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FANFARONATE DI MEZZA ESTATE AL MUSEO DI SCIENZE


Premessa d'obbligo: mi ero ripromesso di staccare per un po'. Ma la Legge del Pomodorino (se non la conoscete, leggete qui) mi impone l'obbligo morale di riaprire il pc nel cuore dell'estate per appuntare qualche riflessione su quanto riportano stamane le gazzette torinesi.

Domani son dieci anni esatti da quell'alba del 3 agosto 2013 quando l'esplosione di una bombola di gas determinò la chiusura ("giusto il tempo necessario per riparare i danni", si disse all'epoca) del Museo di Scienze Naturali; chiusura che prosegue tutt'ora e proseguirà sino alla fine dell'anno quando si dovrebbe riaprire almeno il primo piano del palazzo di via Giolitti che ospita le collezioni. Il minimo sindacale per porter parlare di "riapertura".
L'annuncio di Cirio, ieri, è l'ultimo (forse) di una serie cominciata il giorno stesso dell'esplosione quando l'allora assessore Coppola dichiarò che il Museo sarebbe tornato visitabile entro l'estate del 2014. Seguirono gli assessori Parigi e quindi Poggio, che con regolarità in autunno auspicavano la riapertura per la primavera successiva, e a primavera ribadivano l'auspicio per l'autunno a venire. Dieci anni, tre giunte regionali (Cota, Chiamparino, Cirio), hanno prodotto un cumulo di vaniloqui di cui vi offro un pur ridotto florilegio (e altri ne trovate a questo link): "Il cantiere per curare i danni creati alla struttura con l'esplosione del 3 agosto 2013 è aperto. Ci vorrà circa un anno e mezzo", scrivevano i giornali nel gennaio 2015. "A gennaio riaprono uffici e biblioteca del Museo - dichiarava l'assessore al Bilancio Reschigna a novembre 2018 - entro la primavera del 2019 riaprirà anche una parte degli spazi espositivi e tra fine 2019 e inizio 2020 il resto del Museo". "Sono fiduciosa di riaprire a primavera", diceva a gennaio del 2020 l'assessore Poggio, che ribadiva il suo ottimismo a gennaio del 2021 e quindi a giugno dello stesso anno: “Siamo a buon punto, ho coinvolto anche l'assessorato al Patrimonio (che in effetti sarebbe l'assessorato realmente responsabile dei lavori - e dei ritardi... NdG), sollecito gli uffici... in autunno voglio riaprire”.
Si trattava però di impegni verbali strappati dal cronista; e più che impegni veri e propri, li si potrebbero definire pii desideri espressi a favore di taccuino. Stavolta invece sono scesi in campo i barbapapà al completo e ai massimi livelli, con ampio seguito di pifferi e trombette e sopralluogo al cantiere e foto ricordo; e i barbapapà si sono esibiti in dichiarazioni del genere "asini di Cavour". Eccone un delizioso saggio:

Alberto Cirio, presidente della Regione: "La vicenda del Museo di Scienze naturali è una di quelle che abbiamo trovato bloccate quando ci siamo insediati, come la Tav, il grattacielo della Regione, l’autostrada Asti-Cuneo: questo museo era chiuso da 10 anni (no, tu sei arrivato a giugno del 2019, quindi era chiuso da quasi 6 anni: i quattro anni in più sono tutti farina del tuo sacco, non fare il furbetto, dai. NdG). Abbiamo lavorato duramente per riaprirlo e messo a posto anche questo, nel rispetto dei vincoli della soprintendenza e riapriremo questa perla di Torino, del Piemonte e dell’Italia entro l’anno spendendo 8,3 milioni e stanziandone altri 4 per tutti gli interventi a completamento dell’operazione. Da oggi Torino sarà più forte di ieri grazie a questa nuova meraviglia che riaprirà entro l’anno".
Ora: all'inizio di quest'anno, in occasione di una conferenza stampa ufficiale, Cirio aveva annunciato la riapertura entro il 2023. Mantiene quindi l'impegno. Peccato che lo stesso impegno Cirio l'avesse preso durante analoga conferenza stampa del 5 gennaio 2021, garantendo la riapertura entro la fine del 2021 medesimo. Capisco il covid, la guerra, l'inflazione, il maltempo e le cavallette, capisco tutto: ma mi scuserà il presidente se rimando il dovuto giubilo al preciso momento in cui potrò finalmente visitare il Museo Regionale di Scienze Naturali. Non un minuto prima.
Anche sui soldi c'è poi da ridire. Sostiene Cirio: "Riapriremo... entro l’anno spendendo 8,3 milioni e stanziandone altri 4 per tutti gli interventi a completamento dell’operazione". "Riapriremo" chi? A prescindere dal fatto che gli 8,3 più 4 uguale 12,3 milioni non li spende Cirio, bensì il solito contribuente-pantalone, io vorrei capire: mi risulta che nel 2020 lo stanziamento regionale per i lavori e la gestione del Museo fu di 2,2 milioni, che divennero 3,7 nel 2021. Non ho sottomano tutte le cifre degli anni precedenti, ma mi risultano 4 milioni nel 2017 e 2 milioni nel 2018, per cui mi sembra generoso ipotizzare che dal 2013 al 2020 si siano spesi come minimo due milioni all'anno, per un totale approssimato per largo difetto di 16 milioni, più i 3,7 del 2021. A stare bassi bassi, sono almeno 20 milioni dal 2013 al 2021. Di grazia, gli 8,3 più 4 milioni di cui parla Cirio sono parte di quei 20 (e in base a quali criteri se li attribuisce?), o sono da aggiungere, portando l'impegno complessivo per il Museo a superare la quota psicologica dei 30 milioni? Mi auguro proprio di no.
Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, dal canto suo si affretta a esaltare "l’impegno della Regione, con cui stiamo lavorando in sinergia sui grandi progetti di infrastrutturazione culturale". E niente, non ce la fa proprio a non sviolinare Cirio. Wittgenstein aveva capito tutto. Riflettete: il Museo di Scienze è della Regione, per una volta tanto il Comune non c'entra un belino con questa vicenda ridicola e mortificante, ma Lo Russo va comunque a metterci la faccia - tipo quello che allunga il collo per entrare nella foto ricordo della gita in montagna del Cral - con il rischio di vedersi attribuire dall'opinione pubblica responsabilità non sue. Prava volontà di nuocersi, giusto per pronunciare frasi a vanvera tipo "Torino è una città che ha dato tantissimo alle storie delle scienze naturali, grazie a scienziati come Quintino Sella, alle fondazioni mineralogiche, all’attività di ricerca dell’Università degli Studi".
Giusto, ci mancava l'Università, che alla sacra rappresentazione partecipa con il vicerettore Christopher Cepernich, pronto a informarci che l'Ateneo "ha accolto con entusiasmo la notizia della riapertura del Museo di Scienze Naturali... Si potenzia così di molto il tessuto museale a tema scientifico che è una grande risorsa per il territorio, dove anche il ricco sistema museale di Ateneo contribuisce alla vocazione di Torino come città della scienza". Ecco: anziché esultare, l'Università pensasse a riaprire i suoi, di musei, a cominciare da quello di Antropologia ed Etnografia, chiuso ("temporaneamente" precisa il sito, senza il minimo senso del ridicolo) addirittura dal 1984. Ripeto: dal 1984. L'anno prossimo sono quarant'anni. Ma, tranquilli!, nel 2021 il Magnifico Geuna ha garantito che riaprirà nel 2024. Siamo nel 2023. Tic toc, il tempo sta per scadere...

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