di coni glassati e zerbini arrotolati (vedi a lato) non si poteva che far meglio. Ci voleva davvero poco. 
Però il piccolo e luminoso bosco d'abeti in piazzetta Reale va decisamente oltre la sufficienza: ha una sua bellezza originale, una sua poesia. Persino io, che detesto le smancerie natalizie e che gli alberi li preferisco al naturale senza decorazioni e lucine, sono rimasto positivamente colpito. 
Raccomando a turisti e residenti, per la foto ricordo, l'inquadratura (vedi specimen a fianco) che accosta la punta dell'abete più alto alla cupola di San Lorenzo: very pittoresco. Peccato invece per i ponteggi sulla facciata di Palazzo Reale, ma insomma, nel complesso l'operazione è riuscita.

CALENDARIO DELL'AVVENTO. Quest'anno lo hanno sistemato di fianco al Duomo. Location niente male. Suggerirei però di spostare temporaneamente il totem di Mrt dall'angolo con via XX Settembre, sempre per agevolare gli uzzoli fotografici dei passanti: rende difficoltoso inquadrare insieme il tabellone del calendario e la chiesa. Ma vabbè, sono particolari. 

Prima...
NUOVA LUCE SUL MUNICIPIO. Ecco, questa è la delusione del pagellone. Un po' come la Germania ai Mondiali. 
Probabilmente dipende da un eccesso di aspettativa alimentata da Lo Russo & Co che da giorni ne parlavano come dell'ottava meraviglia. 
...e dopo
E daje con la nuova illuminazione di Palazzo Civico firmata da Luca Bigazzi, e daje con il genio creativo di Luca Bigazzi (che, chiariamolo subito, un genio creativo lo è davvero, nel suo mestiere di direttore della fotografia onore e vanto del cinema italiano), e daje daje daje, Bigazzi qui Bigazzi lì, così ieri sera la gente in piazza si aspettava chissà cosa, tutti con il naso all'insù e con un "oh" di ammirazione in canna mentre Lo Russo scandiva il conto alla rovescia per l'accensione, e meno 5, meno 4, meno 3, meno 2, meno uno... accendi! E gli "oh" sono rimasti in canna, ovvero nella strozza, perché la facciata illuminata a nuovo ai più non  è sembrata granché diversa da come appariva prima. Bella luce, nulla da dire, molto elegante, pure a led quindi ecocompatibile, ma nell'insieme ti vien da rinviare la faccenda al "trova le differenze" sulla Settimana Enigmistica. Ho come l'impressione che il popolo si aspettasse qualcosa un po' più spacchioso, tipo, se l'avete presente, il videomapping bigazziano del 25 Aprile. Estibigazzi... Vediamola così: questa illuminazione è permanente, non soltanto natalizia, e in tal prospettiva ci sta. Non sarebbe tollerabile un Palazzo Civico carabistato a festa 365 giorni all'anno. Farebbe soltanto cafone.

BONUS TRACK. Sul concertone di Capodanno ho pubblicato ieri un commento sul Corriere che non è reperibile on line, pertanto ve lo riporto qui sotto:

La sera del 14 luglio del 2004, alla Pellerina, si inaugurò la prima edizione di Traffic, il free festival nato sull'onda del Rinascimento culturale di una Torino ottimista che si avviava con baldanza verso l'apoteosi olimpica. Traffic cominciò, quel 14 luglio, con un grande concerto che riunì sullo stesso palco le band più significative del “Torino sound”, che all'epoca dominavano la scena italiana. Eravamo allora un faro, una capitale culturale, una città che si sentiva, ed era, splendida e attrattiva. E quel concerto era la nostra dichiarazione d'orgoglio. Tutto ci sembrava possibile.
Le cose sono poi andate diversamente: e, a certificazione delle nostre illusioni perdute, Traffic venne sbrigativamente soppresso dieci anni dopo, quando quella stagione di gloria era ormai tramontata e incombeva il lungo inverno della crisi e del nostro scontento.
Il 31 dicembre, in piazza Castello, si chiude un cerchio. Di nuovo un grande concerto gratuito, di nuovo la musica di una città, di nuovo un palco per una Torino che deve rialzare la testa, uscire dalla morta gora del disinganno e della rassegnazione, lasciarsi alle spalle errori, fatalismi, mediocrità.

A segnare un fil rouge fra la notte del 14 luglio 2004 e quella del 31 dicembre 2022 ci saranno i Subsonica, che erano sul palco della Pellerina, e saranno sul palco di piazza Castello. Insieme a loro i nuovi eroi – Willie, gli Eugenii – raccoglieranno il testimone e guarderanno avanti; e guarderà avanti Torino, che si riscuote dal torpore della decadenza e cerca di reinventarsi un altro futuro. Le cose cambiano, noi cambiamo, ma nel cielo sopra Torino c'è ancora spazio per la speranza. E lo spirito continua.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la